[04/10/2007] Acqua

Acqua Sant´Anna: un 8 per il contenitore, un 5 per la gestione del contenuto

FIRENZE. Per convertire in senso ecologico l’economia sono necessarie politiche lungimiranti, risorse economiche ma anche scelte coraggiose della classe imprenditoriale. Ieri da una nostra intervista al proprietario dell’acqua Sant’Anna Fonti di Vinadio, abbiamo appreso che probabilmente da gennaio, per una scelta dell’azienda, avremo in molti supermercati una bottiglia in materiale termoplastico biodegradabile al 100% (in 80 giorni), derivato dalla fermentazione del mais.

Si intuisce come l’impatto della bottiglia sia minore alla fine del suo ciclo di vita rispetto alle tradizionali bottiglie in pet, dato che le bioplastiche sono compostabili insieme alla frazione organica, pertanto entrano nel ciclo della raccolta differenziata.
Minori impatti rispetto al pet si hanno anche nel processo di produzione, con diminuzione di costi energetici e riduzione delle emissioni in atmosfera dei gas ad effetto serra.

Lo stesso imprenditore dichiara però come i costi delle bottiglie in acido polilattico saranno notevolmente più elevati rispetto a quelle in pet mettendo in evidenza quello che greenreport sottolinea quotidianamente: non ci sono o meglio non si usano indicatori di contabilità ambientale che valutino l’efficienza in termini complessivi di un processo produttivo e dell’intero ciclo di vita di un prodotto.

A valle di questa analisi potrebbero poi essere premiate certe produzioni a scapito di altre con un meccanismo di incentivi/disincentivi. In tema di cambiamenti climatici in corso, della necessità di mitigazione degli impatti e inoltre dell’avvio di strategie di adattamento, non è più possibile esternalizzare i costi ambientali dei processi produttivi. E nello stesso tempo chi mette in campo buone pratiche ambientali deve avere un adeguato riconoscimento per il “servizio” che svolge per la comunità, al di la delle note certificazioni ambientali. Fin qui abbiamo parlato del contenitore.

In merito al contenuto oggetto dell’intervista, cioè l’acqua, pur in un libero mercato e nel rispetto della libera scelta di ognuno, pensiamo che debba cessare il pregiudizio verso le acque potabili (quelle del rubinetto) e che si faccia vera disinformazione quando si afferma che fanno male alla salute. L’acqua poi è certamente una risorsa di tutti: se si ritiene a bilancio idrogeologico effettuato di dare una concessione per la captazione di acque minerali è necessario farla pagare in modo adeguato. Oggi tali costi sono irrisori rispetto ai guadagni.

Infine continuiamo pure a pensare che chi opta per le acque minerali possa scegliere un´acqua della propria regione per limitare l’impatto del trasporto delle acque in bottiglia, che al di là e indipendentemente dalla buona volontà dei singoli, è ancora incentrato sulla gomma.

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