[22/08/2007] Rifiuti

La discarica abusiva è un reato permanente e con prescrizione lunga

LIVORNO. Creare una discarica abusiva è un reato permanente e con prescrizione lunga. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha anche precisato che la “realizzazione” della discarica permane fino a che continua l’attività di predisposizione e allestimento dell’area; mentre la “gestione” della stessa (che di per sé è un ossimoro, ndr) si ha fino a che perdura l’attività di conferimento e di manipolazione dei rifiuti.

La Corte, chiamata a pronunciarsi sulla sentenza del Tribunale d’Appello di Brescia, ha quindi confermato la decisione con cui la ditta Com.Ber.Zoo era stata dichiarata colpevole di aver effettuato attività di raccolta, trasporto e gestione di rifiuti solidi urbani e di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, senza la previa autorizzazione: rocchetti di filatura in plastica, materiali in polvere grigia, contenitori in plastica, terriccio rosso con una percentuale di cromo esavalente superiore alla soglia di 100mg/kg venivano scaricati in un sito che non essendo autorizzato diventava quindi una vera e propria discarica abusiva.

Per compiere attività di gestione dei rifiuti infatti uno degli elementi essenziali è l’autorizzazione che legittima il soggetto a svolgere regolarmente l’ attività: un modo per controllare e per governare la questione dei rifiuti - sempre più in aumento nei paesi più ricchi (aumentando il reddito aumentano i consumi e quindi i rifiuti) - e per limitare (o almeno per cercare di limitare) i danni all’ambiente.

Un discarica per esempio, deve essere pianificata e “studiata” prima di essere autorizzata: non tutti i luoghi ovviamente sono adatti a ricevere certi rifiuti contenenti certe sostanze, non tutte le discariche autorizzate sono attrezzate (anche se potrebbero) per ricevere certi tipi di rifiuti (per esempio per l’ amianto, nonostante le normative prevedano la possibilità di dedicare un modulo della discarica allo smaltimento della sostanza).

Secondo la filosofia del legislatore la discarica rappresenta la fase residuale della gestione integrata dei rifiuti. Una corretta gestione dei rifiuti infatti, passa in primo luogo attraverso la politica della riduzione della produzione dei rifiuti, in secondo attraverso il recupero e per ultimo attraverso lo smaltimento, che deve essere effettuato in condizioni di sicurezza visto l’impatto che ha sull’ambiente.

Tra le forme di smaltimento il legislatore predilige l’incenerimento rispetto alla discarica in quanto è un trattamento suscettibile di produrre recupero energetico. Dunque la discarica che in Italia costituisce la pratica più diffusa (ma anche, quando abusiva, il reato ambientale più diffuso) non è vista con favore perché non presenta alcun vantaggio dal punto di vista della valorizzazione della risorsa. Pertanto è stato previsto che lo smaltimento in discarica sia consentito solo per determinati rifiuti, ovvero per gli inerti (che in realtà potrebbero essere anche riutilizzati per opere pubbliche come i sottofondi stradali, ndr) e per i rifiuti che residuano da una serie di operazioni di riciclaggio, di recupero e di smaltimento specificatamente individuate dalla legge.

L’obiettivo volto a limitare l’uso delle discariche si è però scontrato con difficoltà operative, riconducibili soprattutto all’insufficienza di impianti per il trattamento e il recupero dei rifiuti ma anche per il loro smaltimento alternativo.
A ciò si aggiunge la scellerata usanza italiana di depositare rifiuti al di fuori di aree controllate, cioè in discariche abusive molto spesso gestite da organizzazioni criminali.

C’è da dire però che per la discarica abusiva una pena è prevista ed è quindi uno dei pochi reati ambientali previsti dal nostro ordinamento: in linea con la filosofia che ispira la disciplina dei rifiuti la discarica abusiva è un reato e per tanto il responsabile è punibile con la reclusione (sanzione sospesa se si ripristina lo stato dei luoghi).

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