[17/08/2007] Comunicati

Medio Oriente e Africa del Nord investono (finalmente) in ambiente

LIVORNO. Secondo la Banca Mondiale in Medio Oriente e Nord Africa (Mena) si stanno facendo grandi progressi nella protezione dell’ambiente rispetto al totale disinteresse dimostrato negli anni ’90 nella stessa area.

«Quindici anni più tardi – dice Sherif Arif (Nella foto), consigliere regionale per l’ambiente della regione Mena per la Banca Mondiale - l’interesse verso la questione ambientale a fatto un salto in avanti e la regione è passata da un investimento nullo nella protezione dell’ambiente ad investimenti in ogni Paese».

Secondo Arif, la svolta positiva c’è stata nel 1999, quando la World Bank ha iniziato a trattare con i Paesi che non si preoccupavano assolutamente dei costi del degrado ambientale, secondo la Banca i «costi di inazione» andavano dal 2,1% del Pil in Tunisia al 7 – 8% in Iran. Numeri impressionanti che sono serviti ai deboli ministri per l’ambiente a far capire ai governi che quando si parla di ambiente si discute anche di sviluppo economico e che l’inquinamento ed il degrado delle risorse naturali sono fattori critici dell’economia dei Paesi in via di sviluppo.

La Banca Mondiale ha contribuito a mettere in piedi politiche e piani di azione, strategie ed analisi ambientali da mettere in atto in tutta la regione del Mena. I governi hanno finalmente allocato risorse per la protezione dell’ambiente e la preoccupazione per queste tematiche ha cominciato a farsi lentamente strada anche nei settori economici delle società islamiche. «In 15 anni abbiamo fatto progressi prodigiosi, mettendo realmente in campo queste istituzioni, rafforzando le loro capacità ed accordando loro sovvenzioni e prestiti - spiega Arif - Ma, oltre ai problemi ambientali, i paesi della regione devono ugualmente far fronte al cambiamento climatico. Il cambiamento climatico è diventato la preoccupazione principale di ciascuno. Tocca tutti gli strati sociali, dagli agricoltori ai ministri. Sanno che non possono sfuggire agli impatti negativi del clima sulle loro vite quotidiane. Questo nuovo modo di pensare permetterà ai futuri sforzi di adattamento ai cambiamenti climatici di essere accettati rapidamente».

La Tunisia ha già cominciato a mettere in piedi misure di adattamento e la Banca Mondiale Paesi come Yemen e Marocco a superare questi problemi. Per la Banca «tutti questi Paesi saranno toccati, in una maniera o nell’altra, e devono modificare i loro comportamenti ed il loro modo di fare affari»
Uno dei fattori determinanti per questo nuovo interesse verso l’ambiente é proprio economico: il mercato delle quote di carbonio che è stimato in 30 miliardi di dollari, che permette ai Paesi in via di sviluppo che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto di ricevere finanziamenti da investire in progetti “climatici” per ridurre le emissioni di gas serra e l’inquinamento, aumentando l’efficienza energetica e la partecipazione agli sforzi globali per frenare il cambiamento climatico.

Tre progetti di questo tipo sono in corso in Egitto, Tunisia ed Egitto, altri stanno per partire in Giordania, Algeria, Marocco, Iran, Arabia Saudita e «potenzialmente in tutta la regione».
Alcuni progetti riguardano l’utilizzo del metano prodotto dalla discariche di rifiuti ed il miglioramento della vita dei lavoratori di impianti finora brutalmente primitivi, altri riguardano la produzione di energia elettrica con biomasse e l’utilizzo di sottoprodotti. Il progetto di riduzione dell’inquinamento in corso in Egitto dopo un anno ha permesso al Paese di ottenere un prestito di 20 milioni di dollari e la World Bank sta per conferire un altro finanziamento da 145 milioni.

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