[27/08/2007] Recensioni

La recensione. Biodifferenze a cura di Guido Turus e Andrea Altobrando

Biodifferenze è un itinerario particolare, che attraversando i concetti di evoluzione, biologia molecolare, sviluppo sostenibile, movimenti no global, diritti umani, ecologia, campesinos e multinazionali, ruota intorno a un´unica questione: un essere vivente per vivere e svilupparsi ha bisogno del diverso da sé, sia in termini organici che culturali, e ogni tentativo di omologazione, eliminando le differenze, finirebbe con il desertificare ogni organismo o organizzazione. Quello curato da Guido Tures e Andrea Altobrando è quindi un lavoro molto particolare, un esperimento in cui si mischiano e soprattutto si integrano contributi scientifici a contributi filosofici: nella parte più teorica sono presenti una serie di articoli inter-disciplinari che ruotano attorno al tema della bio-diversità (diritti umani, clonazione, evoluzione ed implicazioni economiche) tra i quali sono presenti gli interventi di Pietro Omodeo ed Enzo Tizzi, mentre a Vandana Shiva è stato affidato il delicato compito di affrontare la questione dei brevetti: se i brevetti hanno avuto diversi significati e diverse funzioni nel corso della storia, oggi è in corso una nuova rivoluzione industriale che si svolge lungo il percorso dell´ingegneria genetica, della manipolazione e della progettazione di forme di vita a livello genetico. Vi è perciò un tentativo di espandere il dominio di ciò che può essere brevettato – spiega la scienziata ed ecologista indiana - fino ad includervi anche le forme di vita o la biodiversità.

Com’è noto Per Vandana Shiva l´accordo sui diritti di proprietà intellettuale legati al commercio (Trips) firmato in sede Wto, ha globalizzato le leggi sui brevetti d´origine statunitense, che considerano il vivente quasi alla stregua di un´invenzione.
«Ci sentiamo di poter dire – afferma in questo suo intervento la scienziata indiana - che sono proprio i Trip a minare la realizzazione della convenzione sulla diversità biologica”. La conclusione inevitabile e al tempo stesso una sfida e una richiesta: rimuovere l’obbligo legale impresso nel regime commerciale del Wto affinché i Paesi applichino i brevetti o sistemi sui generis (Ipr) verso qualunque forma di biodiversità.

Molto interessante anche il lavoro realizzato da Marco Missaglia e Gabriella Petrina, che hanno letto il fenomeno della biodiversità con un approccio economico, utilizzando la stessa chiave di lettura, spiegano, che Georgescu Roegen utilizzò nella sua teoria bioeconomica: «Nel calcolo comparativo dei costi e delle benefici associati alla biodiversità – scrivono Missaglia e Petrina – i secondi vengono sistematicamente sottostimati, giacché fra di essi non si computa l’utilità corrente che deriva dalla conservazione». E questo spiega secondo gli autori perché nonostante nelle economie occidentali (ma solo in quelle) sia aumentato il consumo di beni e di servizi, sia sempre più diffusa la percezione di una riduzione del benessere.

Gli altri protagonisti di questo libro (Paolo Maria Bisol, Giangiorgio Pasqualotto, Nadia Marchettini, Marco Mascia, Giuseppe Politi, Mariarosa Dalla Costa, Eduardo Magalhaes Ribeiro, Flavia Galizoni e Valter Zanin) concentrano la loro attenzione (da punti di vista diversi e assolutamente compenetrati), sul cuore della questione, ovvero sul fatto che la vita non può sussistere senza differenza e ogni azione di un essere vivente ridefinisce il cosmo in cui si trova: la vita è differenza, è anzi pluralità di differenze. Ma ciò non significa pensare a una sorta di arcaico spontaneismo anarchico della natura che fa il proprio corso: il tentativo di questo libro è quello di dare un’immagine della vitalità differenziante. E l’applicazione di tale logica – è il messaggio che vuole mandare questa raccolta di interventi – deve essere al più presto indirizzata alla politica e all’economia, perché entrambe richiedono un pensiero diverso, il pensiero della diversità: solo così sarà possibile attuare una riconversione ecologica dell’economia.

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