[06/09/2011] News

E' il global warming il pił grande pericolo per i Paesi insulari del Pacifico

E' cominciato oggi ad Auckland, in Nuova Zelanda  il Pacific Islands Forum meeting. Domani si terrà il quarantaduesimo Pacific Islands Forum, seguito l'8 settembre dalla sessione plenaria del Pacific Islands Forum e il 9 settembre  dal Post-Forum Dialogue con I partner per lo sviluppo della regione.  Ad  Auckland sono presenti oltre 500 delegati e rappresentati 175 media.

I lavori del forum sono stati aperti stamattina dal ventesimo  meeting dei leader degli Smaller Island States (Sis), di cui fanno parte  Isole Cook, , Isole Marshall,  Kiribati, Nauru, Niue, Palau e Tuvalu.  Il Sis leaders' meeting ha subito ribadito che «il cambiamento climatico rimane una sfida travolgente per il perseguimento dello  sviluppo dei piccoli Stati Insulari» Nel suo discorso di apertura, il segretario generale del Pacific Island Forum, Tuiloma Neroni Slade, ha detto che «Le aree delle principali priorità individuate per affrontare le sfide a lungo termine del Sis non sono nuove. Ma hanno bisogno di una rifocalizzazione e di una rienergizzazione degli sforzi con la mobilitazione e il coordinamento di risorse limitate, in modo che le risposte a tali sfide diventino  mirate ed efficaci».

Le priorità individuate dal meeting dei leader del Sis includono:  il cambiamento climatico, in particolare per quanto riguarda le opzioni di finanziamento sostenibile; rafforzamento del coordinamento per lo sviluppo; istruzione e sanità; trasporti, in particolare i servizi di navigazione sub-regionale; accordi commerciali e sulla mobilità del lavoro nel contesto dell'integrazione economica regionale;   energia, con particolare riguardo alle energie rinnovabili e all'approvvigionamento di carburante nelle isole.

Le questioni emergenti nei piccoli Paesi insulari del Pacifico sono state individuate nell'uguaglianza di genere e nell'inclusione delle persone con disabilità  ma «Il cambiamento climatico rimane la sfida travolgente per poter proseguire nel  nostro sviluppo - ha detto Slade  - Da Copenaghen e dai conseguenti impegni di Cancun per un aumento delle risorse per il clima, la regione, attraverso gli incontri del  Forum Economic and Finance Ministers, ha preso in considerazione una gamma di opzioni opportune e fattibili per  la posizione migliore  per i Paesi del Forum per accedere alle risorse globali disponibili e gestirne l'afflusso nel  modo più efficace, per l'utilizzo delle nostre risorse. Questo è stato integrato dagli sforzi del Forum per rafforzare il coordinamento dello sviluppo attraverso il Forum Compact. Il Forum Compact è progredito bene e sono particolarmente lieto di congratularmi per  gli sforzi dei Paesi Sis, nonostante i noti limiti i capacità, per essere in prima linea nell'attuazione del Patto».

Al Pacific Islands Forum di Aukland, complice anche la coppa del mondo di rugby che si tiene proprio in questi giorni, partecipano, oltre ai 15 leader dei Paesi del Pacifico, anche il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, il presidente della Commissione europea  Jose Manuel Barroso, il ministro degli esteri francese Alain Juppe  ed il vice-segretario di Stato Usa Thomas, il segretario generale del Commonwealth Kamalesh Sharma, il vice-ministro degli esteri cinese Cui Tiankai, il ministro degli esteri indonesiano Marty Natalegawa ed il primo ministro di Timor Leste Xanana Gusmao. Al Forum non partecipano le Isole Figi, espulse dopo il colpo di Stato militare del 2006.

Il padrone di casa, il primo ministro conservatore neozelandese John Key ha sottolineato che il tema del Forum di quest'anno è "converting potential into prosperity" e che i lavori «si concentreranno su come i capi di governo  uomini di affari e stakeholders del Pacifico possono lavorare insieme per promuovere lo sviluppo economico sostenibile da costruire sui punti di forza della regione, in particolare pesca, turismo ed energia».

