[12/09/2007] Energia

Global warming: governo dei titoli e governo del problema

ROMA. «Le aziende italiane farebbero bene a preoccuparsi di come tagliare le emissioni di anidride carbonica. Periodicamente alcuni lanciano il rischio black out, per non parlare dei veri problemi». Lo ha detto il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, a margine della conferenza nazionale sui cambiamenti climatici che si è aperta questa mattina a Roma.

Al pronti-via della Conferenza sul clima, dunque, organizzata perché si passi (è scritto nella presentazione ufficiale) «dall’allarme all’azione, dal problema all’avvio delle soluzioni da mettere immediatamente in campo per tutelare il presente e il futuro del nostro Paese», l’argomento introduttivo avrebbe dovuto essere ‘la strategia da mettere in campo’. Risparmio ed efficienza energetica, per cominciare, fonti rinnovabili a seguire, nuovi modelli di vita più sostenibile e via e via. Invece, Pecoraro Scanio ha dovuto giocoforza partire da una risposta all’Enel che, strategicamente verrebbe da dire, ha ‘calciato subito i palloni in fallo’ spostando il dibattito sulla carenza di energia e il rischio black-out.

Ci pare una falsa partenza (almeno mediatica), un intoppo laddove dove il discorso doveva farsi subito virtuoso, magari attraverso un incrocio più evidente tra cambiamenti climatici ed energia, tema quest’ultimo che diversamente sarà trattato in un’altra apposita conferenza nazionale addirittura il prossimo anno. Una Conferenza, quella odierna sul clima, alla vigilia della quale tutti – grazie proprio all’intervento (intuizione) dell’ad di Enel Conti - sono riusciti a ribadire la propria posizione sulle carenza di energia, rilanciando opportunamente la propria convinzione: chi per il carbone, chi per il nucleare, chi per le rinnovabili. Niente di nuovo, appunto, nessuna sorpresa e tutti ( ed è ovvio) per tirare la corda dalla loro parte. Si poteva evitare? Almeno per la parte relativa al riverbero mediatico, crediamo di sì. E avrebbe aiutato, anche, che questo governo avesse un orientamento fermo e univoco – quale che sia – ma deciso sull’argomento. Invece anche qui si è assistito a discussioni tra ministeri e ministri a chi invoca un risparmio (anche in termini un po’ maccheronici), a chi rivendica di contro scelte fatte a tutela dei cittadini e via dicendo.

«Oggi il problema – ha detto sempre Pecoraro Scanio - è che rischiamo di pagare milioni di euro di multa per Kyoto, perché alcune aziende invece di fare innovazione fanno allarmismo. Lavoriamo su cose serie. Riducendo gli sprechi, si può evitare il rischio black out». Anche da qui si capisce che il ministro è stato spiazzato e apre la riflessione su un altro punto: qual è (era) il compito della politica? Non dovrebbe essere proprio quello di orientare le scelte del Paese e quindi anche dell’economia? Non dovrebbe essere quello di ascoltare (certamente) le diverse, fisiologiche, posizioni e poi proporre una sintesi e una direzione univoca di marcia in modo tale che tutti si possano orientare ( come vogliono) ma con certezza?

Ora spetta comunque alla Conferenza sul clima dare qualche risposta e noi attendiamo con fiducia, non prima però di aver osservato un’ultima cosa: l’industria, la politica (quella attuale e quella che verrà), le associazioni ecc. si stanno confrontando giustamente sul tema cruciale dei flussi di energia. Flussi di energia che, assieme a quelli di materia, sono gli (unici) corni del dilemma relativo al metabolismo delle attività umane in rapporto alla natura. Perché, però, dei flussi di materia - che poi sono legati a doppio filo a quelli energetici ( per es. quando si parla di carbone si parla anche di materia) nessuno neppure ne parla? Questo è (sarebbe) l’altro corno del problema attraverso il quale incidere per inseguire l’obiettivo della sostenibilità ambientale e di un´economia ecologica, ma lo si ignora completamente. E i risultati, ovviamente, si vedono.

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