[27/09/2007] Urbanistica

Ancora sull’ostello di palazzo Gowett

CAMPIGLIA M.ma (Livorno). Un ostello di 100 posti letto e un centro di documentazione, recuperati con milioni di euro pubblici, oggi in gravi difficoltà e a rischio di chiusura; un pezzo di parco chiuso al pubblico e incidenti gravissimi nel 2006; una strada di cava che, per ammissione dello stesso Comune, a distanza di una anno deve ancora essere messa completamente in sicurezza sia per i lavoratori che per i visitatori del parco; polveri che imbiancano i boschi del parco e la zona di Botramarmi. E tante altre cose ancora. E il Sindaco di Campiglia si chiede dove stanno le scelte che pregiudicano l’esistenza del parco? Non lo chieda a noi! Vada a vedere nelle sue decisioni e in quelle di chi l’ha preceduta per trovare le ragioni di quanto accade oggi. Noi gli suggeriamo d’indagare nel piano regolatore, nei piani di coltivazioni approvati e prorogati fino al 2018, nella completa liberalizzazione della vendita del calcare che ha innescato un processo di sfruttamento intensivo della cava; in un passaggio di proprietà della cava avvenuto con la “benedizione” del Comune. E forse anche nella concessione di “anticipata coltivazione” del 2006 che ha consentito alla cava di lavorare nelle zone più vicine al parco: quelle che avrebbero dovuto essere coltivate per ultime, magari dopo adeguati ripristini ambientali di quelle esaurite.

Noi non abbiamo elementi per giudicare se tutto avviene nel pieno rispetto dei piani e delle norme ambientali e di sicurezza. Per questo esistono enti e un collegio di controllo del Comune. Quello che constatiamo è che, se tutto avviene nel rispetto della legalità, il Comune ha autorizzato una cava che produce effetti negativi sul parco e sull’ambiente. Non è mai stata nostra intenzione chiedere la cessazione della cava di Monte Calvi, ma non è neppure ammissibile che siano il parco e i suoi servizi a chiudere. Il Sindaco aveva promesso la rapida riapertura delle zone archeologiche chiuse nel 2006; l’ostello e il centro di documentazione sono da anni al centro dell’attenzione per le loro difficoltà dovute a polveri e rumori. E’ stato fatto qualcosa? I fatti dicono di no. Prendiamo atto con favore della volontà ribadita dal Sindaco Velo di non voler concedere alcuna proroga della concessione oltre il 2018.

La invitiamo però, nell’interesse pubblico, ad attivarsi per contenere gli impatti negativi delle polveri, dei rumori, delle esplosioni e per far riaprire il parco chiuso. Attestarsi sulla constatazione delle difficile convivenza non basta. Servono atti ed iniziative concrete. Il sindaco non è un notaio, ma bensì l’autorità di governo locale, e il presidente del parco non è un mediatore ma il soggetto preposto alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio che gestisce.

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