[11/09/2007] Rifiuti

La lotta al terrorismo produce anche una valanga di rifiuti ai varchi aeroportuali

PISA. «Il 95% dei prodotti integri cioè chiusi e sigillati lasciati dai passeggeri in partenza all’aeroporto Galileo Galilei di Pisa vengono donati dalla Croce Rossa Italiana ai campi nomadi della città». Lo spiega Daniele Cassari dipendente amministrativo dell’associazione al quale abbiamo chiesto dove finisce la quantità enorme di prodotti che ogni giorno viene trattenuta dalle dogane degli aeroporti di tutto il mondo.

«Grazie ad un accordo con la Sat (Società aeroporto toscano) - continua Cassari - in media ogni settimana ritiriamo direttamente in aeroporto una ventina 20 di scatole di misura 40x40x40 cm colme di bagno schiuma, shampoo, profumi, schiuma da barba, dentifricio. Provvediamo alla loro suddivisione per tipologia e poi li distribuiamo. Non solo ai nomadi, ma anche a chi ne fa richiesta».
Le norme aeroportuali emanate in seguito agli attentati terroristici di sei anni fa impediscono in effetti di portare a bordo oggetti considerati a rischio. Così ogni giorno si buttano migliaia di bottiglie di acqua, olio, vino e saponi perché le regole di sicurezza limitano la quantità di sostanze liquide che è possibile portare attraverso e oltre i punti di controllo.

I passeggeri in partenza, ricorda in una nota la Sat, sono quindi obbligati a munirsi di un sacchetto di plastica dove cercare di stivare tutti i prodotti che hanno consistenza liquida. Deodoranti, creme, bagnoschiuma, profumi, dentifrici, mascara… tutto finisce in un sacchetto trasparente da esibire al momento dell’imbarco. L’alternativa è mettere il sacchetto nella valigia oppure rispettare la misura imposta di 100 millimetri per ogni contenitore contenuti nella busta che deve avere dimensioni pari a circa cm 18 x 20. Pena il sequestro. Ma capita spesso che in quel sacchetto non tutto entra e allora che succede? Quello che succede nella maggior parte dei casi in qualsiasi aeroporto da Fiumicino – come descriveva Luciano Del Sette in un suo articolo sul Manifesto – fino a Pisa: lasciare a terra la busta o correre al check in per infilarlo nella stiva.

Tecnicamente il personale della security non può confiscare o sequestrare gli oggetti, ma si limita a far presente al passeggero che l’oggetto non è consentito a bordo e deve quindi in qualche modo disfarsene. E se l’aereo sta per partire e non si ha il tempo materiale per arrivare di nuovo al check- in e se non si è accompagnati da qualcuno a cui lasciare il famoso sacchetto, non resta altro che abbandonarlo. E si tratta proprio di abbandono, perché la security non può fare custodia e dunque i prodotti non possono essere reclamati al ritorno del viaggio.

I liquidi e gli oggetti di consistenza assimilabile abbandonati, non integri o usati, come bottiglie di bagnoschiuma usate, acqua o altre bibite/bottiglie aperte, ecc vengono gettati (ma in questo caso la Sat è stata piuttosto vaga sulle modalità e non ha saputo indicarci se questi rifiuti vengono differenziati dalla ditta privata che ha in appalto il servizio di pulizie all´interno dell´aeroporto), mentre quelli non usati e integri vengono donati alla Croce rossa italiana di Pisa.

Lo scalo di Pisa ha movimentato lo scorso anno 3 milioni di passeggeri con la previsioni di movimentarne circa 3,5 milioni a fine 2007: una montagna di prodotti che diventano rifiuti anzitempo ma che fortunamente viene limitata da questa forma di recupero solidale.

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