[29/08/2007] Parchi

Anche l’America latina discute di aree umide

LIVORNO. La United nations environmental program/Convention on migratory species (Unep/Cms) ed il Centro regional Ramsar para la Capacitación e Investigación sobre humedales para el hemisferio occidental (Ramsar-Creho) hanno tenuto a Panama City, dal 26 al 28 agosto, il primo workshop per decisori politici di lingua spagnola dell’America Latina. Presenti rappresentanti di oltre 20 paesi della regione. Il convegno, ospitato dall’Autoridad nacional del ambiente de Panamá, è stato organizzato grazie al contributo determinante del governo spagnolo.

La conservazione e l’uso sostenibile della fauna migratoria è un problema che non può essere affrontato dai singoli Stati, ma è responsabilità di tutti i Paesi che condividono queste specie, sia nella fase di nidificazione e crescita, sia durante le migrazioni. Solo un lavoro comune può far raggiungere questi obiettivi.

L’America latina ed i Caraibi sono una regione che ospita una importantissima varietà di fauna stanziale ed un gran numero di specie migratorie. Balene, delfini, tartarughe marine, vari mammiferi terrestri e molte specie di avifauna o pesci oltrepassano quotidianamente le frontiere politiche segnate dall’uomo e l’America Latina ed i Caraibi ospitano numerose specie migratorie che utilizzano gli ecosistemi di grandi e piccole aree umide poste sulle rotte migratorie.

L’obiettivo del workshop di Panama è stato quello di condividere informazioni ed esperienze sui metodi di conservazione e di dar vita e seguito una reale cooperazione e promozione per la promozione degli ecosistemi dell’area. I temi più importanti temi trattati sono stati: l’uso sostenibile delle aree umide; l’importanza dei sistemi agricoli per la conservazione; la fauna migratoria latinoamericana e caraibica; l’influenza aviaria; il cambiamento climatico e le specie migratorie e la conservazione delle zone umide.

La ricerca di adeguate politiche per la gestione delle paludi e delle aree umide e delle specie che ci vivono, ed il loro rapporto con le popolazioni di paesi in forte crescita economica o a elevato impatto turistico (o al contrario oppressi, come Haiti, da una miseria che fa passare l’ambiente in secondo piano), sono stati al centro di questa prima discussione.

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