[21/09/2007] Parchi

Ancora su aree protette e paesaggio

PISA. Ora che molte delle ceneri delle polemiche sul paesaggio in Toscana si sono depositate forse si può vedere con maggiore chiarezza cosa resta sul terreno. Ed è bene farlo e presto perché l’impressione è che a troppi a partire dalle istituzioni e specialmente province e comuni ma anche aree protette sfuggano alcuni cambiamenti introdotti dal Pit che possiamo dire riportano indietro e non di poco una situazione che in Toscana presentava assolute e importanti novità.

Detto senza tanti preamboli il paesaggio quale emerge da allegati e norme del malloppo Pit è sostanzialmente quello della legge 1497 ossia quello dei valori estetico-percettivi e del bello panoramico: questo lo si può riscontrare nell’allegato 4 e soprattutto dalle “schede dei paesaggi”, dall’individuazione degli “obiettivi di qualità”, dal riferimento alle situazioni “di eccellenza” riguardanti esclusivamente il vincolo paesaggistico della legge del ‘39.

Ma da allora – basta vedere la Convenzione europea del paesaggio firmata proprio a Firenze- il paesaggio è l’intero territorio agricolo, è biodiversità, è natura, vuole dire non solo le aree protette regionali e nazionali ma gli innumerevoli siti SIC e ZPS, vuol dire coste, montagna etc etc. Da fatto puntuale il paesaggio è oggi un ventaglio variegato di aspetti e profili che indussero –ecco le novità introdotte dalla Toscana di cui oggi sembra perdersi la memoria- il legislatore regionale ad affidare a parchi ed aree protette una competenza che andava molto al di là dei tradizionali compiti delle sopraintendenze.

Tanto oltre che il piano del Parco di Migliarino San Rossore, Massaciuccoli di Cervellati fu criticato proprio per questo: perché troppo poco naturalistico. Era una innovazione anticipatrice sia nei criteri di formazione, attraverso l’interpretazione della cartografia storica, che nella definizione di ambiti con caratterizzazione paesaggistica: innovazione che avrebbe trovato negli anni successivi importanti conferme anche internazionali. Tanto che in Parlamento da tempo si discute di integrare l’art. 9 della Costituzione perché vi figuri espressamente la natura, la biodiversità etc.

Di questa realtà e tradizione solo apparentemente consolidata che come abbiamo visto ben poco ci si era ricordati durante le polemiche su Montichiello di fatto non sembra resti molto neppure del Pit: e l’allegato 4 lo conferma. Se avere chiuso la stalla dopo Montichiello significa questo è il caso di dire che essa appare più che chiusa spalancata. Che effetti avrà questo ritorno all’antico per i parchi, i siti, le province e i comuni chiamati a pianificare in una visione integrata? E che effetti avrà per la stessa regione e i suoi diversi comparti?

Ecco perché abbiamo voluto come legautonomie offrire a tutte le istituzioni e associazioni toscane una occasione di confronto e di verifica con l’incontro fissato per il 12 ottobre al quale parteciperà l’assessore Betti. La politica del gambero non giova a nessuno.

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