[10/10/2007] Trasporti

La dura vita del ciclista e delle piste ciclabili

LIVORNO. Il Ministero dell’ambiente promuove la prima conferenza nazionale della bicicletta e ne affida l’organizzazione alla Provincia di Milano: dal 9 all’11 novembre alla Fiera a Rho convegni e workshow sul tema della mobilità ciclabile. L’obiettivo è quello di definire una politica nazionale del governo del territorio, del turismo e della salute che preveda lo sviluppo dell’uso della bicicletta. La conferenza si presenta, infatti, come un’occasione di confronto per amministratori, associazioni e cittadini per definire un piano strategico sulla mobilità ciclabile.

La bicicletta può fornire un mezzo di locomozione che non inquina, non consuma, occupa poco spazio, costa poco e, perché no, mantiene in forma e ha il suo peso nell’educazione all’ambiente e allo sport. Ma per sviluppare l’uso della bici ci vogliono piste ciclabili, maggior sicurezza, una buna dose di rispetto degli spazi dedicati ai ciclisti e tanta buona educazione stradale e non solo. Dunque un buon intervento che viene dall’alto con la ridefinizione della normativa sulla mobilità ciclabile, sul codice della strada e sopratutto, con azioni pratiche.

Nel nostro ordinamento la normativa dedicata alla mobilità ciclistica e alla realizzazione di reti di percorsi ciclabili anche integrati esiste dal 1999, così come il decreto ministeriale che fissa le linee per la progettazione degli itinerari ciclabili. Qualche piccolo passo avanti è stato fatto, ma ancora poco rispetto alle metropoli europee.

Nelle città italiane nel 2005 c’erano circa 2.500 km di piste ciclabili contro i 1.500 km del 2003 e i 951 del 1998. Da sola Berlino ha circa 800 km di piste ciclabili, 10 volte più di Milano. Mentre Vienna ne ha oltre 600, nel nostro Paese ci sono 21 città – tra cui Genova e Napoli –senza un km di pista ciclabile. E solo 7 comuni hanno una rete che supera i 70 km: 5 sono in Emilia Romagna (Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Ferrara e Bologna), più Torino e Milano. Ogni abitante di Ravenna ha a disposizione 32 metri di pista ciclabile, ogni milanese 1,83 e un romano 1,55.

E di questi 2.500 km, 797 sono percorsi misti pedonali e ciclabili. Se poi alle piste ciclabili urbane se ne aggiunge 5 mila km di extraurbane in tutto fanno 7.500 chilometri di piste ciclabili.

Secondo i dati forniti dalla Federazione italiana amici della bicicletta (Fiab) nel 2005 sono morte 317 persone che percorrevano in bicicletta strade urbane, rispetto ai 300 del 2004, ma un calo rispetto ai 329 del 2003. E sempre nel 2005 i feriti sono stati 30 mila: 12.476 ciclisti e 18 milioni pedoni.

Per far capire come si vive da ciclisti bisogna considerare che ogni anno sono 15 mila gli incidenti quasi sempre frutto di invasioni di automobili, moto, motorini o di scontri fra pedoni e ciclisti. Guidatori che hanno scambiato la pista per un parcheggio, motorini che la individuano come corsia preferenziale e pedoni che non rispettano la segnaletica è la realtà di un ciclista.

Se ci si mettono anche i comitati la vita dell’amante delle due ruote diventa veramente difficile.
Tanto per ricordarne una: a Tirrenia è in corso una polemica contro le piste ciclabili che l’amministrazione comunale ha realizzato perché restringono la carreggiata dedicata alla viabilità delle auto e tolgono spazio per il loro parcheggio.

Se questo è lo scenario le azioni che dovranno essere adottate per lo sviluppo della mobilità ciclabile non potranno fermarsi ad una mera rivisitazione del Codice della strada e del piano strategico sulla mobilità, ma dovranno concentrarsi anche su altri temi come una giusta educazione civica oltre che ambientale.

(Ele.San)

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