[08/10/2007] Comunicati

La Cina vuole la Via per coste e mare e protegge meglio l’acqua dolce

LIVORNO. In Cina il 25% delle acque costiere e circa il 50% di quelle territoriali sono state inquinate e le leggi che le dovrebbero proteggere risale al 1990. Per questo le autorità ambientali cinesi hanno modificato la regolamentazione della protezione ambientale marina, esigendo una valutazione di impatto ambientale per tutti i progetti di costruzione sulla costa.

L´emendamento, che entrerà in vigore il primo gennaio 2008, impone rapporti sull’impatto ambientale di tutti i progetti costieri: costruzione, ricostruzione, espansione, prima che vengano approvati dai dipartimenti della protezione ambientale.

Secondo l’emendamento, «Il rapporto deve comprendere la valutazione ambientale del luogo del progetto e della zona marina, l’impatto sull’ambiente marino durante e dopo la costruzione, le misure che saranno prese per la protezione ambientale e la loro fattibilità».

Dal primo gennaio, i dipartimenti di protezione ambientale dovranno consultare i dipartimenti degli affari marittimi, le autorità della pesca e i dipartimenti militari di protezione dell’ambiente prima di approvare progetti di costruzione sulle coste, per i progettisti che non rispetteranno le nuove regole sono previste forti sanzioni.

In Cina è forte anche la preoccupazione per l’inquinamento dell’acqua dolce, anche se qualche progresso si è fatto: il 57% delle acque delle città cinesi è trattato, con un aumento del 17% in 5 anni. Per disinquinare fiumi e laghi della Cina il governo ha costruito diversi impianti di trattamento delle acque e costruito 261 mila chilometri di nuove fogne (dato 2006), il 110% in più che nel 2002. Rimane il fortissimo inquinamento industriale ed il pesante emungimento dei fiumi a scopo agricolo che stanno mettendo in ginocchio i rifornimenti idrici di intere regioni.

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