[15/03/2006] Rifiuti

Sbandati: «Troppo pubblico nella gestione dei rifiuti? Io gli darei anche gli speciali...»

FIRENZE. Secondo il rapporto presentato nei giorni scorsi da Fise-Assoambiente sulle forme di gestione dei rifiuti urbani, i monopoli pubblici pesano ancora in maniera consistente sul mercato del settore, andando a influire pesantemente sull’efficienza e sull’economicità dei servizi. Abbiamo chiesto il parere di Andrea Sbandati, direttore generale di Cispel-Confservizi Toscana, l’associazione che raggruppa le public utilities. «Per amore di verità – dice – il peso privato in questo settore non è mai andato oltre il 10/12%, le aziende pubbliche nel passato erano intorno al 50% e il 40% dei servizi era in economia».

Cosa è successo?
«In questi anni il 40% in economia è stato praticamente mangiato dalle aziende pubbliche, che ora stanno rosicchiando anche il privato che in Toscana è ormai sotto il 10%. Non credo che sia un fatto negativo in sé, letto in questo modo si può vedere come nel settore dei rifiuti sia probabilmente più efficace una economia aziendale pubblica o mista. Il segnale aziendale che si può ricavare da queste tendenze è anche che non è apparso sul mercato nessun soggetto privato forte».

Quale è la situazione toscana?
«Anche da noi in questi settori le aziende private che si sono affacciate sul mercato (Teseco, Daneco, Waste Management...) hanno tutte disinvestito. E’ un po’ il cane che si morde la coda: le amministrazioni hanno la percezione delle aziende pubbliche come più strutturate ed affidabili, le aziende private non conquistano quote di mercato. Poi ci sono le notizie che ci riferiscono spesso di soggetti privati inaffidabili nel campo della gestione dei rifiuti. Quindi non trovo che sia cambiato molto, né mi ricordo che qualcuno abbia chiesto di privatizzare: negli anni ’80 e ‘90 la situazione nella nostra regione era di 15% ai privati, 50% alle aziende pubbliche e 35% in economia. Pubblico era e pubblico rimane. I privati hanno investito, come nel caso emblematico dell’Elba, ma poi hanno riceduto al pubblico. E’ evidente che il settore dei rifiuti è molto delicato e dove gestiscono i privati spesso la gestione non è ottima».

E per quanto riguarda le dimensioni ridotte delle aziende pubbliche?
«E’ vero che, salvo qualche raro caso, non c’è stata aggregazione. In parte è un errore strategico, in parte è comprensibile. Ma è necessario andare ad economie di scala come strategia industriale. Secondo me, un polo forte sarebbe utile. Al posto dei 20 gestori attuali 2 o 3 sarebbero meglio. Qualcosa stiamo tentando di fare al tavolo che discute dell’aggregazione dell’area fiorentina, con le sei aziende di Firenze, Prato e Pistoia. Tutto è però collegato allo sblocco dell’impiantistica. Noi stessi come sistema delle imprese siamo un po’ lenti Certo, che in questo campo l’entrata di un po’ di management privato nelle aziende pubbliche non farebbe male».

Sbandati chiude con una provocazione: «Quasi quasi, mi chiedo se non sia meglio che il pubblico si prenda anche la gestione dei rifiuti speciali, che sono tre volte quelli del mercato degli urbani, per non parlare della pericolosità. Magari ridurremmo il traffico di camion, camioncini e furgoni carichi di questi rifiuti che spesso non si sa dove vanno a finire».

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