[20/09/2007] Energia

Carbone e gas serra: parola ai numeri

ROMA. Le recenti dichiarazioni dell´amico Gianni Silvestrini (vedi intervista a greenreport, link) non chiariscono fino in fondo il tema dell´ impiego del carbone, in Italia, per generazione elettrica, in relazione alla necessaria riduzione delle emissioni serra. Ai fini di sviluppare questo tema, il ruolo da protagonista spetta necessariamente ai dati.

Riporto di conseguenza una tabella di contributi delle emissioni di CO2, principale gas serra, provenienti dal settore termoelettrico italiano, nell’ anno di riferimento 1990 e nel 2000 e 2005.
La tabella, basata sull´Inventario Apat 1990 - 2005, pubblicato nel 2007, relativamente alla produzione di energia elettrica, si riferisce ai combustibili liquidi (soprattutto olio), a quelli solidi (soprattutto carbone), al gas naturale e ad altri contributi (gas di raffinerie, gas di carbone, biomasse, altro comprendente i rifiuti, energia elettrica da produttori industriali e autoproduttori).

Il dettaglio dei contributi in questione è riportato nel citato Inventario Nazionale delle emissioni 2007, pag. 56, tabella 3.3 (allegata).

Le emissioni contrassegnate da asterisco, dovute ai combustibili liquidi, solidi, al gas naturale ed ad altri contributi del 1990, non essendo disponibili nell’inventario APAT, sono state calcolate tenendo conto dei dati di produzione elettrica di Terna e attribuendo al 1990 gli stessi fattori di emissione, in g CO2/kWh, dell’anno 2000. I totali generali riportati in ultima riga sono di diretta provenienza APAT, rapporto pubblicato nel 2007, a pag. 56, tabella 3.4.
I dati parziali relativi all’anno 2000 provengono dall’inventario APAT 1990-2001, pubblicato nel 2003.

Osservazioni
1. il contributo del petrolio, nei 15 anni dal 1990 al 2005, diminuisce da 62.9 a 52.6 a 23.8 Mt CO2;
2. si nota un incremento pressoché simmetrico del gas naturale da 13.5 a 33.8 a 56.2 Mt CO2;
3. si nota ancora una tendenza prima di diminuzione poi di aumento del carbone da 29.5 a 24.2 a 39.6 Mt CO2; va sottolineato che il valore del 2005 è maggiore rispetto al 1990, anno di riferimento.
4. per quanto riguarda gli altri contributi, che aumentano da 22.5 a 29.9 per poi diminuire a 26.8 Mt CO2, non si ritengono di specifico interesse in questa sede.
5. la vera questione, per le emissioni, nasce sia dal totale parziale, in aumento da 106.0 a 110.6 a 119.6 Mt CO2 che dal totale generale, ugualmente in aumento da 128.5 a 140.5 a 146.4 Mt CO2.

Commenti
Appare evidente che, essendo avviato un processo di sostituzione del petrolio da tutti ritenuto necessario, questa sostituzione, per il fatto di essere effettuata, in misura non trascurabile, attraverso l’incremento del carbone, sta portando l’intero settore al di fuori degli impegni previsti dal Protocollo di Kyoto.

Un´alternativa appare invece costituita dalla stabilizzazione dei consumi di energia elettrica, conseguibile con gli aumenti di efficienza, e dall’aumento dell’impiego delle fonti rinnovabili.
Facendo riferimento, relativamente al totale parziale dovuto ai tre combustibili fossili, ad un valore per il 2012 inferiore del 6.5% rispetto a quello del 1990, si ottiene un valore obiettivo pari a 99.1 Mt CO2. Per quanto riguarda il totale generale, applicando al valore del 1990 di 128.5 Mt CO2 la diminuzione del 6.5%, si otterrebbe come valore obiettivo per il 2012 il valore di 120.0 Mt CO2.
La tendenza invece è al di sopra di 150 Mt CO2, quindi al di fuori degli impegni internazionali dell’Italia. Infatti, i valori del totale generale aumentano del 12% in 15 anni, quasi 1% annuo, invece di diminuire.

