[07/09/2007] Consumo
LIVORNO. Dicevamo non più di un mese fa, nella recensione di “Elogio del lusso” di Thierry Paquot, che ogni tanto qualcuno si alza e stabilisce cosa si deve fare per stare bene senza però preoccuparsi di come e per chi gira il mondo e se questo modo di girare sia sostenibile socialmente e ambientalmente. Il ricorso all’autocitazione viene spontaneo di fronte alla lettura del rapporto Ancc-Coop 2007 pubblicato oggi sui maggiori quotidiani nazionali.
Il primo elemento è che i consumi degli italiani crescono dell’1.9 per cento. Dato che, in assoluto - secondo il Sole24Ore – è la principale causa della ripresa italiana. Il secondo dato è chi consuma: soprattutto gli italiani di reddito elevato. E qui c’è una dichiarazione di Enrico Magliavacca, vicepresidente di Ancc-Coop che svela subito come stanno le cose: «Il 20% della popolazione con il reddito più elevato guadagna quasi sei volte (5.7) di più rispetto al 20% con le entrate più basse». Che tradotto significa che la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre di più e che i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri (e intanto il must della discussione tra i riformisti continua ad essere rappresentato da flessibilità e competitività).
In questo, dice sempre Migliavacca, siamo primi in Europa. Ma se questo potrebbe far presagire che la fascia di reddito più bassa giocoforza è ‘costretta’ ad un modello consumistico più sobrio, i dati successivi smentiscono in pieno questa lettura. Tutte le fasce economiche italiane - dice sempre il Sole – effettuano sempre più numerose scelte low cost (alimentari e abbigliamento) in previsione dell’acquisto di beni di lusso e di prodotti in grado di rispondere a bisogni emergenti. Quali? Quelli hi-tech, auto, mobili, elettrodomestici. E per farlo ricorrono sempre più al credito al consumo. E questo mentre è in atto uno spostamento evidente di spesa ( vincolata) dai beni ai servizi, soprattutto luce, gas e acqua, oltre alle spese sanitarie.
Non si tratta, tra l’altro, di una novità, perché in termini di trend i prodotti etnici, salutistici, pronti e di lusso sono aumentati del 30% in tre anni (2003-2006). Mentre sono stabili i beni cosiddetti basic e di largo consumo. In questo scenario va segnalato che – secondo un’indagine della Cgia, organizzazione degli artigiani di Mestre – l’Italia è all’ultimo posto per la spesa sociale, ovvero destina pochissime risorse per famiglia, maternità, disoccupazione e disagio sociale.
Il quadro generale dei consumi degli italiani sembra quindi ben delineato: il lusso è il traguardo a cui tutti tengono e questo in larghissima parte significa prodotti energivori (tutti quelli tecnologici che, se anche singolarmente sono a basso consumo, sommati tra loro fanno aumentare i consumi totali ), improntati spesso solo sull’innovazione di prodotto e ad una logica (lo sappiano da altre fonti già note) del "compra e getta". Di fronte a queste tendenze parlare di dematerializzaione della società (e dell´economia) della conoscenza appare davvero ardito.