[19/09/2007] Parchi

Stop Ue alla pesca del tonno rosso, ma in Italia le multe sono ridicole

LIVORNO. Fino al 31 dicembre è vietata la pesca al tonno in tutto il Mediterraneo e nell’Atlantico orientale. Lo ha stabilito stamani la commissione europea, che ha subito incassato il plauso di Greenpeace, che da sempre denuncia la situazione fuori controllo della pesca del tonno, pur notando con rammarico che oggi siamo già alla seconda metà di settembre. Italia e Francia avevano già imposto il blocco a luglio. Non è un risultato inatteso, dopo l’esito delle varie riunioni dell’Iccat, la Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno rosso.

«Nel 2006, il Comitato Scientifico Iccat era stato molto chiaro: lo stock è a rischio di collasso - spiega Alessandro Gianni, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace - L’unica possibilità di salvarlo è data da una serie di misure di protezione, compresa la riduzione delle catture a 15.000 tonnellate/anno e una rete di riserve marine nelle zone di riproduzione».

Quest’estate Greenpeace ha dimostrato le attività illegali dei pescherecci dell’Ue, anche italiani, che sono stati visti mentre, tra l’altro, passavano i tonni a cargo frigo con bandiera ombra.
L’associazione ha anche dimostrato che molte delle gabbie di ingrasso presenti in Italia sono vuote. Ad esempio in Costiera Amalfitana, nonostante una fortissima opposizione locale, un’impresa ha chiesto di istallare nuovi impianti, pur avendo due gabbie vuote a Procida, poco distante. In ballo ci sono gli interessi verso interessanti finanziamenti dell’Ue.

Agli inizi di settembre Greenpeace ha denunciato lo sbarco illegale di 96 tonnellate di tonni nel porto di La Valletta (Malta): questi tonni provenivano da due pescherecci libici che dovevano essere fermi da metà giugno. Le Autorità maltesi hanno risposto che questi pescherecci avevano i certificati di sbarco dell’Iccat. Il dubbio dell’associazione è sull’autenticità di questi documenti.

Nel comunicare lo stop alla pesca, la Commissione Europea ha affermato che verranno sottratte alle future quote di pesca tutti i quantitativi pescati in eccesso. Questo principio fino ad ora non sempre è stato applicato e Greenpeace attende di sapere i risultati dell’investigazione che la Commissione sta effettuando, anche perché sono stati garantiti più monitoraggi e controlli.

«Va bene controllare di più, ma a che serve se poi in Italia le sanzioni sono ridicole? Chi pesca illegalmente pesci che valgono centinaia di migliaia di euro rischia una sanzione di 2.000 euro!» denuncia Alessandro Giannì. «L’unica soluzione è diminuire la flotta di pesca e prevedere sanzioni severe per chi pesca al di là della quota o, addirittura, senza alcuna quota».

Oltre alla riduzione della pesca e a maggiori controlli, Greenpeace chiede che, in linea con le norme del Regolamento Comunitario sulla Pesca in Mediterraneo, le aree di riproduzione del tonno rosso siano incluse in una rete di riserve marine d’altura. Greenpeace chiede anche che alla prossima riunione Iccat in Turchia, l’Ue si faccia promotrice di una revisione del “piano di gestione” del tonno con una riduzione delle quote verso i valori suggeriti dal Comitato Scientifico dell’Iccat.

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