[04/07/2012] News

Acquacoltura e soia? Questo matrimonio Ogm non s’ha da fare

L'acquacoltura in mare aperto sembrerebbe aver trovato una nuova amica: la discussa industria della soia. Infatti, la Soy Aquaculture Alliance statunitense dice di essere sempre più vicina ad un accordo per l'utilizzo della soia come mangime nei recinti degli allevamenti ittici nelle  acque federali degli oceani che bagnano gli Usa. Un matrimonio che  avrebbe un impatto sull'ambiente marino, sulla dieta dei pesci e dei consumatori.Secondo il rapporto "Factory-Fed Fish: How the Soy Industry Is Expanding Into the Sea" di Food & Water Watch e Food & Water Europe.  «Una collaborazione tra questi due settori potrebbero essere devastante  per la vita dell'oceano e la salute dei consumatori. E poiché gran parte della soia prodotta negli Stati Uniti è geneticamente modificata (Ogm), consumando pesce d'allevamento probabilmente significherebbe mangiare i pesci che sono alimentati con soia Ogm».

«I nostri mari non sono pronti al Roundup - ha detto Wenonah Hauter, direttore esecutivo di Food & Water Watch - La soia  viene promossa come un'alternativa migliore dell'alimentazione a base di pesce selvatico, ma questo modello non aiuta l'ambiente, e ci sarà massiccio trasferimento dei modelli di sfruttamento industriale nei nostri oceani e aggraverà ulteriormente la distruzione causata dall'industria della soia sulla terra, tra cui l'uso di enormi quantità di erbicidi pericolosi e la deforestazione massiccia».

La potente lobby dell'industria della soia è ben rappresentata al Congresso ed al Senato di Washington e all'Ue a Bruxelles, ogni anno guadagna oltre 200 milioni (160 milioni di euro) promuovendo aggressivamente l'utilizzo della soia per nutrire i pesci d'allevamento, dato che è in aumento il consumo dei prodotti ittici provenienti dall'acquacoltura o dagli allevamenti. Quasi la metà del pesce che viene consumato nel mondo proviene dalle fattorie dei pesci.

«Purtroppo, un maggiore uso della soia nei mangimi per pesci potrebbe fare un danno più grande alla salute della pesca aumentando la quantità di semi di soia coltivati - spiega il rapporto -. Come altre monocolture, i semi di soia richiedono grandi quantità di fertilizzante per la loro produzione. Gran parte di questo fertilizzante viene dilavato via dai campi e finisce nei corsi d'acqua che alla fine finiscono in importanti aree di pesca come il Golfo del Messico o della Baia di Chesapeake. L'azoto e il fosforo di questo fertilizzante  porta alla realizzazione di "dead zones" in queste aree di pesca, riducendo il numero di pesci che ci vivono e la possibilità dei pescatori di catturarli».

Ma basarsi  sulla soia per nutrire i pesci d'allevamento potrebbe anche avere effetti devastanti sulle scelte dei consumatori: nel 2007 c'erano in totale 279.110 aziende di soia. Un rapporto del 2008 rivelava che esistevano solo 1.336 aziende agricole coltivavano soia biologica certificata, gran parte di quelle "non biologiche" utilizzano probabilmente soia prodotta da semi Ogm, ma i pesci che mangiano la soia transgenica probabilmente non  dovrebbero essere etichettati come Ogm, quindi i consumatori non sapranno che stanno mangiando i pesci nutriti con soia transgenica. Tenendo in considerazione che la Monsanto e la Cargill sono i due più grandi player dell'agribusinesse e che sono le promotrici degli Ogm., lo scenari del possibile matrimonio transgenico tra soia ed acquacoltura diventa ancora più inquietante.

Ad esempio, la Cargill, la più grande potenza commerciale del mondo nel campo delle commodities agricole e la terza più grande multinazionale della soia, nel 204 ha acquistato la Burris Mill & Feed  per estendere e ulteriormente la sua presenza nell'acquacoltura. La Monsanto, la multinazionale leader delle biotecnologie agricole, ha recentemente ha finanziato uno studio sull'integrazione della soia nella dieta dei pesci, alimentando sia con soia Ogm che non Ogm i salmoni. Se la collaborazione con l'acquacoltura andasse a buon fine, le due multinazionali poterebbero incassare milioni di utili.

Il rapporto  sottolinea un altro aspetto sanitario/ambientale: «Mentre l'industria della soia è occupata nella promozione della soia come alternativa ecologica al mangime per pesci da pesce selvatico, è chiaro che la soia non è un alimento naturale da mangiare per i pesci e che il suo uso può essere distruttivo per gli ecosistemi oceanici. I pesci hanno una digestione difficile e che provoca carenza di nutrienti. Come risultato, i pesci tendono a produrre quantità eccessive di rifiuti,  il che attira malattia e batteri ed altera la normale ecologia dell'ambiente marino circostante».

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