[11/10/2007] Rifiuti

Scorie nucleari, Bersani punta a trovare un deposito di superficie entro 6 mesi

LIVORNO. «Quando si parla di nucleare è bene essere molto chiari. Primo, l’Italia non ha ancora dimostrato di essere in grado di gestire gli esiti della prima fase del nucleare ed è proprio questo il suo immediato banco di prova che possiamo dichiarare superato solo quando avremo smantellato gli impianti di ricerca e le centrali elettronucleari dimessi e quando sapremo dove sistemare in sicurezza i rifiuti radioattivi. Secondo, il governo attualmente non ritiene pensabile l’avvio di un piano per la produzione di energia da fonte nucleare. Terzo, in un’ottica di medio-lungo termine, il governo intende partecipare alla ricerca internazionale sulla quarta generazione date le sue caratteristiche di sicurezza intrinseca e di bassissima produzione di rifiuti radioattivi. In questo senso, nelle ultime due settimane, abbiamo riportato l’Italia nei luoghi della ricerca internazionale».

Questa è la premessa da cui è partito il ministro dello Sviluppo economico, Pier Luigi Bersani (Nella foto), nell’incontro con le Regioni che oggi si è tenuto nel dicastero di Via Veneto per avviare il percorso partecipativo e trasparente che dovrà portare all’individuazione – entro sei mesi - di un sito per la realizzazione di un deposito non geologico «che peraltro non esiste in nessun posto al mondo», ma di superficie «in linea con le soluzioni adottate da tutti i paesi industrializzati». Un deposito nel quale allocare definitivamente i rifiuti radioattivi di seconda categoria e temporaneamente quelli di terza, oltre ai materiali derivanti dall’uso medico e industriale. La storia delle necessità di un deposito risale ormai a diversi anni, come noto il precedente Governo, per mettere appunto in sicurezza i rifiuti radioattivi, emanò il decreto legge 314/2003 per la realizzazione di un deposito definitivo di III Categoria. Il deposito geologico doveva essere realizzato a Scansano Jonico. La Conferenza dei Presidenti delle Regioni chiese il ritiro del decreto legge. Nella successiva conversione in legge (368/2003) sparirono i riferimenti a Scansano Jonico e fu prevista la realizzazione di “un deposito nazionale riservato ai soli rifiuti di III Categoria”, che doveva essere realizzato dalla Sogin entro e non oltre il 31 dicembre 2008 e il cui sito doveva essere individuato entro un anno da un altro Commissario, in questo caso straordinario, peraltro mai nominato.

Successivamente con la legge 239/2004 fu previsto che con la stessa procedura adottata per la realizzazione del deposito di III Categoria (legge 368/2003) dovesse essere anche “individuato il sito per la sistemazione definitiva dei rifiuti di II Categoria”.

Entrambe le leggi non hanno dato seguito ad alcuna iniziativa e ci ritroviamo ora con una legge, la 368/2003, non attuabile sia per la tempistica che per la scelta della tipologia di deposito; infatti sarebbe stato il primo al mondo in quanto WIPP, unico deposito geologico di III Categoria attualmente esistente, è un deposito militare statunitense per lo stoccaggio dei rifiuti che contengono plutonio e provenienti dalla fabbricazione di armi nucleari.

Il 31 dicembre 2006, infine, si legge nelle slide del ministero dello sviluppo economico, l’attuale Governo ha ritenuto di non prorogare l’emergenza sui rifiuti radioattivi.

Bersani, durante la riunione, ha ripercorso tutta la vicenda che ha come ultima tappa l’accordo intergovernativo del 24 novembre scorso tra Italia e Francia per il riprocessamento oltralpe del combustibile nucleare irraggiato (circa 235 t) ancora depositato negli impianti nucleari italiani. Materiali e rifiuti che rientreranno nel nostro Paese tra il 2020 e il 2025 e per i quali «bisogna individuare sin da ora un deposito nazionale».

Il ministro – si legge nella nota del ministero - ha infatti insistito sulla necessità di affrontare questo, come gli altri problemi connessi al nucleare, «non con la logica dell’emergenza e neppure con la logica del comando e del controllo. Entrambe – ha detto – vanno abbandonate in favore di un percorso partecipativo basato su un approccio razionale al tema, tramite una chiara informazione, e basato su una idea forte di corresponsabilità nel perseguire il comune obiettivo della costruzione di un deposito che sia un centro di servizio di alto livello tecnologico e quindi una vera occasione di sviluppo e non una promessa di compensazione finanziaria». L’urgenza del problema, ha tenuto a sottolineare Bersani, «richiede comunque una clausola di chiusura con una decisione certa alla fine del percorso».

Al termine della riunione le Regioni hanno accolto la proposta del ministro di ricostruire un gruppo di lavoro misto (Mse, Apat, Enea, Regioni) integrato nelle forme opportune da Sogin. A tal fine Bersani chiederà alla Conferenza dei Presidenti delle Regioni di designare le regioni partecipanti per dare rapido avvio ai lavori che dovranno concludersi entro sei mesi.

La quantità attuale di rifiuti radioattivi italiani di II e III categoria è pari a circa 90.000 mc. 25mila mc sono quelli attuali e 65.000 quelli che proverranno dallo smantellamento degli impianti nucleari di ricerca e delle centrali elettronucleari dismessi. A questi si aggiunge una produzione media annuale da usi medici ed industriali di circa 1000 mc all’anno.

I rifiuti di I Categoria sono: radioattivi che richiedono tempi di alcuni mesi sino ad un massimo di alcuni anni per decadere; di II Categoria: radioattivi che richiedono tempi variabili da qualche decina fino ad alcune centinaia di anni per raggiungere attività di alcune centinaia di Bq/g; III Categoria: radioattivi che richiedono tempi dell’ordine di migliaia di anni ed oltre per raggiungere attività di alcune centinaia di Bq/g.

Se trovare un deposito per le scorie nucleari italiane appare una scelta condivisibile, che ha come unica alternativa quella di portarle (con più rischi e maggiori costi?) all’estero, la scelta di investire nella ricerca sulla quarta generazione appare almeno discutibile: non sarebbe meglio impiegare tutti i finanziamenti disponibili allo sviluppo delle rinnovabili?

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