[13/08/2007] Comunicati

Multe ambientali non riscosse, la responsabilità è della Provincia

LIVORNO. La mancata riscossione di multe in materia ambientale è un danno erariale e ne risponde il dirigente del settore ambiente della Provincia. Lo ha affermato la Corte dei Conti Sezione Abruzzo con la sentenza 432/2007. Secondo la Corte infatti il dirigente del settore ambiente della Provincia che non cura la riscossione di contravvenzioni in materia ambientale risponde del danno erariale procurato all’Ente locale.
Non solo, ma è sintomo di una gestione amministrativa non efficiente e non efficace, vanifica le azioni di contrasto delle Forze di polizia delle violazioni ambientali e, in un certo senso, legittima a violare.

Lo scenario giuridico italiano, ad oggi, si presenta come caratterizzato da numerose norme di settore il più delle volte autonome e indipendenti l’una dalle altre che puniscono sì, determinati atteggiamenti, ma attraverso sanzioni per la maggior parte amministrative e pecuniarie. E là dove compaiono figure di reato queste sono quasi sempre contravvenzioni e raramente delitti.

Per ovviare a ciò gli operatori giuridici, di fronte a situazioni preoccupanti e gravi di inquinamento, si trovano costretti ad applicare fattispecie di reato “satellite”, contenute nel codice penale, non in una normativa ambientale e comunque non ad hoc per la tutela del bene giuridico ambiente.

E lo stesso danno ambientale non è mai stato tradotto in termini di reato diretto. Esiste una legge sul danno ambientale e una procedura definita per ottenere il risarcimento del danno, ma la procedura è di tipo amministrativo/civilistico e sicuramente non di tipo penale. Il che significa che nessuno in caso di danno all’ambiente verrà messo in carcere, e che il danno ambientale dovrà essere ricercato nelle varie normative di settore o attraverso l’operazione interpretativa delle disposizioni del codice penale. Il che significa anche che – in virtù della legge vigente - chi mette in pratica un certo tipo di comportamento illecito dovrà pagare una soma di denaro a titolo di sanzione.
E delle volte neanche quella se l’istituzione preposta alla riscossione non compie il suo dovere.

Ciò comporta, non solo la perdita di un arricchimento delle casse dell’ente ma può comportare, come effetto, la perdita di credibilità dell’istituzione agli occhi del cittadino che perde fiducia nei confronti dell’istituzione.
Per poi finire per coinvolgere anche la certezza dello stesso diritto.

Oggi in Italia non esistono reati per prevenire e reprimere i grandi crimini ambientali e neanche un reato per contrastare gli illeciti ambientali “comuni”, la commissione ambientale sta lavorando alla modifica del testo unico ambientale e allo stesso tempo l’esame del disegno di legge sui reati ambientali continua il suo percorso legislativo.
Allora come si pensa di tutelare l’ambiente in questo periodo di confusione normativa dove anche qualche istituzione fa cilecca nell’esercitare le proprie competenze?

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