[01/08/2011] News

Fukushima, per i cinesi «le acque del Pacifico chiaramente colpite dalla crisi nucleare»

Il premier giapponese Nayto Kan: «La Nuclear and Industrial Safety Agency ha manipolato l’opinione pubblica»

L'accusa che viene dall'Ufficio nazionale degli affari oceanici della Cina è pesantissima: «Le acque della regione del Pacifico occidentale ad est e a sud-est di Fukushima, in Giappone, sono chiaramente colpite da materiali radioattivi che sono sfuggiti dalla centrale nucleare danneggiata». L'ufficio governativo cinese aveva  inviato un team di esperti «per sorvegliare l'impatto della crisi della centrale nucleare di Fukushima Daiichi sul Pacifico occidentale e le acque territoriali della Cina». Una missione che è terminata il 4 luglio e ha permesso ai cinesi di raccogliere campioni su 25,2 km2 di mare. L'ufficio oceanico assicura che continuerà a pubblicare i test e le valutazioni dei campioni.

Il comunicato dell'ufficio oceanico cinese, riportato oggi con grande rilievo dall'agenzia ufficiale Xinhua, spiega che «I test iniziali su campioni raccolti in queste regioni dimostrano che il cesio 137 e 134 radioattivi, così come lo stronzio 90,  sono stati ritrovati in tutti i campioni d'acqua. In tempi normali, il cesio 134 non può essere ritrovato nell'acqua di mare e le quantità massime di cesio 137 e di stronzio 90 trovate nei campioni sono rispettivamente 300 volte e 10 volte più elevate del livello di radiazione naturali di fondo nelle acque territoriali della Cina».

Il Giappone, al momento in cui scriviamo, non ha risposto ufficialmente alle accuse cinesi, ma la  Tokyo Electric Power Company  (Tepco) oggi ha fatto sapere che «Il livello di cesio radioattivo nell' acqua di mare vicino al reattore numero 3 non ha mostrato segni di aumento». E che «il livello delle sostanze radioattive nelle prese d'acqua dell'impianto e offshore è stato costantemente controllato». Ma la Tepco ha dovuto ammettere che il 30 luglio i campioni di acqua di mare raccolti presso la presa d' acqua del reattore 3 registravano 1,3 becquerel di cesio 134 per centimetro cubo, 22 volte superiore al limite giapponese, il cesio 137 era  17 volte sopra il limite, a 1,5 becquerel. «Ma il livello registrato non è cambiato  da venerdì». 

A maggio a Fukushima Daiichi erano stati registrati alti livelli di acqua radioattiva nella zona intorno alla presa e poco dopo livelli di cesio 134 ben 20.000 volte superiore al limite di legge.

Secondo la Tepco i livelli di sostanze radioattiva  da allora sono diminuiti, «inoltre, venerdì e sabato non è stato rilevata iodio-131 nell'acqua di mare raccolto nella pompa del  reattore 2, anche se ad aprile era stato raggiunto un livello di 7,5 milioni di volte oltre il  limite». La Tepco assicura che sta conducendo prelievi e ricerche in altri 4 punti nelle acque costiere e che «Il cesio radioattivo è stato rilevato in uno dei punti nelle acque costiere, ma era al di sotto del limite legale». L'utility giapponese  smentisce quindi indirettamente i cinesi e dice di credere che «non ci siano più perdite di acqua radioattiva, poiché i livelli delle sostanze radioattive sono rimasti relativamente "piatti"». Il che però non vuol dire che non ci siano sostanze radioattive in mare o che non abbiano contaminato altri punti dell'Oceano Pacifico, come affermano, dati alla mano, i cinesi.

In questo quadro di dati ballerini e minimizzazioni, non rassicura certo quanto ha detto ieri il primo ministro giapponese Naoto Kan  che ha esplicitamente accusato la Nuclear and Industrial Safety Agency. (Nisa)  di «manipolare l'opinione pubblica»

Intervenendo ieri ad forum sull'energia tenutosi a Chino, nel Giappone centrale, il premier ha spiegato in cosa consistano queste manipolazioni: l'agenzia nucleare giapponese, che dovrebbe controllare la sicurezza delle centrali e degli impianti, avrebbe chiesto alla Chubu Electric Power Company  di assicurare che alcuni partecipanti ad un simposio ufficiale ponessero delle domande favorevoli al nucleare. Si tratta della rivelazione di un nuovo nuclear-gate, dopo quello recente sulle e-mail ed i fax pilotati in favore della riapertura di una centrale, visto che l'episodio riferito da Kan di manipolazione del dibattito ufficiale sul nucleare è avvenuto 4 anni fa nella prefettura di Shizuoka, che ospita una centrale atomica.

«Se queste accuse fossero vere - ha detto Kan - questo proverebbe che le due parti si sono accordate per promuovere il nucleare, mentre il ruolo dell'Agenzia e quello di garantire la sicurezza degli impianti nucleari per la popolazione».

Kan  ha paragonato l'accusa alla Nisa allo scandalo dei derivati ​​del sangue contaminati che ha affrontato quando era ministro della sanità a metà degli anni ‘90. Negli anni ‘80, molte persone, per lo più pazienti affetti da emofilia, avevano contratto l'Aids attraverso prodotti contaminati perché i controllori del ministero della salute avevano permesso di continuare la vendita di derivati sospetti, anche dopo che erano stati sviluppati prodotti più sicuri.

Il premier giapponese ha sottolineato che «l'attuale amministrazione del sistema nucleare non è assolutamente in grado di far fronte agli incidenti accaduti durante la crisi». La colpa dell'attuale situazione di connivenza tra Nisa e industria nucleare giapponese sarebbe delle politiche di "riallineamento" volute una decina di anni fa dall'allora primo ministro liberaldemocratico giapponese Ryutaro Hashimoto, che ha creato varie commissioni politicamente controllate dal gabinetto (filonucleare) del premier. Kan e che ha detto di essere «Determinato a riorganizzare profondamente le istituzioni legate alla politica energetica del Paese e non solo con la separazione dell'Agenzia dal ministero dell'economia. Porterò avanti una ricostruzione dalle fondamenta dell'amministrazione nucleare e dell'energia con una posizione libera da tutti gi interessi  costituiti».

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