[24/08/2007] Consumo

Verso l’Opec dei cereali?

LIVORNO. L’aumento dei prezzi dei cereali e dei biocarburanti potrebbe far nascere una nuova alleanza energetico-alimentare che potrebbe superare anche le frizioni tra Stati ex sovietici. L´Ucraina e il Kazakistan sostengono l’idea della Russia di creare un cartello cerealicolo, almeno a sentire il ministro dell’agricoltura russo Alexeï Gordeïev: «Abbiamo concretizzato questa proposta con i nostri colleghi ukraini e kazaki e abbiamo ricevuto il loro sostegno».

Secondo Gordeïev questa idea era già allo studio degli Usa e negoziati in questa direzione sono previsti per l’inizio di settembre anche con l’Australia. A giugno il ministro dell’agricoltura russo aveva già invitato I Paesi produttori ed esportatori di cereali a esaminare l’idea della creazione di un’organizzazione simile all’Opec, che raggruppa i fornitori di petrolio, per coordinare la produzione ed il commercio mondiale di cereali. Allora Gordeïev aveva spiegato che, tenuto conto dell’aumento della domanda di cereali per la produzione di biocombustibile e per i bisogni alimentar, la loro produzione e il loro consumo nel mondo doveva essere equilibrato. La Russia da sola esporta in media 12 milioni di tonnellate di cereali all’anno e, insieme ad Ucraina e Kazakistan era considerato il granaio dell’Urss e d’Europa.

La nuova Opec cerealicola, dietro i nobili intenti pianificatori che fanno a pugni con il libero mercato sempre invocato ma praticato solo quando fa comodo, punta a sfruttare la fame di cibo ed energia dei paesi emergenti come Cina ed India ed a far abbassare la testa a nuovi attori delle bioenergie come il Brasile. Il controllo dei cereali, guarda caso nelle mani soprattutto dei Paesi di quello che prima si chiamava primo e secondo mondo, vuol dire anche controllo dei prezzi e quindi strategico su risorse vitali, una potente arma di pressione verso quei paesi che si stanno “allargando” un po’ troppo pur non avendo disponibilità tali di cibo ed energia per sostenere il loro rapido sviluppo. Un confronto politico-economico-alimentare che si potrebbe rivelare tragico per chi è ai margini dello sviluppo.

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