[16/08/2007] Rifiuti

Bucci (Ds): A Bagnoli e Piombino stesse lavorazioni e quindi stessi residui

PIOMBINO (Livorno). Piombino e Bagnoli, due realtà gemelle: prima stabilimenti siderurgici a ciclo integrale Ilva e talsider, infine assetti societari diversi. Una pressoché totale sovrapponibilità delle lavorazioni effettuate e, di conseguenza, delle materie prime utilizzate, delle vie di approvvigionamento seguite, dei residui di lavorazione emessi.

Dal punto di vista ambientale le operazioni di bonifica assumono vari significati e richiedono diversi approcci metodologici; è indubbio comunque che tali operazioni si impongono per la situazione piombinese dove, per altro, le lavorazioni sono in atto e non sono cessate come in altri siti. Gli interventi di dragaggio portuale, con la conseguente asportazione di sedimenti in vario grado contaminati, costituiscono già di per sé operazioni di bonifica, in quanto tali materiali vengono definitivamente allontanati, se del caso trattati, infine sequestrati in siti isolati dall’ambiente circostante, marino e non. Il medesimo discorso vale per materiali che hanno costituito sottofondi, ripiene, rilevati, colmate. Infine, per particolari tipi di scarti che presentano elevati livelli di contaminazione, si devono prefigurare soluzioni diverse.

Nel caso dei materiali in ipotesi provenienti dal sito di Bagnoli pertanto, nulla di più viene aggiunto dal punto di vista qualitativo a quanto già presente nel sito di Piombino, in particolare nei sedimenti portuali, che sono destinati, in maggioranza, a essere immessi nelle vasche di colmata. La rimozione di questi sedimenti, anche se i rilasci di sostanze contaminanti in ambiente marino sono ormai stabilizzati dopo decenni di contatto, costituisce un’azione dalla quale, sicuramente, l’ambiente può trarre beneficio.
Quale pericolo comporta allora, per l’ambiente marino costiero del golfo, l’immissione in vasche di colmata, realizzate o in via di realizzazione, dei materiali provenienti da Bagnoli, o di tipologia similare?
La tecnologia attualmente esistente per la realizzazione delle vasche, per la loro sigillatura e per l’isolamento dei materiali in esse contenuti, nonché le cautele normative e tecniche poste in essere dal Ministero dell’ambiente, sono tali da far ragionevolmente ritenere che queste operazioni, attuate con l’estremo rigore tecnico scientifico e logistico che il caso richiede, non comportino rischi particolari per il nostro ambiente marino costiero. Per quanto concerne trasporto e movimentazione, soltanto operazioni condotte con superficialità e cialtroneria e potrebbero provocare rilasci significativi nell’ambiente.
Per quanto riguarda i controlli, le procedure operative dovranno consentire il rispetto dei tempi tecnici necessari alla determinazione, ove necessario, delle sostanze spia più significative, tempi che sono calcolabili in 7 – 10 giorni.
Infine, perché invocare l’intervento di organi tecnici terzi per i controlli, quando quelli istituzionali, Arpat, Arpac, Icram, Apat, hanno sempre dimostrato, nei loro interventi, elevati livelli di professionalità, serietà e severità?

* Mario Bucci è responsabile Ambiente della Federazione DS Val di Cornia Elba

Torna all'archivio