[09/01/2013] News

Il disastro Artico della Shell. Quante disavventure nel 2012 per la multinazionale petrolifera

Lo scorso marzo ho scritto di come la Royal Dutch Shell avesse preventivamente citato in giudizio Sierra Club per impedirci di denunciare che l'estrazione di petrolio nel Mar Glaciale Artico è rischiosa e pericolosa. Come si è poi scoperto, la Shell ha trascorso il resto del 2012 rendendo tale argomento molto più convincente di quanto avremmo potuto farlo noi. La Shell ha chiuso l'anno con una delle piattaforme di trivellazione incagliata pericolosamente in un golfo della costa rocciosa dell'Alaska, nei pressi dell'Isola di Kodiak. Ma i problemi della compagnia sono iniziai molto prima.

Sulla via verso l'Alaska, la Shell ha perso il controllo della nave da trivellazione Nobel Discoverer  e la sua "oil-spill containment dome" è stata danneggiata durante un test in mare fallito al largo della costa relativamente mite di Washington. Non è stato un inizio di buon auspicio.

Poi, dopo aver sostenuto di poter ripulire il 95% di una fuoriuscita di petrolio nella regione artica, la Shell ha fatto marcia indietro dicendo di essere in grado di "enocounter" solo molto del greggio sversato. Ha anche fatto un'enorme pressione politica per ottenere un esonero dal Clean Air Act  per livelli più elevati di inquinamento da particolato, ossidi azoto, ammoniaca ed ha fatto pressione sulla Coast Guard  per standard di sicurezza più bassi per la sua oil-spill response barge, l'Arctic Challenger. Intanto, dalla settimana prima, la guardia costiera stava indagando sull'equipaggio della Noble Discoverer  per eventuali violazioni della legge federale.

Ma il naufragio di Capodanno della piattaforma da trivellazione Kulluk, con più di 150.000 galloni di idrocarburi a bordo, poteva essere l'ultima goccia che faceva traboccare il vaso. Per fortuna, la Guardia Costiera è stato in grado di salvare la piattaforma con le 18 persone d'equipaggio, ma non prima di 18 ore di un vento infernale a 40 miglia all'ora e con un mare con onde di 35 piedi nel buio inverno artico.

Il naufragio della Kulluk ha punti in comune e un filo che lo lega alle disavventure artiche della Shell: l'avidità. In origine, la piattaforma di trivellazione doveva rimanere a Dutch Harbor  (un porto dell'Alaska, ndt) durante l'inverno. Che cosa ha spinto la Shell a prendere la decisione improvvisa di spostare la Kulluk e la Noble Discoverer fuori dallo Stato prima del primo gennaio 2013 e ad far loro effettuare una traversata rischiosa del Golfo di Alaska? Uscendo dall'Alaska, la compagna voleva evitare di pagare milioni di tasse. Quel che sta facendo la Shell nell'Artico è una lezione perfetta del fascino mortale del petrolio  "estremo". Che si tratti di trivellare nelle acque profonde nel Golfo del Messico, di scavare per il greggio delle  sabbie bituminose nelle foreste del Canada, o di tentare di trivellare nei mari di  Chukchi e Beaufort in Alaska, i rischi ed i  pericoli superano di gran lunga qualsiasi beneficio possibile, oltre la sete di profitti.

E anche se si potesse giustificare il rischio per l'incontaminata natura artica, l'habitat di decine di specie minacciate e in pericolo, e  per le condizioni di vita delle popolazioni indigene dell'Alaska (che non possiamo), c'è ancora il problema delle alterazioni del clima. Il governo degli Stati Uniti stima che sotto l'Oceano Artico ci potrebbero essere 26 miliardi di barili di petrolio. Anche se si potesse tranquillamente arrivare a questo petrolio, bruciandolo si rilascerebbe così tanto inquinamento da carbonio nella nostra atmosfera che significherebbe una catastrofe climatica globale. L' International energy agency stima che i due terzi delle riserve mondiali di combustibili fossili conosciute debbano restare sottoterra, se vogliamo avere un colpo in canna per stabilizzare il riscaldamento a 2 gradi Celsius, il che è di per sé un obiettivo rischioso: più del doppio del riscaldamento del quale stiamo già risentendo.

Per la Shell, 2012 è stato un anno di pericolosi contrattempi che dimostrano perché il petrolio non può essere tranquillamente trivellato dal Mar Glaciale Artico. Per il resto di noi, è stato un anno di disastri climatici : dalla siccità agli incendi, dal caldo record alla supertempesta Sandy, il che dimostra il motivo per cui è più importante che mai andare per sempre oltre il petrolio.

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