[02/10/2007] Energia

Il Costa Rica fa il pellet per Kyoto

ROMA. In Costa Rica, il piccolo Paese centroamericano noto per la sua grande biodiversità, è partito un progetto pilota sull’utilizzo di biomasse che rappresenta una grande novità per l’intera area: trasformare gli scarti inquinanti del legno in energia “verde” che, secondo la Fao «offre nuove prospettive all’industria del legno nei paesi in via di sviluppo. Il progetto converte grandi accumuli di segatura e altri scarti delle industrie del legno in pellet (di legno), che possono essere utilizzati come fonte energetica rinnovabile e come fonte sostitutiva dell’energia fossile».

Quello che nei Paesi ricchi si fa da tempo, per Jan Heino, vice direttore generale del dipartimento forestale della Fao che lavora con il governo del Costa Rica per fornire assistenza tecnica, è un «progetto pionieristico che aiuterà a ridurre le emissioni di gas serra e contribuirà allo sviluppo sostenibile».

In molti Paesi in via di sviluppo nei quali il legname rappresenta una risorsa da esportare, gli scarti delle segherie occupano grandi aree e causano inquinamento dei fiumi e pericolo di incendi, ma la decomposizione di trucioli e residui provoca anche emissioni di metano, un gas serra che contribuisce al cambiamento climatico.

Il progetto in Costa Rica si basa sul Meccanismo di sviluppo pulito (Cdm) del Protocollo di Kyoto, cioè degli investimenti in progetti sostenibili che enti pubblici e privati del mondo industrializzato possono fare nei Paesi in via di sviluppo per rispettare gli obblighi del Protocollo, “acquistando” così quote di riduzione di gas serra. Il progetto pilota per la produzione e l’utilizzazione dei pellet di legno in Costa Rica dovrebbe evitare le emissioni di metano derivanti dagli scarti del legno delle segherie e sostituire nelle industrie locali i carburanti fossili con pellet di legno.

«Le segherie di dimensione media e piccola, per esempio – spiega la Fao - evitando il metano potrebbero generare crediti energetici per un valore di oltre 1 miliardo di dollari per un periodo di credito di sette anni, e altre società potrebbero ricevere all’incirca la stessa quantità per la sostituzione del carburante fossile con i pellet. Il progetto pilota assisterà nelle operazioni le segherie più piccole, che spesso non possono evitare gli accumuli ed il loro concomitante impatto ambientale negativo».

Secondo la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici dell’Onu (Unfccc), grazie al Cdm sono già stati partiti circa 800 progetti in 48 paesi e altri 1300 sono in corso di registrazione. La Unfccc stima che il meccanismo del Cdm possa produrre circa due miliardi di tonnellate di crediti energetici entro il 2012, alla fine del primo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, una quantità che corrisponde alle emissioni annue della Russia.

La Fao spiega di aver «iniziato una revisione della metodologia Cdm esistente per i progetti su piccola scala per evitare le emissioni di metano, ed è in attesa dell’approvazione da parte del Comitato Esecutivo dell’Unfccc. In conseguenza di tale revisione, i paesi in via di sviluppo come la Costa Rica potranno trarre maggiori vantaggi dalle opportunità offerte dal Cdm».

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