[17/08/2007] Comunicati

L´Istat: il 65,6% delle merci italiane viaggia su gomma

LIVORNO. L’Istat ha messo oggi on line una raccolta delle principali informazioni statistiche ufficiali sull’ambiente in Italia. I dati presentati si riferiscono al periodo 2005-2006, e laddove disponibili, sono corredati di ampie serie storiche sui fenomeni osservati. I temi trattati nei quindici capitoli sono: altimetria e meteorologia, aria, rumore, acqua, conservazione della natura, rifiuti, radioattività, sismicità, insediamenti abitativi, agricoltura, energia, industria, trasporti, turismo, ambiente urbano. E i dati raccolti non sono rose e fiori. In particolare sono significativi i dati sull’inquinamento dell’aria (in costante aumento la C02 dal 1980) e quelli sul trasporto merci che nel 2005 è passato per il 65.6 per cento su gomma e solo l11.6 per cento su rotaia.

Cominciamo dai dati sull’aria: nel 2004 in Italia sono state emessi nell’atmosfera oltre 384 milioni di tonnellate di anidride carbonica, di cui 162 milioni dalle industrie energetiche e della trasformazione e 118 milioni dal trasporto stradale; nel 1980 l’anidride carbonica emessa risultava inferiore di 72 milioni di tonnellate.

Dal 1990 al 2004 l’emissione di metalli e composti ha manifestato una tendenza alla progressiva diminuzione, uniche eccezioni l’arsenico (37 milioni di chilogrammi nel 1990 e 42 milioni nel 2004) e il selenio (10 milioni di chilogrammi nel 1990 e oltre 12 milioni nel 2004). Negli ultimi anni, dal 2002 al 2004, si è ridotta progressivamente anche l’emissione di benzene (ridottasi dalle 13 mila tonnellate del 2002 alle 11 mila tonnellate del 2004) e di microparticelle PM10 (che si è invece abbassata dalle 169 mila tonnellate del 2002 alle 166 mila tonnellate del 2004).

Per quanto riguarda il rumore, gli interventi contro l’inquinamento acustico, uno degli elementi di turbativa dell’equilibrio ambientale, sono effettuati in Italia sulla base della cosiddetta zonizzazione acustica, ossia la classificazione del territorio dei comuni italiani in zone per ognuna delle quali sono definiti specifici limiti di accettabilità di livelli di rumore secondo norme di legge. Nel 2003 la classificazione acustica risultava approvata nel 17,4 per cento dei comuni italiani, coprendo il 31,2 della popolazione complessiva. Nel 2005 il 37,8 per cento delle famiglie segnala problemi relativi all’inquinamento acustico. In Campania (50,8%), in Puglia (45,9%) e nel Lazio (44,6) quasi una famiglia su due segnala la presenza di disturbi da rumore.

Interessanti anche i dati relativi all’acqua. In base ai dati disponibili l’Istat dice che nel 2006 la portata del fiume Po (stazione di Pontelagoscuro) è diminuita del 40 per cento rispetto alla media degli ultimi trenta anni, ma forti diminuzioni per lo stesso periodo si rilevano anche in altri importanti corsi d’acqua, -49,1 per cento per il Volturno, -39,7 per cento per l’Arno, -24,2 per cento per il Sele, -16,5 per cento per il Tevere. Per quanto concerne la qualità delle acque marine costiere italiane, sulla base delle rilevazioni comunicate al Ministero della Salute, si segnala che il 6,4 per cento della costa non è balneabile per motivi di inquinamento.

Per quanto riguarda la conservazione della natura, è da segnalare l’incremento delle aree protette del territorio italiano, che salgono a 772 nel 2003 da 472 nel 1995. In termini di superficie le aree protette sono passate dai 2 milioni di ettari del 1995 ai 5,7 milioni di ettari del 2003. Prendendo invece in considerazione la classificazione comunitaria, al 31 dicembre 2006, le aree comprese nelle Zone di protezione speciale (Zps) e nei Siti di importanza comunitaria (Sic) coprono rispettivamente una superficie di oltre 3.700 e 4.500 migliaia di ettari. In relazione al fenomeno degli incendi sono stati conteggiati 9.479 casi nel 1990 e 7.950 nel 2005. Nell’ultimo anno essi hanno coinvolto lo 0,3 per cento della superficie forestale, pari ad un valore assoluto di oltre 19 migliaia di ettari; il 62,3 per cento di tale superficie è stata colpita da incendi per cause volontarie.

Per quanto riguarda i rifiuti, l’annuario riporta gli ultimi dati disponibili, pubblicati dall’Apat, che si riferiscono all’anno 2004 per i rifiuti speciali e all’anno 2005 per i rifiuti urbani. Nel 2004 – ma il dato è noto - sono stati prodotti circa 62 milioni di tonnellate di rifiuti speciali di cui l’8,6 per cento pericolosi. Nel corso dello stesso anno le forme di gestione cui si è fatto maggiormente ricorso sono state il recupero dei rifiuti speciali non pericolosi e lo smaltimento, in particolare con trattamenti fisico-chimici, dei rifiuti speciali pericolosi. Nel 2005, i rifiuti urbani raccolti sono circa 32 milioni di tonnellate, pari a 540,5 kg per abitante, di questi il 24,3 per cento è raccolto in modo differenziato, con una predominanza delle tipologie della carta e dei rifiuti

