[05/09/2007] Parchi

La lotta contro il deserto nel mediterraneo europeo

LIVORNO. E’ in corso a Madrid dal 3 settembre e proseguirà fino al 14, l’ottavo congresso delle parti (Cop8) della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (Unccd) durante il quale si tengono anche la sesta sessione del Comitato per la revisione dell´esecuzione della convenzione (Crc6) e l´ottava sessione del Comitato della scienza e della tecnologia (Cst8).

Delegati provenienti da 191 Paesi discutono dei progetti e del Piano strategico decennale (2008-2018) dell’Unccd, improntati ad un approccio più dinamico per affrontare un problema sempre più drammatico a livello planetario e confermano il loro «impegno a rafforzare la messa in opera della Convenzione a fine di assicurare la preservazione dei modi di sussistenza di milioni di persone, nella maggior parte del mondo».
Grégoire de Kalbermatten, amministratore della Convenzione, ha detto che «il piano strategico decennale interviene in un momento significativo, alla vigilia della sedicesima e diciassettesima sessione della Commissione della Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile».

Finora tutti gli interventi al Cop8 hanno chiesto maggiori sforzi per fermare l’avanzata del deserto ed un maggiore impegno per attuare gli Obiettivi del millennio per lo sviluppo (Omd) contro la desertificazione che colpisce circa un quarto delle terre emerse ed un sesto della popolazione mondiale. La prima vittima dell’avanzata dei deserti è stata l’Africa, ma la desertificazione ha ormai raggiunto la sponda europea del mediterraneo con l’aumento di siccità ed incendi delle foreste.

Tra i Paesi più colpiti c’è proprio la Spagna, che ospita la Cop8 che nel 2005 è stata colpita dalla più grave siccità degli ultimi 60 anni, mentre, secondo il ministro spagnolo dell’ambiente, «un terzo del Paese è ad alto rischio di trasformazione in deserto».

Le coste settentrionali del Mediterraneo sono la culla di civilizzazioni millenarie, ma una grande parte della regione è ormai semi-arida ed esposta sempre più a siccità stagionali e ad una forte variabilità delle precipitazioni sempre più intense ed episodiche. Il tutto lungo una fascia costiera ad elevata densità abitativa, con una forte concentrazione industriale ed un’agricoltura intensiva.

Secondo l’Unccd «I suoli si stanno sempre più salinizzando, diventando secchi, sterili e improduttivi per la combinazione si rischi naturali, siccità, inondazioni, incendi forestali ed attività umane, in particolare lo sfruttamento agricolo eccessivo e il sovrapascolo. La situazione si è aggravata in ragione della crisi economica e sociale dell´agricoltura tradizionale nel corso degli ultimi anni e della migrazione verso le città che ha provocato (soprattutto accanto alle colline, dove la terra è meno produttiva, si erode facilmente), e con la riduzione della conduzione agricola e della gestione dei suoli».

Invece, l’uso di fertilizzanti, pesticidi, irrigazione, contaminazione da metalli pesanti e introduzione di specie vegetali esotiche e invasive minano la salubrità dei suoli della regione mediterranea. A questo si devono aggiungere dighe e riserve idriche che impediscono lo scorrimento naturale dei corsi d’acqua, la canalizzazione dei fiumi e le “bonifiche” delle zone umide abbassano la qualità delle terre e il livello delle falde delle acque sotterranee si abbassa causando l’intrusione d´acqua salata negli acquiferi costieri.
Circa l’80% d’acqua dolce disponibile nel Mediterraneo è utilizzata per l’irrigazione e l’enorme sviluppo di turismo, industria ed urbanizzazione esercitano una pressione sempre meno sostenibile sulle aree costiere.

Secondo la Convenzione sulla desertificazione nei Paesi del Mediterraneo settentrionale dell’Ue o candidati ad entrarvi (Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Turchia) esiste un quadro favorevole alla cooperazione intereuropea e per azioni nazionali più efficaci. Un sottogruppo regionale ha già definito un quadro di riferimento per un programma d´azione al quale partecipano, in qualità di osservatori, anche Paesi non ancora direttamente colpiti come Francia (anche se in Corsica il fenomeno è presente), Monaco e l´Unione europea nel suo complesso.

«La ricerca sulla desertificazione sta avendo un nuovo impulso – spiega l’Unccd - Da anni si studia il degrado delle zone aride in Africa e in altre regioni, ma da molto meno tempo in Europa. Fortunatamente, diversi programmi di ricerca permettono ormai di valutare l’incidenza del tempo e del clima sul degrado del suolo della regione. I membri dell’Unione Europea investono di più nella sorveglianza sistematica della degradazione dei suoli, anche se rimane necessario coordinare meglio la archiviazione, l´analisi e lo scambio dei dati, soprattutto lo scambio di dati con i Paesi extracomunitari. Occorre anche allargare la cooperazione scientifica e tecnica relativa alla ricerca sulle cause del degrado dei suoli e ad altre questioni in rapporto con la desertificazione».

Occorre cioè sviluppare a livello locale e di bacino mediterraneo sinergie per condividere nuove conoscenze e pratiche tradizionali da conservare ed utilizzare. Ma per lottare davvero contro la desertificazione è necessario promuovere attivamente la messa a punto ed il trasferimento di tecniche ecologicamente razionali, economicamente percorribili e socialmente accettabili.

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