[26/09/2007] Aria

Galeotti: La finanziaria dimostrerà l´impegno dell´Italia sul clima

LIVORNO. Conferenza sul clima del ministero dell’ambiente, “La sfida dell’energia” della Conferenza mondiale sul futuro della scienza, il summit all’Onu sul cambiamento climatico. Sono solo gli ultimi tre appuntamenti di rilievo che hanno affrontato ciò che viene ritenuto a ragione “il problema dei problemi”: il global warming. Il tutto mentre all’orizzonte (dicembre) comincia a fare capolino la Conferenza di Bali e, dall’altra parte della barricata, George W. Bush si prepara al suo controvertice (domani), dimostrando così di non voler ascoltare le richieste delle multinazionali del suo Paese che gli chiedono da tempo vincoli. E alle quali lui risponde invece con la ricerca di accordi o pseudo-tali con i Paesi inquinatori basati sul volontariato e il buon cuore.

Se dunque il tema dei cambiamenti climatici è posto e la discussione è ormai ampia, è tempo di chiedersi quanto effettivamente questi vertici porteranno in termini di azioni cogenti per affrontare il problema sia in termini di mitigazione, sia in termini di adattamento. Ne abbiamo parlato con Marzio Galeotti, professore ordinario di Economia Politica e responsabile del programma di ricerca sui cambiamenti climatici presso la Fondazione Mattei, nonché già expert reviewer del Third assessment report (Working Group III on Mitigation) dell´Ipcc e collaboratore di Lavoce.info.

«Sul piano delle azioni – comincia Galeotti – l’impegno dell’Italia sul cambiamento climatico si vedrà nella Finanziaria. Quindi per il momento sospendo il giudizio e aspetto di vedere gli investimenti sul clima appunto nella manovra finanziaria. Nel Dpef si parla dei costi del non ottemperare al protocollo di Kyoto, anche se sarebbe interessanto sapere da dove sono usciti fuori questi numeri, e se anche in linea teorica abbiamo tempo per far tutto entro il 31 dicembre 2012, perdere altro tempo non è forse la cosa più saggia da fare. Ritengo insomma che dovremmo cominciare a pensarci. Dunque credo che sull’energia e sull’ambiente in finanziaria ci saranno buone cose, ma temo – leggendo quali sembrano essere i problemi sui quali si sta dibattendo – che il clima già non sia più in cima alla lista, ma figuri nuovamente tra gli elementi sfigati di questa legislatura. Come del resto fu in quell’altra. Per quanto vada riconosciuto all’attuale maggioranza molta più attenzione rispetto a quella precedente e in particolare sottolineare l’impegno del ministro Bersani».

E per quanto riguarda il panorama internazionale?
«Gli eventi di livello internazionale non credo che produrranno molto. Anche Bali sarà un incontro interlocutorio. Ci potrebbero invece essere maggiori segnali dal punto di vista delle azioni nel summit dell’anno prossimo. Anche quella dell’Onu è una conferenza che mostra la sensibilità del segretariato che ha dedicato a tema ampio spazio, ma in realtà non produrrà grandi risultati. C’è secondo me ormai parecchia consapevolezza del problema e l’opera di sensibilizzazione sui capi di Stato non è più così necessaria. Purtroppo leggo invece che Bush da lupo starebbe diventando agnello, ma mi pare un travestimento per far fuori le pecorelle… L’idea degli accordi volontari tra i principali inquinatori e quindi senza obblighi vincolanti, lascia tempo che trova. Serve solo a lui per guadagnare consenso con Paesi che la pensano come lui, ma probabilmente anche per ragioni diverse. Qualcosa di buono in Usa arriverà probabilmente con la prossima amministrazione».

Le multinazionali Usa e in parte il mercato sembrano aver messo la freccia sul terreno delle azioni per affrontare il global warming, rispetto alla politica.
«In America effettivamente sta succedendo questo, ma lì sono diversi da noi. Loro dicono: Dammi chiarezza e certezza legislativa. Sono convinti o hanno capito che è una grossa opportunità, mentre l’amministrazione Bush su questo non ci vuole sentire. Oltretutto la mancanza di regolamentazione ambientale contribuisce a tenere più basso il prezzo del petrolio rispetto a quello che sarebbe realmente. E il fatto che il petrolio possa scendere ulteriormente di prezzo rende più costosa la ricerca e l’adozione delle energie rinnovabili. E’ essenziale dunque una restrizione severa sulle emissioni perché emerga più correttamente il costo delle fonti fossili. In Italia comunque le multinazionali non ci sono e quelle che si potrebbero ritenere tali come Eni e Enel non mi sembra che chiedano regole più vincolanti».

Torniamo alla Conferenza sul clima in Italia. Al di là delle polemiche suscitate da alcune dichiarazioni di Pecoraro, e delle lamentele di chi non è stato invitato all’evento, non le sembra che per avere maggiore effetto dovesse essere quantomeno integrata a quella sull’energia che si terrà invece tra qualche mese?
«Sono perfettamente d’accordo. Clima ed energia sono un problema solo: i cambiamenti climatici. Si poteva anche fare in due momenti, ma in modo unitario. Il problema va ricercato però nella concorrenza tra i due ministeri. Sulla questione degli inviti dico solo che c’è sempre qualcuno che si lamenta e qualcun’altro che dovrebbe esser stato più attento, ma tali rivendicazioni dimostrano comunque che è stata una passerella rilevante. Sulla questione dei numeri sull’aumento della temperatura gli errori da parte del ministro sono stati evidenti, anche se in parte avranno avuto qualche responsabilità i giornali che potrebbero non aver capito bene. Sui numeri comunque non si deve fare confusione perché poi si perde di credibilità e su quelli invece qualche errore in particolare proprio sull’aumento della temperatura è stato fatto. Nulla toglie che questa sia comunque in aumento e che sia evidente un’accelerazione negli ultimi 50 anni.
Vorrei dire una cosa anche sulla cifra detta da Pecoraro riguardo al costo del non fare. Ha parlato di 50 miliardi di euro. Vorrei sapere da dove venga questa cifra. Quali sono i riferimenti temporali? Quale modello di simulazione è stato usato? Io su questo posso dire che l’Istituto Mattei ha elaborato vari modelli prodotti internamente e dai quali risulta che una cifra del genere sia possibile, ma è solo uno dei tanti range. Quando si fanno queste previsioni, tutto dipende dal tasso di sconto. Ma qui Pecoraro non ha fornito indicazioni e se è comprensibile che non lo abbia fatto in una conferenza stampa, bisogna che poi le spieghi, perché altrimenti possono sembrare solo delle sparate».

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