[04/10/2007] Energia

Silvestrini: Il sequestro della Co2? Buono per la Cina, il futuro dell´Europa è nelle rinnovabili

LIVORNO. In un’audizione che si è svolta ieri alla Camera, Sandro Ortis, presidente dell’Authority per l’energia, ha lanciato l’allarme per il pericolo di rimanere a corto di gas per il prossimo inverno. Ortis parla di una vera e propria crisi strutturale e non quindi di un pericolo contingente sulla base di una maggiore richiesta di gas per il riscaldamento a seconda delle temperature che registreremo nei prossimi mesi. Quanto piuttosto sul fatto che non siamo attrezzati a rispondere ad una richiesta che cresce del 4% ogni anno a fronte di una diminuzione di produzione interna pari al 6%. Crisi strutturale che il presidente dell’Authority imputa ad una serie di scelte che sono o non sono state fatte: la non completa e corretta liberalizzazione del settore, la possibilità data ad Eni di svolgere quindi azione di monopolista drenando a proprio ed esclusivo vantaggio gli investimenti stanziati per le infrastrutture e logorando i margini delle riserve per non perdere il ruolo egemonico sul mercato.

E dal vertice che si è svolto ieri a Parigi tra le principali aziende di produzione di energia elettrica, la soluzione che emerge è sempre più quella di puntare alla sostituzione del petrolio e del gas con il carbone cosiddetto pulito, ovvero quello che affianca agli impianti che bruciano carbone per produrre elettricità, tecnologie in grado di catturare e sequestrare l’anidride carbonica che viene emessa. Il piano degli industriali del settore elettrico è quello di rendere queste tecnologie commercializzabili entro il 2020. Dato che infatti per ora sempre di ricerca e sperimentazione si tratta, e che quindi per ora non si è in grado di rispondere nemmeno all’esigenza di adeguare né le centrali a carbone esistenti, né tantomeno quelle ad olio combustibile che in Italia l’Enel vorrebbe riconvertire a carbone.

Siamo davvero alla canna del gas? Lo abbiamo chiesto a Gianni Silvestrini, direttore del Kyoto club e consulente per il Ministro delle sviluppo economico.
«Non è una novità che potrebbero esserci problemi per questo inverno, soprattutto se sarà più rigido del solito. Non è entrato in funzione nessun rigassificatore, non sono state potenziate bretelle per il trasporto di metano, pertanto potrebbero esserci davvero dei problemi. L’autorithy fa bene a segnalarlo, rientra nel suo ruolo».

Ma quale strategia si pensa di mettere in atto per far fronte all’eventuale crisi?
«E’ stato previsto un potenziamento degli stoccaggi e delle riserve, saranno previste interruzioni gestite per le fasi di picco, ma è reale che potrebbero esserci problemi. La situazione dovrebbe essere senza dubbio più tranquilla l’anno prossimo, perché dovrebbe entrare in funzione il rigassificatore dell’alto Adriatico e autorizzati nuovi collegamenti da gasdotti».

Ma non si potrebbe pensare a puntare di più su efficienza e risparmio?
«Senza dubbio efficienza e risparmio hanno un ottimo effetto per calmierare la domanda. Ad esempio gli incentivi e gli sgravi previsti nella finanziaria 2007 per le caldaie a condensazione sono stati molto utili. Ma serve del tempo: il 2007 è servito sostanzialmente per la messa a punto del sistema, nel 2008 vi sarà la reale applicazione e nel 2009 potremo fare una verifica del contributo che hanno dato. C’è da augurarsi che ulteriori strumenti vengano aggiunti anche in questa finanziaria, che invece ha sostanzialmente ribadito quanto già previsto lo scorso anno».

Infatti non c’è molto di più.
«Invece dagli uffici dei Ministeri Ambiente e Sviluppo Economico era uscito un testo che, sotto la spinta delle associazioni del settore, conteneva alcune novità importanti. Ma con una inspiegabile dinamica, invece, dal testo uscito dalla Ragioneria generale sono stati esclusi dagli sgravi fiscali i termocamini e le stufe a biomassa ad alta efficienza, le lavatrici di classe “A+” e le pompe di calore ad alta efficienza».

Ci sarà modo di reintegrarla in parlamento?
«E’ quanto chiede con forza il Kyoto Club, ovvero che venga ripristinato almeno il testo originale proposto dai Ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico, allineando così gli incentivi fiscali a quelli introdotti dalla finanziaria attualmente vigente».

Ieri due funzionari di Bruxelles, presenti al vertice di Parigi delle principali aziende europee dell’elettricità, hanno dichiarato che il sequestro di Co2 è la soluzione chiave per combattere l’effetto serra. Questo offre la sponda a chi pensa che la vera strada per la sostituzione del petrolio per la produzione elettrica sia il carbone e punta quindi alle tecnologie per il sequestro. Non le sembra che l’Europa ammicchi un po’ troppo a questa soluzione?
«La finestra all’esplorazione e alla ricerca di tutte le soluzioni possibili va lasciata aperta. Ma appunto per il momento parliamo di ricerca e sperimentazione, tra dieci anni vedremo quanto costa questa tecnologia, qual è l’impatto ambientale e i problemi di sicurezza che pone e poi valuteremo.
E senza dubbio avrà più interesse per il resto del mondo che non per l’Europa, in particolare per la Cina che, si può dire, fa partire una centrale a carbone al giorno. L’Europa ha obiettivi ambiziosi su efficienza e fonti rinnovabili e questa è la vera strategia per contenere le emissioni di Co2».

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