L’energia consumata nel 2005, è un altro capitolo dell’annuario, è derivata principalmente dal petrolio (43,1 per cento del consumo interno lordo di energia), dal gas naturale (36,0 per cento) e, in misura minore, da fonti rinnovabili (6,8 per cento). Nel 2005 si osserva una riduzione della produzione di fonti energetiche (-4,6 per cento rispetto all’anno precedente) e un aumento della dipendenza dalle importazioni. La quota del saldo netto delle fonti importate sul fabbisogno totale per il consumo interno è stata pari all’85 per cento circa. In particolare i consumi di energia elettrica sono passati dagli oltre 245 miliardi di kilowattora del 1996 ai 309 miliardi del 2005. La maggiore fonte rinnovabile di generazione elettrica nazionale è rappresentata da quella idroelettrica con 36 miliardi di kilowattora nel 2005; mentre da fonte eolica sono stati prodotti 2,3 miliardi di kilowattora nel 2005 (in aumento di 0,5 miliardi rispetto al 2004). Insomma, come dimostrano questi dati, c’è ancora molto da fare soprattutto nel risparmio energetico.

L’annuario non tralascia l’impatto dell’industria spiegando che le attività industriali e di servizi sono attività antropiche ad altissimo impatto ambientale. In Italia operano oltre 4 milioni di imprese nell’industria e nel terziario. Nel 2005 i consumi di energia elettrica effettuati dall’industria italiana per l’attività di produzione sono stati di circa 154 miliardi di kilowattora: la quota più elevata di energia è consumata dall’industria manifatturiera di base con 71,7 miliardi di kilowattora e, specificatamente, dall’industria siderurgica (con un consumo che supera i 20 miliardi di kilowattora). Interessanti sono le informazioni sugli stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante fornite dal Ministero dell´ambiente e della tutela del territorio e del mare, che raccoglie tali dati attraverso un Inventario nazionale, aggiornato semestralmente. Al 7 febbraio 2007 sono stati censiti 1.086 stabilimenti industriali a rischio di incidente rilevante, presenti soprattutto (con il 27,7 per cento del totale) nel settore chimico e petrolchimico. La percentuale più elevata di tali stabilimenti si rileva in Lombardia (23,6 per cento), la più bassa in Valle d’Aosta – Vallée d’Aoste (0,4 per cento).

Dati significativi, ma non confortanti come detto, per quanto riguarda i trasporti: nel corso del 2005, in base ai dati rilevati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il volume del traffico totale interno di merci in Italia risultava pari a 210.982 milioni di tonnellate-km e il traffico totale interno di passeggeri pari a 956.475 milioni di passeggeri-km. Rispetto alle diverse modalità di trasporto (stradale, ferroviario, marittimo, aereo) i dati evidenziano l’assoluta preponderanza dell’autotrasporto: nel 2005 il 65,6 per cento delle merci è stato trasportato su gomma, il 17,6 per cento via mare e l’11,6 per cento su rotaia. Anche per il trasporto passeggeri il mezzo predominante è quello su gomma con una quota dell’81,8%. Nel 2005 il parco veicolare nazionale è costituito da più di 45 milioni di veicoli, corrispondenti a 77 veicoli ogni cento abitanti (nel 1985 tale valore risultava pari a 48). Negli ultimi decenni si è verificato un aumento delle emissioni inquinanti dovuto all’incremento complessivo della domanda di trasporto, che è causato dalla crescita del parco veicolare, ma anche dall’aumento delle percorrenze e della cilindrata media delle autovetture. Ciò si è verificato (e questa è una riflessione che greenreport da sempre porta avanti, ndr) nonostante i miglioramenti tecnologici abbiano ridotto le emissioni unitarie dei veicoli e la progressiva sostituzione dei carburanti convenzionali (benzina e gasolio) con altri a minore contenuto di carbonio (Gpl, gas naturale, biodiesel). Questo significa che la mobilità sostenibile non può passare certo solo dal miglioramento degli impatti ambientali ei motori.

Infine da segnalare quanto l’Istat dice sui dati relativi al turismo: In Italia, paese di fortissimo interesse naturalistico e artistico, i continui e crescenti flussi turistici esercitano una intensa pressione sull’ambiente. L’Istat contribuisce al monitoraggio statistico del fenomeno del turismo attraverso specifiche Indagini sulle capacità degli esercizi ricettivi, sul movimento dei clienti negli stessi, sui viaggi degli italiani per principale mezzo di trasporto e per destinazione. La capacità degli esercizi ricettivi nel 2005 ammonta a 4,4 milioni di posti letto contro i 3,5 milioni di dieci anni prima (1996). In base all’Indagine sul turismo internazionale effettuata dall’Ufficio italiano cambi, nel 2006 più di 67 milioni di visitatori stranieri hanno oltrepassato la frontiera italiana, nel 1996 l’afflusso era stato di circa 60 milioni. Per i viaggi degli italiani in Italia si conferma l’importanza dell’automobile come principale mezzo di trasporto (64,5 per cento), seguito dall’aereo (13,6), dagli altri mezzi (poco più dell’11 per cento) e dal treno.

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