[12/10/2007] Comunicati

I commenti al Nobel: ora raccogliamone i frutti e salviamo il pianeta

LIVORNO. «E’ un successo per Al Gore e un riconoscimento per la qualità e la serietà del lavoro dell’Ipcc. Ma nello stesso tempo è un premio che sentiamo anche un po’ nostro: è un Nobel per la pace che idealmente va a tutte quelle associazioni, quegli scienziati, quegli amministratori che stanno lottando da anni per fermare il surriscaldamento del pianeta».

Così Roberto Della Seta, presedente nazionale di Legambiente, commenta l’assegnazione del premio Nobel per la pace all’ex vice presidente americano Al Gore e al Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc). L’ex vice presidente è stato premiato per il suo impegno e per la sua azione di sensibilizzazione sui rischi dei mutamenti climatici, che ha avuto il momento di maggior visibilità con il film-documentario “Una scomoda verità”, centrato proprio sul tema delle emissioni di gas serra. Ma l’impegno di Gore non nasce certo con quel documentario: il protocollo di Kyoto venne approvato anche grazie alle scelte ambientaliste che riuscì a imporre all’interno della Casa Bianca, superando l’ostruzione di politici, sia repubblicani che democratici, che davano invece retta alla potente lobby del petrolio.

Importantissima è anche la decisione del comitato per il Nobel di assegnare contemporaneamente il riconoscimento all’Ipcc, che per anni ha dovuto subire gli attacchi di amministrazioni ostili alla riduzione dei gas serra (gli Stati Uniti di Bush in primis) e da una parte minoritaria della comunità scientifica, che nega tuttora il legame tra attività antropica, emissioni di CO2, cambiamenti climatici.

«Da Oslo arriva un forte segnale per la difesa dell’ambiente – aggiunge ancora Della Seta – ora bisogna capire se il mondo saprà raccogliere questo segnale e agire conseguentemente, dando seguito agli impegni internazionali del protocollo di Kyoto, lavorando da subito per il post-Kyoto, abbandonando quei tatticismi e quella difesa di interessi particolari (l’industria del petrolio e quella dell’energia in particolare) che hanno caratterizzato fino a oggi la linea politica di alcuni Paesi: gli Stati Uniti dell’amministrazione Bush, l’Australia e – oggi – alcune nazioni a rapido sviluppo. Anche l’Italia però deve fare la sua parte. Nel nostro Paese, a parole, la lotta ai gas serra è centrale. Nei fatti invece le nostre emissioni climalteranti continuano ad aumentare. Battere le mani a Gore e continuare a inquinare come sempre, è evidente, è un’operazione che dimostra solo la pochezza di una certa politica».

Anche Sinistra ecologista si congratula con Al Gore e commenta, attraverso il portavoce nazionale Fabrizio Vigni: «Il Nobel per la Pace assegnato ad Al Gore, e al Comitato Intergovernativo per i Mutamenti Climatici dell´Onu, sottolinea come il futuro del nostro pianeta e la pacifica coesistenza fra i popoli dipendano più che mai anche dalla lotta ai mutamenti climatici».

«Il premio Nobel ad Al Gore – conclude Fabrizio Vigni – è un incoraggiamento a rafforzare, in ogni parte del mondo, l’azione per contrastare i cambiamenti climatici ed orientare l’economia verso la sostenibilità ecologica».

«Una bella notizia – ha detto il Ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi -. Speriamo che questo si traduca presto in un forte impegno degli Stati Uniti nella lotta al cambiamento climatico e quindi in politiche volte alla riduzione delle emissioni di CO2». L’auspicio espresso dal Ministro è che «si possa dare così credibilità ad un impegno globale sulla questione climatica, portando, quindi, ad efficacia gli sforzi che in sede europea si stanno già facendo».

«L´assegnazione del Nobel per la Pace ad Al Gore e all´Ipcc è il riconoscimento del fatto che la questione dei cambiamenti climatici è la priorità del ventunesimo secolo – commenta Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace - Per essere condotta, questa sfida richiede una vera e propria rivoluzione tecnologica e una cooperazione tra i diversi Paesi. Il forte impegno con cui Al Gore ha promosso la conoscenza del tema, delle sue implicazioni e delle risposte che richiede viene giustamente premiato: si tratta del singolo individuo che ha maggiormente contribuito a diffondere i risultati delle analisi scientifiche al grande pubblico».

«Il riconoscimento all´Ipcc – continua Onufrio - sottolinea come questo campo della scienza in 20 anni abbia prodotto uno sforzo conoscitivo che ha coinvolto la comunità scientifica mondiale: è l´unico caso del genere e dimostra che è possibile trovare un ambito tecnico scientifico comune alle diverse aree del pianeta. Questo è il presupposto per un governo globale che possa rispondere alla sfida dei cambiamenti climatici promuovendo la cooperazione tecnologica tra i Paesi e la pace. I cambiamenti climatici possono mettere a rischio la stabilità del pianeta e creare gravi tensioni e instabilità. Occorre uno sforzo comune e l´impegno sia dei Paesi industrializzati che dei Paesi emergenti».

Per il Wwf, il Nobel per l’ambiente assegnato ad Al Gore e soprattutto all’Ipcc (Comitato Intergovernativo per i mutamenti climatici dell’Onu) rende giustizia al rigore scientifico, alla serietà dei dati e alla vera emergenza che l’uomo oggi deve affrontare: i cambiamenti climatici. I premi di oggi così legati ai grandi temi dell’ambiente ricordano quello per la pace assegnato nel 2004 all’ambientalista keniana Wangari Maathai e più addietro nel 1995 ai 3 scienziati, Paul Crutzen, Mario Molina e Sherwood Rowland, che vinsero il Nobel per la chimica in seguito alle scoperte sulla deplezione dello stato di ozono nell’atmosfera, ovvero, ad un fenomeno legato all’impatto dell’attività umana sull’ambiente.

«E’ una doppia soddisfazione – commenta il presidente della Regione Toscana Claudio Martini - perché questo importante riconoscimento associa il tema della pace a quello dell’ambiente. Una scelta lungimirante e di grande attualità che punta sull’ambiente come fattore di pace e che mette in primo piano la necessità di attivare politiche ambientali capaci di superare i conflitti, tra cui quello attuale tra uomo e natura».

«L’altro motivo che ci gratifica è che venga premiato un amico della Toscana, che nel 2004 ha accolto con entusiasmo il nostro invito a partecipare, insieme all’allora presidente della Commissione europea Romano Prodi, al Meeting di San Rossore, dedicato ai cambiamenti climatici. E proprio a San Rossore - conclude Martini - l’ex-vicepresidente degli Stati Uniti presentò in anteprima mondiale il trailer del suo documentario ‘Una scomoda verità’, poi diventato famoso nel mondo».

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