[18/09/2007] Consumo

Come le zanzare agli insetticidi così gli europei agli ogm?

LIVORNO. Sono tra noi. O almeno c’è il forte rischio che questo avvenga in misura ancor più crescente. Stiamo parlando degli Ogm. Gli organismi geneticamente modificati che pare piacciano molto anche all’Ue. O a parte dell’Ue. Quella che oggi potrebbe decidere ad esempio di introdurre una barbabietola ogm, senza dimenticare la “superpatata” di Basf, il mais Usa, il cotone transgenico della Bayer. Lo abbiamo già evidenziato in passato, ma appare così ancor più evidente oggi che l’Ue non è capace di governare questa situazione, soprattutto a causa del fatto che non ha una posizione ferma. Anzi, viene da pensare che si stia lasciando ‘corrompere’ dall’idea che non ci sia niente di negativo dimenticandosi il principio base della precauzione.

In principio, lo ricordiamo, è stata l’accettazione che nel biologico si possa sopprotare una soglia pari allo 0.9 per cento di ogm. Ora, forse, la barbabietola. Proprio mentre l’Inghilterra sta pensando non di riaprire la discussione sugli ogm (bocciati dal governo Blair dopo una lunga campagna di coltivatori e ambientalisti), ma direttamente di come introdurli e basta (la fonte sono i rumors raccolti dal Guardian). Dando, quindi, per scontato la loro introduzione. Come il vecchio detto siciliano del verme che dice al masso, dammi tempo e ti foro, così la lunga e insistente voglia di ogm sta aprendo voragini nelle pieghe della legge europea.

Il mondo ambientalista si sta come sempre mobilitando con una campagna “Italia-Europa libero da ogm” di grande portata che spera di raccogliere 3 milioni di firme, ma basterà? Segnaliamo, tra l’altro, che pur di non farsi scappare l’opportunità dell’introduzione della barbabietola, oggi la decisione sarà presa dal Consiglio dei ministri Ue (Sic!) perché quello competente (?) dell’Agricoltura si sarebbe potuto riunire solo dopo il 25 settembre, giorno però ultimo disponibile per l’approvazione…

I retropensieri, va detto, in questo caso si sprecano. E’ come se si stesse dando ogni giorno un po’ di veleno a tutti, sperando che poi alla fine ci sia un’assuefazione e una sostanziale ‘calata di braghe’. Da tempo si sostiene (forse anche a ragione) che gli ogm già ce li mangiamo da tempo: nella pasta e soprattutto attraverso la lecitina di soia, che è presente in un gran numero di alimenti. Poi si è aggiunto che a causa della loro coltivazione all’aperto la contaminazione è già in corso: questo è vero e ci sono già conseguenze negative sulla salute, allergie in primis. Ultimamente poi, e non è altra cosa visto che si parla sempre di agricoltura e del suo impatto sulla salute umana, si sta cercando di demolire il biologico (come fosse un nemico), attraverso incomprensibili campagne stampa.

Il tema è serio perché la sostenibilità ambientale –lo abbiamo già detto – parte anche dal piatto. E pure quella sociale. Non è un caso che l’argomento ogm venga estratto dal cilindro all’uopo quando si parla ad esempio di fame nel mondo. Qualcuno sostiene infatti che i super semi sarebbero l’ideale per i paesi africani, senza dire – solo per fare un semplice esempio – che per questi semi serve spesso molta più acqua. Oppure che il brevetto ce lo hanno in mano le multinazionali, le quali quindi farebbero ancora di più il bello e cattivo tempo. Qualcuno vuole poi ricordarsi che l’agricoltura industriale avrebbe già fatto qualche danno in passato special modo quando ha messo da parte la rotazione, per sposare la coltivazione intensiva? Generatrice tra l’altro di desertificazione e annientatrice di biodiversità. Proprio quest’ultima verrebbe messa ancora più in crisi dalle coltivazioni ogm, ma per i suoi sponsor questa pare non essere un argomento da prendere in considerazione.

Di fronte ad un’Europa così debole su questo tema (o forte a seconda dei punti di vista) c’è da stare dunque in campana, perché se anche l’Italia dovesse farsi (come sta facendo e continuerà a fare, speriamo) paladina della battaglia contro gli ogm, c’è il rischio che questo impegno straordinario venga vanificato da un via libera negli altri paesi e quindi ad una contaminazione pressoché certa. Anche perché non si sta parlando di sperimentazioni da laboratorio, ma di introduzione tout court.

In serata, da Bruxelles, è arrivata la notizia che al Consiglio dei ministri Ue della Giustizia - sul voto appunto relativo alla richiesta di autorizzazione di una varietà transgenica di barbabietola da zucchero (la H7-1, prodotta dalla tedesca Kws Saat Ag in associazione con la Monsanto) - i ministri hanno confermato la le posizioni espresse precedentemente a livello tecnico dai rispettivi Stati membri (l´Italia è contraria). Il risultato, scontato, è che non c´è la maggioranza qualificata richiesta né a favore né contro l´autorizzazione. Il fascicolo torna dunque in mano alla Commissione europea, che ha il potere, a questo punto, di concedere l´autorizzazione senza ulteriori passaggi politici.

L´eventuale (e quasi certo) via libera Ue non riguarda la coltivazione della barbabietola Ogm, che è tollerante all´erbicida glifosato, ma solo la sua trasformazione industriale per la produzione di zucchero e sciroppi.

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