[27/08/2007] Consumo

Consumi, la regola del super size sempre e comunque

LIVORNO. Le associazioni dei consumatori gridano l’allarme per l’aumento dei prezzi, indicono una manifestazione per il 13 settembre già ribattezzata da qualcuno “No pasta” e snocciolano le loro stime: nel 2007 la spesa della famiglia italiana media per i consumi crescerà di 1100 euro e i costi lieviteranno soprattutto per l’alimentare (+7,4%).

Negli stessi giorni anche l’Eurispes ha presentato le proprie stime, stime corrette dopo la crisi finanziaria di agosto, che si dice frenerà anche nel nostro paese la crescita del Pil, soprattutto a causa della diminuzione dei consumi (pari a circa 160 euro a famiglia). Verrebbe da chiedersi quindi se dobbiamo matematicamente togliere i 160 euro di diminuzione dai 1100 di aumento, oppure se in questi ultimi sono già conteggiati i primi, o ancora se si spenderà di più per consumare meno e infine magari chiedersi se questo sia un bene o sia un male, se cioè un aumento dei prezzi potrebbe portare a una maggiore attenzione nel limitare gli sprechi in favore di un’economia domestica più efficiente, come si studiava un tempo.

Ma in realtà si tratta solo di stime: quelle delle associazioni dei consumatori basate su altre stime precedenti così come quelle di Eurispes, che oggi va a correggere sé stessa. E in tutte queste stime l’unica cosa che non cambia è l’aumento dei consumi, ‘stimato’, cercato e invogliato da un sistema economico tutto incentrato sulla crescita del Pil (perché facciamo bene attenzione, non è che diminuiscono i consumi, ma diminuisce l’entità della crescita dei consumi!).

Del resto questo è il trend che ha caratterizzato per lo meno gli ultimi 40 anni di vita delle nazioni sviluppate, ovvero il principio secondo cui si deve spendere appena un poco di più ma in compenso consumare molto di più: la filosofia cioè in cui s’incarna il terribile Big Mac di Mc Donald’s, che proprio oggi compie 40 anni, tutti votati alla conquista dei consumatori di ogni angolo del mondo e alla depredazione di ogni angolo del mondo. Come ricorda Carlo Petrini su Repubblica infatti, il Big Mac è “democratico” e alla portata di tutti «perché non paga i suo fornitori, le foreste disboscate per far posto agli allevamenti intensivi, l’immane quantità d’acqua necessaria per ogni chilo di carne prodotta, e giù fino allo smaltimento dell’incredibile packaging utilizzato nei punti vendita…».

Ma gli estremismi non mancano né da una parte né dall’altra. Ricordate la battaglia di Morgan Spurlock che nel film “Super size me” ha mangiato nei fast food per un mese intero dimostrando quanto dannoso sia anche per il corpo umano mangiare Big Mac e affini? Ebbene una conduttrice televisiva inglese della Bbc ha fatto un esperimento opposto, ha smesso per due mesi di lavarsi e di spiaccicarsi sul corpo ogni tipo di crema: quindi niente shampoo che donano lucentezza, morbidezza, brillantezza, profumo, vitalità, vitamine, proteine, enzimi, leggerezza; e niente creme emollienti, desfolianti, esfolianti, rinfrescanti, elasticizzanti, idratanti, dermoprotettive, autoabbronzanti, anticellulite, antietà, antirughe, antismagliature, antiocchiaie, antibrufoli…

Ebbene secondo Nicky Taylor sei settimane senza nemmeno darsi una sciacquata al viso l’hanno resa più sana (sparita la colite e una ciste sopra l’occhio, anche se ha preso una carie), più bella (e le foto, salvo probabili ritocchi, lo dimostrerebbero) e più rispettosa dell’ambiente, visto che non ha consumato una goccia d’acqua e non l’ha inquinata usando le sostanze chimiche contenute in detergenti e creme.

Come nel caso della dieta a base di hamburger e patatine fritte il risultato era quasi scontato, ma mentre poche settimane dopo l’uscita del film di Spurlock, McDonald´s ha deciso di ritirare dal mercato l´opzione Super Size per i suoi menu, ed ha cominciato ad offrire opzioni più salutari all´interno della propria gamma di prodotti accanto ai soliti cibi, viene da chiedersi quale risultato otterrà l’iniziativa della conduttrice televisiva britannica. Escludendo con certezza che anche una sola azienda cosmetica possa sentirsi in colpa e rinunciare alle sostanze chimiche che fanno la sua schiuma tanto morbida e profumata, resta forse la remota possibilità che qualcuno decida di seguire l’esempio (speriamo solo in parte però) e sia maggiormente consapevole dei danni che il nostro stile di vita porta al nostro corpo e all’ambiente.

Ma più probabilmente un’iniziativa del genere non farà altro che fornire ai detrattori della difesa dell’ambiente l’ennesima arma contro il “fanatismo” degli ambientalisti: la britannica Nicky Taylor infatti, se anche finito l’esperimento riprenderà a intossicarsi quotidianamente di sostanze chimiche, continuerà ad avere un’aspettativa di vita doppia rispetto a quella di una donna della Sierra Leone, che probabilmente nella sua vita non userà mai neppure una cremina idratante.

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