[24/08/2007] Energia

Il Brasile sbarca in Africa alla ricerca di biocarburanti

LIVORNO. Il Brasile sta rivolgendo la sua attenzione per i biocarburanti anche verso i nuovi mercati produttivi africani, una cosa osservata con molto interesse dalla Cina, che nel continente nero ha solidissimi interessi. Tanto che è proprio l’agenzia cinese Xinhua a raccogliere l’annuncio del presidente del Benin, un piccolo Stato dell’Africa occidentale e prima conosciuto come Dahomey, «Ci sono tutte le condizioni perché il Benin sia citato come Paese produttore di biocarburanti» ha detto il capo dello Stato Yayi Boni, di ritorno da un tour di quattro giorni in Brasile, in un incontro tenutosi nella capitale Cotonou con i rappresentanti delle società petrolifere.

Secondo il presidente del Benin, i prodotti agricoli del Paese, come la manioca e la canna da zucchero potranno essere trasformati in etanolo a buon mercato in rapporto al costo della benzina, mentre l’olio di palma e di ricino possono essere trasformati in biodiesel, con l’aiuto del Brasile che «è d’accordo che il Benin faccia parte dei primi produttori di biocarburante in Africa».

Yayi Boni ha detto di attendere l’arrivo di investitori Brasiliani per prospezioni sui terreni. Il presidente del Benin vede nei biocarburanti anche un’occasione per combattere il contrabbando e la vendita illecita di carburante proveniente dalla Nigeria, attività illegali che colpiscono fortemente la povera economia del Paese e contro le quali ogni iniziativa repressiva ha fallito.

La produzione dei biocarburanti con prodotti alimentari, anche tradizionali e di base, pone un qualche problema per il Benin, visto che secondo la “carta della fame” della Fao il Paese avrebbe tra il 5 ed il 15% della popolazione che è sottonutrita.

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