[24/09/2007] Urbanistica

Piombino, Legambiente: «L´Ostello di Palazzo Gowett è un caso clamoroso!»

PIOMBINO. Le difficoltà dell’ostello nel Parco di San Silvestro sono l’ennesimo campanello d’allarme. Non sono bastati la mina che ha investito un visitatore e il camion precipitato nel parco nel 2006, non sono serviti a nulla gli appelli delle associazioni ambientaliste e di tante personalità della cultura per salvare il parco, non sono servite a nulla le proteste dei cittadini per le polveri emesse dagli impianti di frantumazione di Botramarmi.

La cava di Monte Calvi continua a produrre senza limitazione alcuna, anzi con intensità e metodi ancora peggiori. Negli ultimi mesi sono aumentati ritmi, polveri, rumori, mine e sventramenti della collina. Sono stati aperti nuovi altissimi gradoni e si accumulano montagne di detriti in cava. Ora si lavora anche di notte. Dopo gli incidenti gravissimi del 2006, il Comune aveva promesso interventi per regolare l’attività di cava e limitare i danni al parco. I fatti dimostrano il contrario: non è stato riaperto il settore del parco chiuso al pubblico nel 2006 per motivi di sicurezza; le mine vengono esplose con la stessa intensità e con maggiore frequenza; nessuna limitazione è stata imposta ai camion che transitano lungo la strada che attraversa il parco; le polveri sono aumentate in cava , lungo la strada e negli impianti di frantumazione.

Neppure la morte di una lavoratore sembra aver fatto cambiare atteggiamento. A distanza di un anno non sono stati completati i lavori per mettere in sicurezza la strada di cava, in barba alla sicurezza degli autisti e dei visitatori del parco. Non risulta che per questi ritardi, ne per i rumori e le polveri, sia stata presa nessuna iniziativa da parte del Comune e degli organi di controllo.

Ora si apprende, dal gestore dell’ostello e non dal Presidente del parco, che ci sono serie difficoltà per l’Ostello di Palazzo Gowett e per il centro di documentazione. Mentre investiva milioni di euro per valorizzare il parco e realizzare i servizi, il Comune di Campiglia si accingeva a fare scelte che ne avrebbero pregiudicato la conservazione e l’utilizzo. La data di chiusura della cava, che era stata fissata al 2014, è stata ripetutamente prorogata dal Comune, fino all’ultima proroga concessa nel 2002 che sposta il termine al 2018. Addirittura nel 2006 è stata concessa una deroga al piano di coltivazione per consentire alla cava di avvicinarsi al parco.

Nel frattempo sono stati approvati piani di coltivazione che hanno del tutto ignorato l’esistenza del parco, come dimostrano i fatti. Nel 1997, addirittura, è stata completamente liberalizzata la commercializzazione del calcare che, in origine, era limitata alle sole esigenze dello stabilimento siderurgico di Piombino. Una cava per l’industria, contro le dichiarazione programmatiche dello stesso Comune, è diventata oggi una cava per il mercato nazionale e gli interessi privati della cava hanno offuscato quelli pubblici del parco. E a presiedere la nuova società che ha rilevato la cava ex Lucchini è ancora l’ex sindaco di Campiglia Banti che aveva addirittura proposto di aumentare i volumi scavati e i termini per la coltivazione.

Queste scelte rischiano ora di rendere inutilizzabile anche una struttura ricettiva di 100 posti letto e un centro di documentazione realizzati con risorse pubbliche del Comune e dell’Ue. Un caso davvero clamoroso! Lo stesso Comune che ha approvato la costruzione di 10.000 metri cubi di cemento in una discutibile lottizzazione di residenze turistiche alberghiere sotto il centro storico di Campiglia, ovviamente con la scusa di sostenere lo sviluppo turistico, non sembra battere ciglio per le difficoltà di una “sua” struttura ricettiva realizzata nel parco con fondi pubblici. Anzi, sembra tollerare ritardi e inadempienze. E’ anche quello sviluppo turistico. Ma gli interessi pubblici, per il Comune di Campiglia, sembrano arrivare parecchio dopo quelli privati.

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