[08/10/2007] Trasporti

Auto a idrogeno, il futuro prossimo è la miscela con il metano

LIVORNO. Sabato prossimo la Provincia di Pisa ospiterà il convegno organizzato dalla rivista di architettura e urbanistica Locus dal titolo “Risparmiare energie, sfide e soluzioni al problema energetico”. Non si parlerà soltanto di riqualificazione energetica degli edifici, visto che tra il relatori c’è anche Emilio Vitale, preside della facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, che interverrà sul tema della ricerca finalizzata a sviluppare tipologie più sostenibili di mobilità.

Professor Vitale, quali sono oggi per le prospettive per la mobilità del futuro?
«Nel mio intervento spiegherò appunto quali sono gli ultimi sviluppi e i trend a livello mondiale legati all’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e non inquinanti. In particolare mi soffermerò sulla questione-idrogeno e sul suo utilizzo come vettore di energia miscelato con altri gas».

Perché miscelato ad altri gas? E quali gas intende?
«La futura riconversione a idrogeno della mobilità è molto pesante, sia dal punto di vista della funzionalità sia da quello commerciale. Bisogna quindi trovare i modi per renderla accettabile e per questo motivo la ricerca sta indirizzando molti dei suoi sforzi verso propulsori che utilizzino l’idrogeno miscelato ad altri gas, che nel caso italiano, visto il mix energetico di cui disponiamo, è sicuramente il metano».

Questo significa che l’utilizzo dell’idrogeno puro si allontana ancora?
«No, l’uso di gas da miscelare all’idrogeno accelererà la transizione, perché la realizzazione di veicoli del genere è già molto avanzata dal punto di vista sperimentale e dei prototipi, ma è soprattutto relativamente facile da realizzare con un inquinamento atmosferico molto basso. Il metano serve fondamentalmente a ridurre alcune performance negative attuali dell’idrogeno: consente cioè di immagazzinare a bordo quantità rilevanti di energia e di ottenere un rendimento del motore meno penalizzato rispetto agli standard attuali con l’idrogeno. Ripeto: si tratta di una soluzione adatta a una fase transitoria verso l’utilizzo dell’idrogeno puro, che a quel punto sarà di gran lunga migliore anche dal punto di vista del rendimento».

Dell’idrogeno si parla sempre al futuro. E’ in grado di stimare delle date indicative in cui l’idrogeno puro o miscelato potrebbe cominciare ad entrare concretamente nel nostro sistema economico?
«Rischiosissimo fare delle previsioni del genere, ma una cosa che si può tenere a riferimento è il piano molto importante che ha fatto la California nel 2005 per lo sviluppo della mobilità dell’idrogeno. I punti di snodo individuato dai californiani, che oggi rappresentano il paese più avanzato su questo fronte, sono veramente a breve. I primi 5 anni (quindi fino al 2010) sono dedicati alla raccolta dei risultati e si conta di arrivare quindi al 2010 con una tecnologia ritenuta sufficientemente valida dal punto di visto funzionale ed economico. I successivi 10 anni sono invece quelli in cui secondo la California ci sarà uno sviluppo quantitativo della propulsione a idrogeno, sia miscelata che pura. Non posso certo dire quanto queste previsioni si rileveranno azzeccate, ricordo soltanto che quando nel 1995 si cominciò a parlare con maggiore insistenza dei veicoli ibridi, lo scetticismo era tantissimo, mentre oggi le auto elettriche della Toyota stanno facendo registrare ottimi successi in tutto il mondo».

Professor Vitale, lei è anche il coordinatore del progetto Filiera Idrogeno fortemente voluto dalla Regione e che ha già ottenuto 5 milioni di finanziamento dal Cipe. A che punto siamo?
«Il progetto ha avuto un iter amministrativo complicato. I vari partner sia pubblici che privati stanno ovviamente lavorando già anche se preferirei fare il punto tra qualche settimana, quando dovrebbe essere firmata la convenzione che darà il via alla seconda fase, quella più strettamente operativa. La firma dovrebbe essere siglata a novembre e quella sarà l’occasione giusta per fare il punto sullo stato delle ricerche e sui nuovi obiettivi che ci daremo, perché quando siamo nel campo della ricerca gli obiettivi vanno ovviamente aggiornati di continuo».

Torna all'archivio