[28/09/2007] Energia

Sull´eolico toscano... è patana: in 7 anni installati solo 30 Mw

LIVORNO. L’architetto Fabio Zita è il responsabile del settore Valutazione di impatto ambientale della Regione Toscana e lui meglio di chiunque altro può aiutarci a ricomporre il puzzle, per la verità in gran parte ancora da costruire, dell’eolico toscano.

Zita, qual è oggi la potenza eolica installata in Toscana e quali sono gli obiettivi della regione?
«La potenza effettivamente installata oggi dovrebbe essere intorno a 30 megawatt. E’ difficile essere più precisi perché alcuni impianti eolici già autorizzati in realtà non sono stati ancora costruiti. Comunque diciamo che i 6 parchi già oggi realizzati o realizzabili perché hanno ottenuto l’autorizzazione con esclusione della Via, sarebbero in grado di produrre circa 60 megawatt. Per quanto riguarda il Pier anch’io so che c’era questa proposta di portare l’obiettivo a 400 megawatt».

Il suo è un osservatorio privilegiato: è credibile un obiettivo del genere?
«Partiamo molto in basso, perché il fatto che in 7 anni siamo arrivati ad appena una trentina di megawatt è un segno chiaro e tangibile che la Toscana ha grossissime difficoltà, derivate in gran parte dall’assenza di una pianificazione vera, ma anche dalla concentrazione delle proposte in ambiti di alto valore paesaggistico, perché purtroppo si è scoperto che il vento in Toscana c’è ma c’è dove ci sono anche altre risorse come il paesaggio e la natura. Quello del Pier quindi sarà un obiettivo politico, che però avrà poca attinenza con la realtà».

Quali sono oggi le procedure da seguire per realizzare un impianto eolico in Toscana?
«Dunque in Toscana si è cominciato a parlare di eolico nel 2000. Da allora abbiamo valutato o con procedure di verifica o con procedura di Via 23 progetti. Di questi, 3 sono già stati archiviati, mentre ce ne sono 2 che hanno avuto una pronuncia di compatibilità negativa. Un progetto bocciato è localizzato in realtà in provincia di Bologna e noi abbiamo dato un parere non favorevole rispetto a una valutazione di incidenza nel nostro territorio. In realtà, anche se il nostro papere sarebbe vincolante, Bologna ha dato l’ok e la questione ora è sul tavolo dell’Unione europea. Nello stesso modo un nostro progetto è stato invece sospeso per la valutazione contraria da parte dell’Emilia Romagna, mentre 6 progetti sono passati con esclusione dalla Via ma sempre con prescrizioni e limitazioni, che una volta ottemperate otterranno l’autorizzazione. Tutto il resto è in corso attualmente di valutazione».

Perché per alcuni progetti è richiesta la Via e per altri no?
«La legge stabilisce che se il parco eolico si trova anche solo in parte dentro un sito di importanza comunitaria (Sic) va automaticamente sotto procedura di Via».

Il progetto del Carpinaccio, nel comune di Firenzuola, non rientra in un Sic ma è stata richiesta ugualmente la Via, e successivamente anche un monitoraggio di 18 mesi sugli impatti sull’avifauna. Perché?
«Dunque il Carpinaccio è partito con una procedura di verifica. Siccome il progetto da 19 aerogeneratori è praticamente incastonato dentro il Sic abbiamo ritenuto necessaria la Via. Anche perché si tratta dello stesso Sic per il quale la Toscana aveva dato parere negativo al progetto emiliano, che era oltretutto molto più distante dai confini del sito di interesse comunitario. Successivamente quindi per Carpinaccio ho fatto un decreto trasferendo il procedimento a valutazione di impatto ambientale con una serie di motivazione che si basavano anche su alcune carenze progettuali: per esempio mancava proprio il monitoraggio degli impatti sull’avifauna che è previsto anche da norme internazionali. Monitoraggi del genere vanno sempre fatti quando c’è un Sic nelle vicinanze e con certi tipi di caratteristiche. Le faccio un esempio pratico: noi in Toscana abbiamo un’unica coppia di aquile reali e abbiamo dovuto bocciare un altro progetto perché c’era il rischio concreto che le pale ne uccidessero un esemplare».

Come è possibile che mentre per un impianto eolico è prevista la Via, per una centrale a biomasse da 50 megawatt sia sufficiente una determina dirigenziale, come quella che ha dato il via libera all’impianto da 22Mw di Piombino? Oltretutto una centrale che utilizzerà non biomasse da filiera corta ma oli vegetali provenienti da altri continenti?
«La legge regionale stabilisce che gli impianti a biomasse siano sottoposti dalla Provincia a procedura di verifica per stabilire se devono andare alla Via, solo quando la produzione di energia è superiore a 50 Mw. Quindi in tutti gli altri casi è possibile anche avere una determina dirigenziale. Del resto mi sembra di ricordare che anche il 152 (testo unico sull’ambiente) non preveda che le biomasse siano sottoposte a nessun tipo di procedura. E per quanto riguarda la questione della filiera corta, si tratta soltanto di una definizione politica da cui non discende la necessità di applicare una legge in un modo o in un altro».

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