[10/09/2007] Energia

Conferenza sul clima, Ferrara: «In evidenza i costi del non fare»

LIVORNO. I lavori per organizzare la conferenza sul clima che si aprirà mercoledì a Roma sono stati coordinati dal climatologo dell’Enea Vincenzo Ferrara che prova a spiegare a greenreport perché si è fatta una conferenza sul clima (sicuramente buona in sé) senza però farla sull’energia, quando questi due aspetti rappresentano in realtà i corni di uno stesso problema.

«Innanzitutto perché la conferenza sull’energia si farà l’anno prossimo – spiega Ferrara - e poi perché non è vero che i due temi siano così sovrapponibili: la questione climatica infatti è al di sopra delle parti, poi vi sono aspetti che riguardano l’energia ovvero le cause che producono questi cambiamenti attraverso le emissioni, e aspetti che invece riguardano l’ambiente, ovvero gli effetti di questi cambiamenti sul nostro pianeta. Ecco perché abbiamo deciso di scorporare i due temi».

Ma visto che causa ed effetti hanno come unica radice il clima forse sarebbe stato più opportuno avere un’ottica d’insieme.
«Ritengo di no per un semplice motivo: affrontando oggi i problemi derivati dagli effetti dei cambiamenti climatici rispondiamo all’esigenza di vedere non solo quali sono i rischi e i costi per il futuro, ma anche di recuperare quello che attualmente c’è da fare, ovvero il rispetto del protocollo di Kyoto e degli obiettivi che l’Italia deve raggiungere. Invece per quanto riguarda l’energia il problema è inserito in dinamiche internazionali, che saranno disegnate solo con la nascita del dopo-Kyoto. Sarà quindi utilissimo affrontare la questione tra un anno».

Un’altra perplessità riguarda l’impostazione di questa conferenza sul clima, affidata al ministero dell’ambiente che poi ha chiesto un contributo sul problema ad altri ministeri, in particolare a quello dell’economia e a quello dello sviluppo. Non ritiene che per attuare una vera e propria riconversione ecologica dell’economia sarebbe dovuto accadere il contrario? Ovvero che i ministeri economici, consapevoli dei costi che producono le decisioni in fatto di sostenibilità, chiamassero il ministero dell’ambiente a collaborare?
«In effetti sarebbe stato più logico, anche se in realtà il ministero dell’economia è già molto sensibile su questo fronte: non a caso è già al lavoro una commissione presieduta da Paolo Cento per inserire la contabilità ambientale nei bilanci dello Stato e degli enti pubblici. Ma per essere sensibilizzato ulteriormente è anche importante che noi mettiamo in evidenza quali sono i costi del non fare».

Sarà anche sensibile, intanto però il ministro Padoa Schioppa ha annunciato che per realizzare una finanziaria davvero leggera quelli che potrebbero saltare per primi sono gli incentivi, gli sgravi e i bonus riconosciuti negli ultimi anni per certi tipi di consumo, che quasi sempre sono finalizzati a un minore impatto ambientale (auto, elettrodomestici, riqualificazione energetica, fonti rinnovabili…).
«Non ho visto questa notizia ma sicuramente non è un segnale buono e va in controtendenza rispetto agli sforzi che facciamo. Mi permetto però di sottolineare che bisogna leggere il contesto complessivo: se per esempio si togliessero gli ecoincentivi per i veicoli ecologici, ma al suo posto si varasse un provvedimento che consentisse di ridurre il numero delle auto sulle nostre strade, il risultato finale sarebbe ancora migliore del precedente».

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