[14/02/2012] News

Environmental Performance Index 2012: Sudafrica bocciato in ambiente

Ultimo l’Iraq, prima la Svizzera. Italia ottava

Quando pensiamo al Sudafrica ci vengono in mente gli sconfinarti parchi come il Kruger, elefanti e leoni, le gazzelle simbolo della sua squadra di rugby, la magnifica costa del Capo, i mari popolati di squali bianchi, otarie, balene e pinguini e di pesci tropicali... ma la realtà è molto diversa, e non solo per il bracconaggio che imperversa e per le miniere che continuano a mangiarsi il territorio e l'urbanizzazione inarrestabile che sfigura e impoverisce le città.

Secondo l'Environmental Performance Index 2012 (Epi 2012), presentato ieri dalla Yale University e dal World economic forum, «l'ambiente naturale in Sudafrica si è gravemente deteriorato nel corso degli ultimi 20 anni. Questo deterioramento è evidente in Sudafrica per quel che riguarda la qualità dell'aria e dell'acqua, la biodiversità, il funzionamento dei suoi ecosistemi e dei suoi sistemi agricoli e della pesca».

Il giornale afrikaner "Beeld" sottolinea che «l'ambiente sudafricano si è deteriorato più rapidamente della maggioranza dei Paesi del mondo». Infatti, sui 132 Paesi esaminati dall' l'Epi 2012, il Sudafrica è al 128esimo posto con soli 34,55 punti, peggio fanno solo i Paesi ex sovietici dell'Asia centrale: Kazakistan (32,94), Uzbekistan (32,24) e Turkmenistan (31,75); chiude la classifica con soli 25,32 punti il disastrato Iraq, che fatica ad uscire da tre guerre inframmezzate da un embargo interminabile.

L'Environmental Performance Index è un rapporto biennale che stila una classifica dei Paesi del mondo secondo le loro performance ambientali, attraverso criteri che vanno dalla regolamentazione dell'utilizzo dei pesticidi, alla perdita di copertura forestale, dalla mortalità infantile alla difesa della biodiversità. Quest'anno l'indice ha valutato 22 criteri compresi in due grandi categorie: la salute dell'ambiente e la vitalità degli ecosistemi.

Il Paese che protegge meglio il suo ambiente naturale è risultato essere la Svizzera (76,69 punti) che primeggia per qualità dell'acqua e dell'aria, gestione della biodiversità e salvaguardia degli ecosistemi. Al secondo posto sale a sorpresa la Lettonia (70,37), che era decima nel 2000, grazie alla difesa delle sue foreste e per gli sforzi fatti per eliminare il carbone dal suo mix energetico. Al terzo posto  si piazza la virtuosissima e ricca Norvegia (69,92), seguita dal piccolo Lussemburgo (69,2) e da un Paese in via di sviluppo abituale nelle classifiche ecologiche: il Costarica (69,03). Nella top ten ci sono anche Francia (69), Austria (68,92) e, grande sorpresa, l'Italia, ottava con 68,9 punti (vedi grafico), seguita da Gran Bretagna e Svezia (68,82). La Germania delle green economy è solo undicesima. Pessima la performance della Cina, 116esima con 42,24 punti, fanno meglio gli Usa, 49esimi (56,59). Guardando il grafico viene qualche dubbio sulle performance ambientali del nostro Paese, sorge qualche dubbio su come è stata stilata la classifica, ma scorrendo la lista dei nomi si capisce anche quale sia l'abisso che divide (salvo  rare eccezioni) i Paesi in via di sviluppo da quelli sviluppati, anche nelle politiche ambientali che purtroppo sembrano ancora cosa da "ricchi".

L'aria più inquinata del mondo si respira in India, 126eseima (36,23 p.), seguita da Bangladesh, 115esimo (42,55) e Nepal, che però è 38esimo in classifica generale con ben 57,97 punti, un dato che tira certamente in causa le industrie inquinanti "delocalizzate" nei Paesi del subcontinente indiano, ma soprattutto l'inquinamento domestico e delle megalopoli e città ormai soffocate dal "black carbon" prodotto da stufe e auto obsolete ed inquinanti.  

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