[20/08/2007] Energia

L’india in bilico sulla crisi di governo (e di alleanze) nucleare

LIVORNO. L’accordo India – Usa sul nucleare è stato salutato dal premier indiano Manmohan Singh (Nella foto) come un fatto storico: «Il potere nucleare è essenziale per la nostra sicurezza energetica – ha detto - se vogliamo essere una potenza mondiale», orgoglioso del fatto che gli Stati Uniti abbiano capito il ruolo essenziale che l’India può giocare a livello globale, anche di fronte alla nuova alleanza che Russia e Cina stanno stringendo con i Paesi dell’Asia centrale e l’Iran.

Ma dopo quell’accordo il governo di centro-sinistra di New Dheli è sull’orlo della crisi: al partito comunista marxista indiano (Pcmi) la ratifica dell’accordo con l’antico nemico capitalista non è andata proprio giù e anche gli altri partiti di sinistra che appoggiano il governo, deboli a livello nazionale, ma molto forti in alcuni Stati chiave, si oppongono a quella che vedono come un’apertura all’ingerenza degli Usa nell’economia e nelle politica internazionale dell’India, sempre improntata a un non allineamento molto spostato verso le tesi sovietiche prima e una neutralità di fatto poi.

Della situazione cerca di trarne vantaggio anche l’Alleanza democratica nazionale, la coalizione di partiti induisti, alcuni non solo nazionalisti ma anche fortemente xenofobi e fascisteggianti, che pensano ad una mozione di sfiducia contro il governo guidato dal Partito del Congresso di Sonia Ghandi. Effettivamente un così ampio accordo sul nucleare civile, che ha messo in allarme il Pakistan, l’altra potenza atomica della regione alleata di Washington, e la Cina che con l’india ha ancora questioni di frontiera aperte e non gli perdona l’appoggio alla diaspora tibetana, ha, a detta degli stessi esponenti di governo del partito del Congresso, un valore di alleanza strategica, politica, economica e militare con Washington che secondo i comunisti indiani avrebbe «conseguenze negative per l’indipendenza della nostra politica estera, per la sovranità e gli interessi economici della popolazione» e chiedono espressamente di non dare esecuzione all’accordo.

Ma gli alleati “moderati” di governo rispondono che l’accordo sul nucleare tutela la sovranità indiana e, per dimostrare la loro totale indipendenza da pressioni esterne, hanno rifiutano il previsto incontro con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) di cui l’India non fa parte non avendo approvato il Trattato per la non proliferazione nucleare. Un rifiuto e una non adesione che non comportano nessuno scandalo, al contrario di quanto succede per l’Iran, perché l’India è parecchio più grande e popolata e le bombe atomiche ce l’ha già, ora anche coperte dall’ombrello dell’accordo con gli Usa che prevede la fornitura di carburante nucleare per i prossimi 40 anni, anche se l’alleanza “politica” dovesse raffreddarsi nuovamente. Una decisione che ha subito convinto un altro alleato di ferro di Bush, l’Australia, a togliere solo per l’India l’embargo della vendita di uranio ai Paesi che non hanno sottoscritto il Trattato di non proliferazione nucleare.

Così, in questo intricato risiko strategico-nucleare, con la fiera opposizione dei Comunisti del Pcim e del partito Comunista dell’India, forti particolarmente nelle comunità cristiane del sud dell’India, in Kerala e nel Bengala Occidentale (che con 54 seggi sono necessari alla sopravvivenza del governo), gli Usa sostengono lo sforzo nucleare di un ex “nemico”, mentre foraggiano gli alleati di ferro pakistani con armi tradizionali contro la rivolta islamica ma non gli vendono (almeno ufficialmente) materiale o tecnologia nucleare che al Pakistan, per fabbricare le bombe, è arrivata probabilmente dagli odiati nordcoreani e dai cinesi, comunisti, ma da sempre alleati delle dittature islamiche di destra, che reggono il Pakistan tra un breve periodo democratico e l’altro, per far fronte al comune nemico indiano.

E’ proprio vero: il mondo dietro l’angolo dello schermo televisivo è molto più lontano, complicato e pericoloso di quel che sembra, e il nucleare civile e militare non sembra stia dando una mano a semplificarlo.

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