[24/08/2007] Parchi

Incendi: la ricetta di Legambiente per disinnescare il business del fuoco

ROMA. Sicilia e Calabria continuano a bruciare, la gente invoca disperata interventi e prevenzione che non vede nelle due regioni - che hanno teoricamente un esercito di persone che quegli incendi dovrebbero prevenirli e spegnerli - un pezzo dello Stato; i comuni si lamentano di essere stati abbandonati dallo stato, ma intanto non applicano leggi dello Stato che esistono da anni e che avrebbero contribuito a fermare molti degli appetiti che sarebbero dietro alle azioni degli incendiari, a cominciare da quelle arcaiche che potrebbero aver fatto accendere fiammiferi ed inneschi ai pastori arrestati in questore.

Una situazione di degrado delle funzioni democratiche che fa dire Daniel Noviello, coordinatore nazionale della Protezione civile di Legambiente: «La drammatica emergenza di questi giorni e la gravità degli eventi ancora in corso impongono un serio ripensamento sulle attività di prevenzione e intervento nella gestione degli incendi boschivi. L’urgenza di disincentivare l’incendio-business rimane la priorità assoluta, ma sono ancora molteplici le pratiche da mettere al più presto in atto».

Legambiente chiede di «potenziare l’azione dei prefetti per accelerare la realizzazione del catasto, stipulare patti con enti, aziende e comunità per incentivare la salvaguardia del territorio, disinnescare il business dei roghi: queste alcune delle proposte ribadite da Legambiente». Sembra la presa d’atto, fda parte di un’associazione che punta molto sulle autonomie e sui piccoli comuni, che non sempre piccolo è bello e che ci sono realtà dove l’intervento dello Stato centrale è necessario per battere omertà e interessi.

«Il ritardo dei comuni nella realizzazione del catasto delle aree percorse dal fuoco – spiega Noviello – rappresenta il problema prioritario da risolvere potenziando l’azione dei Prefetti nell’imporre i vincoli di legge a tutte le amministrazioni inadempienti. Fondamentale, inoltre, stipulare dei Patti di salvaguardia ambientale con gli enti, le aziende agricole, le comunità montane, gli allevatori e gli agricoltori che operano nei boschi, incentivandoli ad adottare porzioni di territorio anche attraverso un contributo economico per chi riesce ad evitare il sorgere di incendi. Patti da estendere anche agli operatori turistici che avrebbero tutto l´interesse a controllare il proprio territorio per evitare danni al turismo e alle economie locali».

Ma questo non significa per Legambiente escludere le comunità locali: «Rendere protagonisti i soggetti che operano nel territorio vuol dire anche dotare i comuni e gli enti parco di maggiori strumenti e risorse per prevenire i roghi, quali ad esempio sistemi di avvistamento, spegnimento e manutenzione. In questo senso anche attività nazionali di educazione ambientale potrebbero realmente riuscire a rendere più attiva e sensibile la popolazione nel rispetto e nella tutela del territorio. C’è, inoltre, l’assoluta urgenza di disinnescare la connessione tra possibilità di impiego e emergenza incendi, vietando in modo assoluto le assunzioni stagionali connesse allo spegnimento dei roghi e, non ultima, la necessità di interrompere il circolo vizioso che lega le ecomafie ai finanziamenti per il rimboschimento».

Legambiente ha chiesto anche una commissione d’inchiesta per stabilire le responsabilità sull’incendio che ha distrutto nella Riserva di Torre Guaceto in Puglia. «Questo incendio rappresenta un’immane tragedia ambientale sia per la grande quantità di territorio distrutto che per il numero e le specie di animali che non hanno avuto scampo nell’immenso rogo», scrive l’associazione, «una vicenda che ha messo in luce l’assoluta impreparazione delle autorità locali e delle forze incaricate rispetto all’emergenza incendi sul territorio. Legambiente Brindisi vuole ringraziare tutti gli operatori che, a qualsiasi titolo, hanno partecipato alle operazioni di spegnimento dell’incendio e che, prodigandosi oltre ogni limite, hanno rischiato la propria incolumità. Auspichiamo che la magistratura e le forze dell’ordine assicurino alla giustizia i colpevoli di tanto scempio e nel contempo vigileremo affinché Torre non divenga mai oggetto di speculazione edilizia. Non solo non lo permetteranno le associazioni ambientaliste, Legambiente in primis, ma neanche il ministero dell’ambiente, il mondo scientifico e soprattutto i cittadini che hanno compreso il valore straordinario della Riserva».

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