[18/09/2007] Comunicati
ROMA. La Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici 2007, organizzata a Roma dal Ministero dell’Ambiente nei giorni 12 e 13 settembre scorsi, costituisce un significativo passo avanti dell’Italia nella lotta all’inasprimento dell’effetto serra e all’aumento della temperatura media del pianeta.
Con questa Conferenza, e con il piano di azione in 13 punti che essa ha proposto, il nostro paese sia avvia sia a dare concreta attuazione alla «strategia di mitigazione» sia ad inaugurare una «strategia di adattamento» ai cambiamenti climatici.
La «strategia di mitigazione» consiste, in buona sostanza, nel diminuire le emissioni antropiche di gas serra ed è chiaramente definita dai vincoli internazionali (il Protocollo di Kyoto e la decisione unilaterale dell’Unione europea di tagliare le proprie emissioni del 20% entro il 2020 rispetto ai livelli di riferimento del 1990). La Conferenza del 12 e 13 settembre consente all’Italia di accelerare il passaggio dall’adesione formale al rispetto sostanziale dei vincoli internazionali cui è tenuta. Non è cosa da poco.
La «strategia di adattamento» nasce da un fatto: la temperatura media del pianeta continuerà ad aumentare nei prossimi anni. Se anche oggi azzerassimo le emissioni antropiche globali di carbonio, la temperatura salirebbe almeno di 1 o 1,5 gradi. Se l’umanità riuscirà, con un’efficace politica di mitigazione, a contenere l’aumento dei gas serra in atmosfera entro il doppio rispetto all’epoca pre-industriale, avremo un aumento di almeno altri 2 gradi della temperatura. Un cambiamento significativo, che avrà effetti sulla salute dell’uomo, sulle dinamiche degli ecosistemi, sulla società e sull’economia. Conviene pertanto adattarsi a questo mutamento. E finalmente l’Italia, dopo molti (troppi) anni di spensieratezza, inizia a costruire il suo futuro in un clima più caldo. Il paese cessa di essere una cicala e diventa una formica ambientale. Ancora una volta, non è cosa da poco.
La Conferenza nazionale sui cambiamenti climatici 2007, tuttavia, non deve renderci del tutto soddisfatti. Molti sono i problemi ancora da risolvere. Ne vogliamo segnalare uno in particolare: la compattezza (metodologica) della comunità scientifica. Le critiche polemiche che alcuni scienziati – tra cui Franco Prodi, il fratello del Presidente del Consiglio – hanno rivolto alla Conferenza, dimostrano che questa compattezza in Italia ancora non c’è e che la Conferenza non ha aiutato a realizzarla.
Non entriamo nel merito delle critiche. Ma nel discorso sul metodo sì. La scienza è essenziale nella politica del clima. Tutti i paesi che hanno deciso di adottare una «strategia dell’adattamento» hanno collocato al primo posto dei loro piani d’azione la ricerca scientifica. Dobbiamo saperne di più, per meglio indirizzare i nostri sforzi. E proprio perchè l’impegno è enorme, occorre che tutta la comunità scientifica sia e si senta coinvolta. Nel pieno rispetto della sua autonomia.
Il che significa dialogare con l’intera comunità scientifica e darle la possibilità concreta di fare ricerca a 360 gradi. Accettando che vengano battute anche piste scomode. E accettando, ovviamente, anche risultati scomodi. Un esempio per tutti: il nucleare di IV generazione. Occorre che l’Italia, come ha deciso il Governo, partecipi agli sforzi di ricerca di un “nuovo nucleare” intrinsecamente sicuro e che non produce scorie. E attendere, laicamente, i risultati della ricerca (che arriveranno fra non meno di una ventina di anni). Se poi la ricerca dimostrerà che i benefici saranno superiori ai costi, utilizzeremo anche le tecnologie nucleari. Se invece la ricerca dimostrerà che i costi continuano a essere superiori ai benefici, continueremo a non utilizzarle.