[19/09/2007] Comunicati

Ricerca, Margherita Hack: «Con lo stop ai Prin si rischia la paralisi»

LIVORNO. Molto in teoria domani scadrebbero i termini di presentazione delle domande per partecipare al bando per i progetti di ricerca di interesse nazionale (Prin). Molto in teoria appunto, perché il bando emanato lo scorso luglio dal ministro dell´università Fabio Mussi, non è stato registrato dalla Corte dei conti. L’ennesima mazzata sulla ricerca italiana, che attendeva i finanziamenti 2007 per coprire tutte le spese per i progetti di ricerca. Le motivazioni della bocciatura da parte della Corte dei conti però sono top secret.

Dalla segreteria del ministero dell’Università e della ricerca ci si limita a confermare che effettivamente la registrazione non è avvenuta e che la scadenza del 20 settembre è slittata a data da destinarsi, ma per avere spiegazioni sui motiva si rimanda all’ufficio stampa dello stesso ministero, che per il momento prende tempo (la nostra prima richiesta di intervista o chiarimenti risale al 6 settembre, il giorno successivo alla pubblicazione della notizia, data usando ancora il condizionale, da parte di Italia Oggi).

«Purtroppo questo stop mette completamente a terra la ricerca italiana – spiega a greenreport l’astrofisica Margherita Hack /(Nella foto) - Non era mai successa una cosa simile perché si rischia il blocco completo. Oltretutto ancora non si conoscono con esattezza le ragioni per cui la Corte dei conti non ha dato il via libera alla registrazioni del bando. E’ necessario che il ministero dica cosa c’è che non va perché si possa provvedere alla correzione immediatamente».

Gli obiettivi di Lisbona, giova ricordarlo, indicano come obiettivo il 3% del Pil di investimenti in ricerca, di cui due terzi a carico delle imprese. Ma avanti di questo passo appare quasi inutile lamentare che la ricerca italiana è poca, pubblica e non orientata verso la sostenibilità.

«Il ministro Mussi aveva mostrato buone intenzioni all’inizio – continua Margherita Hack – Ma poi si è completamente perso. Altrettanto urgente della questione dei fondi infatti c’è quella che riguarda i concorsi per i ricercatori: anche in questo caso l’intento era una maggiore trasparenza e invece il risultato sono state norme tanto arzigogolate da renderle addirittura inapplicabili. E così non si fa altro che continuare a incentivare la fuga dei migliori all’estero».

Ancora una volta quindi il mondo della ricerca deve aspettare, nell’incertezza più totale, perché anche sui 90 milioni annunciati dal ministro Fabio Mussi, che erano destinati ad aumentare in conseguenza dello sblocco di risorse previsto per settembre (160 milioni), le informazioni sono tutt’altro che certe. I Prin finanziano progetti di ricerca biennali di ogni specialità (in attesa ce ne sono almeno 3500), dall´area giuridica a quella tecnica fino a ingegneria industriale. Ogni facoltà aspetta questi soldi per acquistare materiale, per pagare le spese per i servizi, partecipare a convegni, pagare i giovani ricercatori.

Una situazione che ha spinto il mondo accademico ad ipotizzare il blocco totale delle attività, dopo aver inviato al presidente della Repubblica una petizione e dopo che anche il Consiglio universitario nazionale (Cun) aveva sollecitato il ministro dell´università di rendere noto l´importo disponibile e di procedere con «la massima celerità all´emanazione del bando».

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