[10/08/2007] Energia

7500 richieste di incentivi per la riqualificazione energetica... ma che fatica!

LIVORNO. Sono 7500 le domande giunte finora da tutta Italia per ottenere il bonus del 55% finalizzato alla realizzazione di interventi di riqualificazione energetica. Lo ha annunciato l’Enea, l’ente per le nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, che raccoglie le certificazioni da parte dei contribuenti che fanno richiesta delle detrazioni Irpef e Ires sugli interventi destinati a contenere i consumi energetici, ovvero installazione di caldaie ad alta efficienza, pannelli solari, infissi e finestre bassoemissivi, riqualificazioni edilizie (mentre non rientrano in questo pacchetto di incentivi i pannelli fotovoltaici, per i quali è in vigore il conto-energia).

Nonostante qualcuno legga in modo positivo il numero di richieste (soprattutto considerando che di fatto si tratta delle richieste arrivate in appena due mesi, cioè dalla data del 31 maggio 2007 in cui è stata emanata la circolare dell’agenzia delle entrate), il numero appare in realtà alquanto scarno. Anche perché la previsione iniziale stimava in 250mila i soggetti potenzialmente interessati alla misura, che ricordiamolo scade il 31 dicembre prossimo.

Non ha giovato sicuramente la confusione iniziale e il tempo trascorso – almeno 5 mesi – per fare chiarezza sulle modalità di accesso all’incentivo. La comunicazione è stata di fatto delegata al privato, con la pubblicità di piccole imprese locali che una volta interpellate spesso si trovavano nella necessità di ammettere di non sapere ancora bene come funzionava “il giochino”.

Ne è riprova in parte anche questa lettera che ci è stata inviata da un lettore che ha preferito però rimanere anonimo:

Alla fine ce l’ho fatta. Sono venuti a montarmi le nuove finestre con vetrocamera basso emissivo che avrà quindi anche una funzione termoisolante. Di fatto la prima azione ecologica che sono riuscito ad attuare nella casa dove mi sto trasferendo.

Ma anche in questo caso è stata dura. «Cosa te ne fai di un vetro basso-emissivo nella nostra zona? – insisteva il venditore – ti basta un vetrocamera tradizionale, dammi retta». Ho dovuto insistere non poco, ma alla fine ho avuto la meglio, mentre negli altri negozi ho avuto le risposte più disparate: da “gli incentivi ci sono solo per i gli infissi in alluminio e non in vetro” a “Degli incentivi non sappiamo ancora nulla”, fino a “Lasci perdere gli incentivi, tanto con lo sconto che le facciamo noi, risparmia subito e di più” (e per sconto si intendeva che le avrei dovute compratre al nero).

Comunque adesso le finestre basso-emissive ce l’ho. Non ce l’ho fatta invece con l’idraulico: «Ma cosa sono questi affari (i riduttori di flusso, ndr)? Io non li ho mai visti! – mi diceva – Eppoi qui di pressione ce n’è poca. Cosa te ne fai? No no, io quegli affari non te li installo». Con l’elettricista poi battaglia persa in partenza, in quanto elettricista-suocero: ho ripetuto decine di volte che non volevo luci accese perennemente ed eccolo lì, un bel giorno arrivo e mi ritrovo un campanello inutile illuminato a giorno…. Meno male che lo potrò staccare direttamente dal contatore generale…

Poi ci sono le lampade a risparmio energetico. Anche lì battaglia durissima: i lampadari che piacciono a mia moglie hanno il passo piccolo e quelle a passo piccolo hanno una potenza massima di 9 watt (che valgono comunque per 40 watt di una lampadina tradizionale) , troppo poco per la cucina, poco per la camera, poco per il salotto. E poi sono brutte esteticamente (in effetti le lampade a risparmio energetico non sono bellissime) e giù con la proposta di qualche bel faretto dalla potenza inesorabile.

I pannelli solari verranno invece tra qualche mese, li ho dovuti inserire nella seconda fascia delle priorità, anche perché all’agenzia provinciale energetica mi hanno consigliato di aspettare di conoscere meglio le modalità degli incentivi.

A proposito di soffitta: mezze tavole per rendere calpestabile il paviemnto le ho acquistate in un grande magazzino, certificate Fsc, pagandole tre volte di più rispetto alle altre mezze, trovate da un rivenditore della zona, che mi ha assicurato: «Figurarsi se non rispettano l’ambiente, queste vengono tutte dalla Svezia, e loro sono un passo avanti». Speriamo, fatto sta che erano tavole di 4 metri….

Tornando alle finestre. Il life cycle analisys su un infisso in legno piuttosto che in alluminio non sono riuscito a farlo, per cui abbiamo optato per una scelta estetica: vada per il legno. Ma quale tipo di legno? Sarà certificato? «Certo che rispetta l’ambiente – mi assicura con la massima disinvoltura il venditore – è mogano ekoumé viene da Imola e a volte i clienti mi chiedono questa cosa della certificazione (l’Fsc, ndr). Se vuoi la chiedo anche per te. Comunque guarda, a noi arrivano tavole di 2 metri di lunghezza, significa che l’albero era giovane, in una piantagione controllata, non ti preoccupare».

Non mi preoccupo per non fare sempre il solito rompipalle e decido di preoccuparmene solo una volta tornato a casa: rapida ricerca su internet e trovo l’ekoume nella lista nera stilata da Greenpeace: stanno disboscando mezzo Congo per venderlo a noi occidentali che ne facciamo finestre, ma soprattutto parquet. Mi consolo e cerco di sentirmi meno in colpa pensando che in fondo ho comprato solo 3 finestre….

Arriva il giorno del montaggio delle finestre con il loro vetro basso-emissivo che mi rincuora un po’. Finito il lavoro il venditore va per andarsene. «Mi scusi ma i vecchi infissi non li porta via?» domando. «E no mi spiace, sa io come ditta non posso portarli via, se mi fermano becco una multa oppure devo pagare una tassa salata». «Mi scusi, non lo dovrebbe fare per legge? E io come faccio a portarli all’isola ecologica con la mia striminzita utilitaria? «Isola ecologica? Ma cos’è – mi fa lui – Basta portarli qui giù al primo cassonetto e poi verrà il camion della spazzatura a prenderli».

Ho capito, saluto, e comincio a caricare la macchina, c’entrano due battenti alla volta, vado all’isola ecologica che per fortuna è solo a 3 -4 chilometri e lascio il primo carico. Quando ritorno col secondo carico le mie vecchie finestre hanno già un cliente, anzi due: un tizio in giacca e cravatta si porta via il vetro a bordo di un Apino, mentre gli infissi in alluminio vanno diritti dentro un furgoncino con targa macedone. Azir, il proprietario, mi dice che può darmi una mano a portare via anche il resto. Pattuisco un forfait e torno a casa seguito dal furgoncino. Lo riempiamo non solo degli infissi avanzati, ma anche di un po’ di macerie, di tavole di legno, plastiche e qualche sacco».

Chiedo conferma che il materiale sarà portato effettivamente all’isola ecologica e non scaricato in qualche fosso. Azir mi guarda: «Tranquillo, secondo te io mi sputtano il permesso di soggiorno così? E poi all’isola ecologica ci porto solo i due sacchi di macerie, il resto lo riutilizziamo tutto noi e poi lo rivendiamo». E vai, il riuso: seconda buona azione ecologica fatta!

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