Confronto con il Progetto ISSI

Si riportano per confronto, a lato della accennata tabella, i valori per il 2012 ricavati dal Progetto 2020 dell’ISSI - tabella 2.11, uno di “tendenza” ed uno di progetto finalizzato all’obiettivo di Kyoto.
La tendenza in atto, fino ad oggi, corrisponde grosso modo a quanto previsto in sede ISSI, in assenza di interventi efficaci, collocandosi del tutto al di fuori degli impegni internazionali.

Valutazione dell’intervento dell’incremento dell’efficienza energetica nel settore elettrico. Nel 2004-2005 i consumi elettrici in rete si sono attestati intorno a 303 TWh. Applicando un ragionevole tasso di aumento del 2% annuo fino al 2020, circa 30% complessivo, si può fare riferimento alla domanda Business as usual al 2020 pari a 303 x 1.30 = 394 TWh.

Applicando a quest’ultimo valore il risparmio del 20%, in accordo con le indicazioni europee in data 08/09 marzo 2007, il risparmio da realizzare da qui al 2020 risulterebbe pari a 394 x 0.2 = 79 TWh.
Dal 2005 al 2012 l’intervallo per l’intervento è di 7 anni rispetto ai 15 disponibili fino al 2020. Attribuiamo quindi al risparmio conseguibile nei 7 anni successivi al 2005 una quota pari a 7/15 di 79 TWh, ovvero 37 TWh.

In pratica l’aumento previsto dal 2005 al 2012 è pari a 2% x 7 = 14% con valore di tendenza al 2012 pari a 303 x 1.14 = 345 TWh.
Tenendo conto dell’intervento sull’efficienza, si deve programmare al 2012 un valore pari a 345 – 37 = 308 TWh.
In sostanza, un intervento di risparmio energetico compensa la tendenza di aumento del 2% per cui si deve programmare e realizzare la stabilizzazione del consumo di energia elettrica in rete intorno a 308 TWh.

Conclusione
E’ in primo piano la strategia di sostituzione del petrolio, in questa sede considerata per il settore di produzione dell’energia elettrica. Come sostituire il petrolio nel settore elettrico?
Risposta: prima di tutto con la stabilizzazione dei consumi elettrici, poi con l’aumento delle fonti rinnovabili; non è efficace invece, ai fini della riduzione delle emissioni, la sostituzione del petrolio con l’aumento del carbone.

La tendenza in atto, in base ai dati disponibili fino al 2005, corrisponde invece ad un aumento, per quanto riguarda il contributo di emissione del settore di energia elettrica, della distanza dell’Italia dall’obiettivo di Kyoto.

Una specifica preoccupazione è dovuta all’aumento delle emissioni dal carbone da 24.2 nel 2000 a 39.6 Mt CO2 nel 2005, pari a 15 Mt CO2 in 5 anni, 3 Mt CO2/anno.

Per conseguire l’obiettivo di Kyoto occorrono quindi:
– aumento dell’efficienza e stabilizzazione del consumo di energia elettrica al valore di 308 TWh, poco superiore a quello del 2004-2005;

– verifica in profondità delle emissioni dovute al carbone sottoponendole alla condizione che il totale generale della tabella riportata sia contenuto al 2012 entro 120 Mt CO2 (valore ottenuto applicato a 128.5 Mt CO2 la riduzione del 6.5%); a questi fini, va anche riconosciuta l’incompatibilità degli aumenti di consumo del carbone che si avrebbero con la costruzione di nuove centrali, come Civitavecchia e Porto Tolle;

– forte aumento del contributo delle fonti rinnovabili, dell´ordine di + 4 TWh / anno;

– bisogna tener conto anche del contributo dei meccanismi flessibili, valutato dalla delibera CIPE n. 123 del 19/12/2002 intorno a 12 Mt CO2; considerando per il settore elettrico 1/3 di 12 Mt CO2, si avrebbe un alleggerimento di 4 Mt CO2.

*Responsabile dipartimento energia Issi

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