[03/10/2007] Urbanistica

Ancora sul Pit, sulla comunicazione e su Morisi

LIVORNO. Morisi su Repubblica lamenta lo scarso spazio accordato al Pit sugli organi di informazione. Lo fa dal suo punto di vista di garante della comunicazione e Moschini replica che la cosa sia da addebitare alla mancanza di “riferimenti molto concreti e precisi”, alla presenza di riferimenti “vaghi e letterari di tante pagine del voluminoso Pit”. Tanto che “anche le notizie perdono quella ‘concretezza’ che invece le proteste hanno nel bene e nel male”.

Poi Moschini ritorna sull’argomento notando come Morisi abbia avuto molto più riscontro con la partecipazione come garante della comunicazione all’assemblea indetta dal Comune di Montaione sul mega progetto di trasformazione e di incremento edilizio della tenuta di Castelfalfi, perché insomma lì c’è la “polpa” qualunque sia la posizione, contro o a favore che si assuma.

Ma questi interventi fanno pensare anche ad altro. Se Morisi è il garante della comunicazione del Pit, quando è apparso nel corso dell’iter di formazione suo ispiratore e mentore, non si capisce come faccia il garante a rispettare la sua natura di soggetto terzo. Se Morisi, incaricato di assicurare la comunicazione non riesce a conquistare l’attenzione, non si capisce se le sue esternazioni siano lamentazione o autocritica, se voglia esprimere una difficoltà concreta o se si sia all’interno di un conflitto di interessi, per ruoli diversi assunti più o meno allo stesso tempo.

Questa premessa induce anche altre riflessioni forse non banali.
1. Esiste una difficoltà a comunicare gli strumenti di pianificazione, questa è ancor più significativa per gli strumenti che operano a grande scala, ma, come dice Moschini, la cosa si aggrava se mancano riferimenti concreti e precisi ed abbondano quelli vaghi e letterari;

2. Se i riferimenti sono vaghi e letterari i cittadini non percepiscono la ricaduta concreta di questi, non riescono a capire quali obiettivi si voglia effettivamente conseguire, d’altra parte basta pensare alla vicenda delle ipotesi di sviluppo dell’aeroporto di Ampugnano per averne una riprova, perché in fondo nel PIT non c’è scritto, con inequivocabile assunzione di responsabilità, che quello sviluppo non ci può essere, oppure che ci può essere;

3. Se tutto questo avviene il cittadino non ha la percezione di che cosa vuole chi governa e che cosa vuole chi sta all’opposizione, poiché nessuno mai si dirà contro lo sviluppo sostenibile, solo la concretezza delle scelte sarà la cartina di tornasole che fa capire da che parte si sta;

4. Se il sistema si articola su intese, patti, tavoli istituzionali di collaborazione e confronto, cioè ad altre fasi, il cittadino non capirà chi è responsabile di che cosa e arriverà sulla piazza quando troverà qualcosa che qualcuno vuole paracadutare nel suo “giardino” contribuendo a rompere il delicato ma importantissimo legame tra la cittadinanza e la rappresentanza in forma diretta e tramite i partiti;

5. Se fanno più notizia Monticchiello e oggi Castelfalfi, ammettendo che gli organi di informazione intercettano i pensieri che attraversano la cittadinanza, si deve ammettere che se c’è la notizia significa che c’è attenzione da parte della cittadinanza, che questa chiede di conoscere, quindi che la conoscenza fino al momento è stata insufficiente e forse ancora lo è stata di più la comunicazione o l’informazione;

Forse alla fine occorrono tre cose:
a) il coraggio delle scelte chiare che a qualcuno piaceranno ad altri no, scelte sulle quali si sarà poi giudicati, se non è così forse si vuole gestire il potere, non servire la comunità con le proprie capacità, il proprio punto di vista;
b) collocare ai vari livelli istituzionali specifiche competenze di scelta, dire chi fa cosa uscendo dalla confusione attuale;
c) affidare la comunicazione a soggetti realmente terzi garantendo non solo la conoscenza di quanto un’Amministrazione sta facendo, ma anche strumenti per una reale partecipazione consapevole, informata ed anche contestativi dei cittadini;

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