[12/10/2007] Comunicati

Ancora eco-Nobel: Al Gore e l´Ipcc vincono quello per la pace

LIVORNO. Il premio Nobel per la pace 2007 è stato assegnato ad Al Gore e al Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici (Ipcc). Un riconoscimento, per l’ex candidato alla Casa Bianca e il suo “An inconvenient truth” (Una verità scomoda), che arriva dopo l’Oscar. Ma la cosa che balza agli occhi è che mercoledì il Nobel per la fisica è stato assegnato al tedesco Gerhard Ertl, i cui studi hanno gettato le basi teoriche grazie alle quali è stato possibile produrre dispositivi utili per limitare le emissioni inquinanti delle automobili, come le marmitte catalitiche, ma hanno anche permesso di capire i processi chimici alla base di fenomeni di grande interesse ambientale, come l´assottigliamento della fascia di ozono. Non è esagerato parlare dunque di eco-nobel che dimostrano almeno quanto questi temi a livello di interesse generale siano ormai un dato di fatto. E che almeno per quanto riguarda questo premio, sia stato riconosciuto alla sostenibilità un ruolo trasversale in tutti i settori della nostra vita.

Nelle motivazioni del comitato per i Nobel per l’assegnazione del premio al Comitato delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici e ad Al Gore si legge: «per i loro sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall´uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti». Il comitato norvegese per il Nobel a Oslo ha scelto Gore e l’Ipcc, tra 181 candidati, decidendo così di dividere in due il premio da 1,5 milioni di dollari. Nel giudizio, dunque, non ha influito la notizia di ieri relativa al verdetto emesso dall’Alta Corte di Londra che ha parzialmente condannato proprio il documentario di Al Gore. Secondo il giudice Michael Burton “An inconvenient truth” contiene «nove errori significativi» e pur essendo largamente accurato nella sua illustrazione delle cause e dei probabili effetti del cambiamento climatico, fa delle affermazioni sbagliate, in un contesto di «allarmismo ed esagerazione».

Esaminando il documento e confrontandolo con un’ampia rassegna di studi in materia di ambiente, Burton ha concluso che «la visione apocalittica» presentata dal film è «politicamente di parte» e non un’analisi imparziale della questione del cambiamento climatico: un’opera «politica, non scientifica», che contiene una serie di errori fattuali minori ma pur sempre di rilievo. Così il governo di Gordon Brown non potrà far vedere il film di Gore in tutte le scuole medie secondarie come era in suo programma. Un progetto contro il quale un provveditore agli studi del Kent si è opposto e da cui è nata la querelle giudiziaria.

Certo non è una bella figura quella fatta da Al Gore che assomiglia un po’ a quella fatta dal nostro ministro Pecoraro Scanio alla Conferenza sul clima. Il rigore scientifico deve essere un dogma se non si vuole incorrere nella cosa più grave: la perdita di credibilità. Essendo stati definiti “errori minori” riteniamo comunque che ben abbia fatto il comitato per il Nobel a non dar credito a questa sentenza. L’aver premiato assieme all’ex candidato della Casa Bianca anche l’Ipcc dimostra inoltre che gli organizzatori del più prestigioso premio al mondo diano assai credito al tema dei cambiamenti climatici.

Un tema legato a doppio filo con i flussi di energia. Coltiviamo infine la speranza che un giorno venga premiato con un Nobel qualcuno che studia i flussi di materia, perché allora vorrà dire che avremmo davvero intrapreso la strada giusta che conduce alla sostenibilità ambientale.

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