[23/08/2007] Consumo

E se l’aumento dei prezzi di latte e benzina facesse bene alla salute?

LIVORNO. In America un gallone di benzina, che corrisponde a 3,79 litri, costa 3 dollari, meno di una confezione di latte che va da 3 a 5 dollari. Ma questi due liquidi sembrano diventare sempre più cari per i più grandi consumatori di latte e benzina del mondo: ogni cittadino statunitense consuma infatti 474 galloni all’anno di benzina, che fanno 140 miliardi di galloni totali ogni anno, mentre solo l’india consuma più latte degli Stati Uniti, ma la potenza asiatica ha la seconda popolazione del mondo, 3 volte di più di quella Usa.

Il Worldwatch institute dà una lettura radicale dell’aumento di costo dei due prodotti: «Entrambi gli articoli sostengono industrie in bancarotta ecologica che forniscono prodotti di massa e che contribuiscono alla maggior parte delle emissioni di gas serra del mondo».

Gli economisti agricoli incolpano per l’aumento dei prezzi del latte il rialzo dei prezzi dei cereali, collegato all´esplosione della produzione di etanolo e biocarburanti. Le mucche allevate nelle fattorie mangiano molti cereali e quando i prezzi di questi aumentano salgono anche quelli del latte.

Ma secondo la multinazionale alimentare Monsanto la colpa è anche degli ambientalisti che rallentano la produzione del latte americano con le loro critiche all’uso dell´ormone rBGH, che porta le mucche a produrre più latte, ma può condurre ad una varietà di problemi di salute negli animali, compreso la mastite.

Gli esperti di petrolio invece incolpano dei prezzi “elevati” raggiunti dalla benzina la guerra in Irak e i numerosi conflitti armati in corso in Paesi ricchi di petrolio come la Nigeria.

«La cosa più interessante riguardo a questi due liquidi – scive Danielle Nierenberg del Worldwatch institute - è che non importa come i prezzi stiano crescendo, ma perché ancora vogliamo pagare qualunque cosa ci caricano alla distributozione o al negozio, anche se ci sono alternative con condizioni ambientali sostenibili e più sane. Per esempio il trasporto pubblico, particolarmente in luoghi dove funziona bene, come New York City, Curitiba in Brasile, e Washington D.C.: la gente potrebbe lasciare le automobili ed utilizzare bus, metropolitane e biciclette più di quanto faccia ora. Ed i consumatori di latte potrebbero smettere di bere roba prodotta in fattorie-fabbrica e bere il latte di mucche allevate al pascolo in condizioni più salutari».

Secondo alcuni gruppi vegetariani-animalisti si potrebbe invece rinunciare del tutto e tranquillamente al latte, che chiamano “pus di vacca” e sostituirlo con latte di soia, di riso, di mandorle ed altri prodotti alternativi.

Molti ambientalisti americani non sono affatto scontenti per l’aumento della benzina americana (ad un prezzo che farebbe la gioia di tutti gli automobilisti europei) e pensano che potrebbe anche rivelarsi il modo per spezzare quella che Bush chiama «la nostra dipendenza nazionale dal petrolio», perché con prezzi anche più alti le comunità locali, gli Stati e il governo federale saranno costretti a trovare nuove soluzioni che producano meno emissioni di gas serra.

Ci sono milioni di mucche che vivono nelle fattorie industriali negli Usa che probabilmente sarebbero felici se il prezzo del latte salisse così tanto da costringere i produttori a sviluppare metodi alternativi di allevamento che non dipendano dai cereali e dalle loro fluttuazioni di prezzo.
Prezzi più alti possono sembrare una pazzia, ma potrebbero trasformarsi, almeno nel pasciuto occidente, in un vantaggio per costringerci a cambiare uno stile di vita energivoro e bulimico.

Rimane il problema di come questo ricadrà sui paesi in via di sviluppo e tra i più poveri tra i poveri.

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