Il primo ministro di Samoa, Tuilaepa Sailele Malielegaoi, ha detto a Pecnews che si aspetta che «il global warming domini i colloqui del summit nella più grande città della Nuova Zelanda. Quel che sarà posto in primo piano è l'adattamento al cambiamento climatico, che è il focus più importante per tutti i leader delle isole del Pacifico e tutte stanno per esserne colpite».

Il Pacific Acp leaders' meeting metterà in evidenza la minaccia che rappresenta l'innalzamento del livello del mare per le piccole nazioni insulari del Pacifico e il segretario generale dell'Onu, Ban ki-moon e il presidente di Kiribati, Anote Tong, hanno sottolineato che «Il cambiamento climatico pone la minaccia più grave ai mezzi di sussistenza, alla  sicurezza e alla sopravvivenza degli abitanti delle nazioni insulari ed agli abitanti di tutta la regione del Pacifico. Il fenomeno sta minando gli sforzi per raggiungere uno sviluppo sostenibile». Ban e Tong hanno ribadito «la necessità di un'urgente azione internazionale per ridurre le emissioni dei gas serra nocivi» e «La necessità di rendere disponibili i finanziamenti  per l'adattamento al cambiamento climatico,  per finanziare la realizzazione di programmi fondamentali per affrontare l'impatto del cambiamento climatico sulle comunità». Segretario generale e presidente hanno evidenziato «la vulnerabilità e le esigenze di sviluppo degli Small Island Developing States (Sids)» e l'importanza di una «maggiore coerenza, coordinamento e risposta a sostegno di questi Paesi».

Kiribati fa quel che può per difendersi dal global warming: difende le risorse idriche e si sforza di migliorare la resilienza costiera, anche con la protezione e gestione delle foreste di mangrovie, ed attua importanti iniziative di salvaguardia della biodiversità come  l'enorme Phoenix Islands Protected Area.

In una nota dell'Onu si legge che «Ban Ki-moon ha avuto anche un incontro con Amberoti Nikora, il ministro dell'ambiente, così come le comunità locali, ed ha parlato a lungo con gli abitanti dei villaggi, compresi i bambini, sulle loro paure e preoccupazioni per gli effetti del cambiamento climatico sulle loro isole basse».

Ieri  Ban e Tong hanno partecipato  ad un'iniziativa organizzata dai giovani del piccolo Stato insulare per piantare mangrovie su una spiaggia a Stewart Causeway, per proteggere l'area dagli effetti dell'innalzamento del  livello del mare, e ha detto ai giornalisti che «piantare mangrovie è uno dei modi più economici e più sicuro per proteggere gli ambienti costieri. Piantare mangrovie può essere semplice anche se può non sembrare molto. Ma aiuta anche l'economia. Produce un certo reddito. Piantare mangrovie ci dà una buona lezione: se la curiamo, se lo vogliamo, con la natura renderemo migliore il pianeta Terra, più ambientalmente ospitale, più ambientalmente sostenibile».

Ban ha detto che Kiribati è «al fronte, in prima linea sul cambiamento climatico. Ho visto di persona le reali minacce che stanno avendo un impatto sulla gente. La gente ha paura per il proprio futuro, in particolare i giovani, Esorto i leader mondiali ad agire ora. L'alta marea dimostra che è giunto il momento di agire. Ero così sorpreso di vedere l'impatto di queste alte maree, che inondano i villaggi e le strade. Questo può essere evitato, se agiamo ora. Dobbiamo vivere con la natura, ma se usiamo la nostra saggezza e agiamo ora possiamo vivere in armonia con la natura. Questo è il messaggio che porterò all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che porterò a dicembre a Durban ai negoziati dell'United Nations framework convention on climate change, che porterò al summit Rio +20 il prossimo anno».

Oggi, al Pacific  Islands Forum,  Ban ha detto che la sua presenza (la prima di un segretario generale dell'Onu) ad Auckland «ha lo scopo di continuare a suonare l'allarme sul cambiamento climatico».    

 

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