[26/02/2013] News

Nuovo allarme, sarà il global warming a ridurre fortemente la produttività mondiale del lavoro

Rapporto Noaa: «Entro il 2050 raddoppieranno calo di produttività ed impossibilità di lavorare in sicurezza»

Nello studio  Reductions in labour capacity from heat stress under climate warming, pubblicato da Nature Climate Change, tre ricercatori  ( John Dunne, Ronald Stouffer  e Jasmin John) del Geophysical fluid dynamics laboratory della National oceanic and atmospheric administration (Noaa) Usa spiegano che «Un aspetto fondamentale nel riscaldamento indotto dai gas serra è un aumento assoluto di umidità su scala globale. A causa del riscaldamento continuo, questa risposta ha dimostrato di porre limitazioni sempre più severe alle attività umane alle latitudini tropicali e medie durante i mesi di picco degli stress da calore». 

Questo caldo collegato all'umidità ha forti ricadute nella medicina del lavoro ed i ricercatori hanno messo insieme i dati sull'umidità e li hanno ri-analizzati con i dati storici del clima globale, le proiezioni dell'Earth system model (Esm2m) e le linee guida industriali e militari per determinare  la capacità professionale di un individuo di lavorare in sicurezza (labour capacity) in condizioni di stress termico ambientale, che viene definita in base alla popolazione globale nel 2010. Secondo il team di ricerca della Noaa «Lo stress da calore ambientale ha ridotto la capacità di lavoro al 90% nei mesi di punta nel corso degli ultimi decenni. Eam2m prevede una riduzione della capacità dell'80% nei mesi di punta entro il 2050. All'interno del più alto scenario preso in considerazione (Representative Concentration Pathway 8.5), le previsioni Esm2m sono di una riduzione delle capacità lavorative del 40% nel mesi di punta nel 2200, quando la maggior parte delle latitudini tropicali tropicale e medie vivranno stress climatologici e di calore estremi. Incertezze ed avvertimenti associati a queste proiezioni includono la sensibilità del clima, modelli di riscaldamento climatico, emissioni di CO2, la futura distribuzione delle popolazioni ed i cambiamenti tecnologici e sociali».

Ma il calo della produttività a causa del clima caldo-umido non  è una cosa remota e futuribile: a causa del global warming, entro la metà del secolo potrebbe già essere del -10% a livello globale ed è certo che negli ultimi 60 anni la quantità di lavoro che la gente riesce a realizzare in alcune regioni è già calata del 10%.  

Stouffer avverte: «In questo pianeta inizieremo a sperimentare stress da calore che sono diversi da qualsiasi esperienza odierna. Il mondo sta entrando in un ambiente molto diverso e l'impatto sul lavoro sarà significativo. Secondo lo studio, l'aumento della temperatura deve essere limitato a meno di 3° C per mantenere la capacità di lavoro in tutte le aree nei mesi più caldi».

Lo studio prende in esame sia il lavoro all'aria aperta di notte e in ombra che il lavoro al coperto senza aria condizionata ed esclude che con lo stress da calore si possa lavorare direttamente sotto il sole. In concreto: entro il 2050 chi lavora in ambienti senza aria condizionata avrà bisogno di fare pause due volte più spesso per evitare lo stress da calore in un  mondo colpito dal global warming, presumendo che le temperature aumentino di un solo grado; entro la metà del secolo raddoppierà sia il calo di produttività che l'impossibilità di lavorare in sicurezza in condizioni troppo calde. 

Secondo il principale autore della ricerca, John Dunne, a capo del Biochemistry, ecosystems and climate group del Princeton laboratory Noaa, «In termini pratici, questo rapporto cambia la portata del dibattito sul cambiamento climatico inserendo l'impatto diretto sull'uomo. Si riferisce a chiunque operi senza il beneficio del condizionamento climatico, e sarebbe una stima minima dello stress termico per chi lavora in un ambiente con calore elevato, come ad esempio una cucina o una fornace».

Il National climatic data center della Noaa sottolinea che il  2012 è stato uno dei 10 anni più caldi dal 1880, con una temperatura media di 58,03 gradi Fahrenheit; dal XX secolo, è stato il 36esimo anno consecutivo a superare i 57 gradi F. Le peggiori previsioni sul global warming prevedono un aumento della temperatura globale di 6 gradi entro il 2200, con livelli di stress di calore in città temperate/fredde come New York e Washington che sarebbero superiori a quelli esistenti oggi nel desertico Bahrain, il piccolo stato insulare quasi attaccato alla penisola arabica

Dunne evidenzia che «In tali condizioni, le persone che lavorano senza aria condizionata avrebbero bisogno di riposare per circa il 75% del tempo. Le proiezioni estreme di un global warming di 6 gradi eliminano tutte le capacità di lavoro nei mesi più caldi in molte aree, tra le quali la cui la bassa Mississippi Valley, ed espone la maggior parte degli Usa ad est delle Montagne Rocciose a stress da calore al di là di qualsiasi esperienza nel mondo di oggi».

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