[03/10/2007] Urbanistica

Progetto Iirsa, una tempesta perfetta sull’Amazzonia?

LIVORNO. Secondo il rapporto “A perfect storm in the Amazon wilderness: development and conservation in the Context of the Initiative for the Integration of the Regional Infrastructure of South America (Iirsa)”, redatto dal Conservation International, un’organizzazione ambientalista che opera anche in America latina, è «un piano di sviluppo senza precedenti per collegare le economie del Sud America con una nuova rete di trasporti, di telecomunicazioni e di fornitura di energia. E potrebbe mettere in serio pericolo la foresta amazzonica nei prossimi decenni».

Il rapporto è stato presentato dallo scienziato Tim Killeen (Nella foto), che lavora nella foresta Amazzonica da 25 anni, ed affronta pragmaticamente l’eterno paradosso delle due necessità dello sviluppo economico e della protezione ambientale. Il piano dell’Iirsa vuole collegare, con infrastrutture, strade, fiumi, dighe, telecomunicazioni economie isolate, cercando di realizzare così una comunità economica del Sud America.

Secondo Killeen «i progetti di sviluppo dell’Iirsa coincideranno con una crescita delle pressioni sull’ecosistema amazzonico e sulle sue comunità tradizionali. All’interno di questa pressione troviamo i cambiamenti climatici, lo sfruttamento delle risorse, la deforestazione per l’agricoltura e lo sfruttamento minerario, ma anche un imminente boom delle coltivazioni per i biocombustibili, come la canna da zucchero. La scarsa percezione del grande impatto degli investimenti dell’Iirsia, specialmente nel contesto del cambiamento climatico, e dei mercati globali, potrà produrre una tempesta perfetta di distruzione ambientale – spiega allarmato Killeen – La maggiore area di foresta tropicale del pianeta ed i molti benefici che distribuisce sono in pericolo».

Lo studio propone tre possibili scenari per il futuro dell’Amazonia, e pone l’allarme soprattutto sul peggiore di questi: che le infrastrutture vengano realizzate senza un analisi minuziosa degli impatti ambientali che provocheranno e con un disboscamento generalizzato della foresta amazzonica, fino alla sua sparizione entro 40 anni.

«La nostra speranza – scrive nella prefazione Gustavo Fonseca, leader del Global Environment – è che questo documento stimoli l’Iirsa a tornare su un’iniziativa molto importane e rilevante, una iniziativa che incorpora la visione di un’Amazzonia ecologica e culturalmente intatta. L’America dal sud ha un enorme incentivo economico per conservare i benefici degli ecosistemi riguardanti l’Amazzonia, insieme al conseguimento di una reale ed effettiva integrazione regionale. Questi obiettivi non escludono l’uno l’altro». Secondo Killeen, la distruzione in conseguenza dei progetti Iirsa avrebbe un impatto profondo e a lunga distanza: «Il bacino del Rio delle Amazzoni è la maggiore riserva mondiale di acqua dolce, la selva amazzonica regola il clima continentale, produce le precipitazioni annuali che irrigano la multimiliardaria agricoltura del bacino del Rio della Plata più a sud. Tagliare e bruciare la foresta su vasta scala, potrebbe pregiudicare seriamente questa industria ed anche distruggere i vasti ecosistemi dove vivono i popoli indigeni. Potrebbe anche annichilire la più ricca riserva planetaria di vita terrestre e d’acqua dolce e potrebbe esacerbare il riscaldamento globale liberando nell’atmosfera enormi quantità di carbonio, ora immagazzinato nella imponente biomassa della foresta tropicale, stimata in venti volte le emissioni mondiali totali di gas serra».

Ma per Killeen tutto questo non è inevitabile.: «la foresta intatta potrebbe generare miliardi di dollari in crediti di carbonio nel sistema di mercato che sta per essere negoziato per il dopo Protocollo di Kyoto. Le coltivazioni per biocombustibili, come la canna da zucchero, potrebbero essere piantate nei 65 milioni di ettari già deforestati, invece di abbattere ancora più foreste per nuove piantagioni». Killeen difende anche attività economiche messe in discussione da altre associazioni ambientaliste, come la pescicoltura, che potrebbe trovare abbondanti risorse idriche in Amazzonia per creare opportunità economiche per piccoli produttori e generare entrate per milioni di dollari.

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