[18/04/2013] News

Contratti di fiume, l’arma in più per conciliare riduzione del rischio idrogeologico e sviluppo

Dai Contratti di Fiume è possibile avere un contributo fondamentale per associare sviluppo, occupazione e manutenzione del territorio riducendo vittime e danni da alluvione "pensando" in maniera condivisa. Purtroppo manca un elemento fondamentale: la volontà politica. «Presidiare il territorio in modo più capillare e metterlo in sicurezza - ha spiegato Emanuele Burgin, presidente del Coordinamento delle Agende 21 italiane - deve essere per il paese una priorità. Non è più possibile infatti pensare di rimandare la soluzione del problema e i continui fatti di cronaca lo stanno dimostrando. Serve per questo che i Contratti di fiume vengano riconosciuti come strumento strategico operativo affinché la questione del rischio idrogeologico possa essere affrontata in modo integrato e capillare, in base alle necessità delle singole aree geografiche».

I Contratti di Fiume costituiscono infatti uno strumento di programmazione negoziata per la pianificazione e gestione dei territori fluviali, in grado di promuovere la riqualificazione ambientale e paesaggistica attraverso azioni di prevenzione, mitigazione e monitoraggio, in base alla creazione di accordi più condivisi e quindi più fattibili.  «E non si dica che non si riesce a fare uscire l'Italia da un perenne stato di emergenza a causa della situazione economica- ha aggiunto Massimo Bastiani, Coordinatore scientifico del Tavolo Nazionale Contratti di Fiume - Ci sono 31,2 miliardi di euro dei fondi strutturali europei (2007- 2013) rimasti ancora inutilizzati a causa della "scarsissima" capacità progettuale delle amministrazioni locali o centrali.

I contratti di fiume devono essere considerati un investimento produttivo perché il fattore moltiplicatore è di uno a sei, considerati anche gli eventuali danni a cose e persone evitati: 1 euro di investimenti pubblici ne sviluppa 6.  E' necessario che la politica scelga i modelli di sviluppo da seguire e ottimizzi la capacità di spesa».

Il Contratto di Fiume infatti oltre a consentire la realizzazione di un programma di azioni pluriennali definito attraverso la concertazione, permette di evitare sovrapposizioni tra strumenti di pianificazione e programmazione e tra soggetti decisionali coinvolti. «Sono quasi 60 in Italia le realtà in cui i contratti di fiume stanno dimostrando di funzionare. Ora serve un cambio di passo, serve un riconoscimento politico in grado di delegare a livello locale la salvaguardia e la tutela dei territori e dei cittadini», a concluso Burgin. Nel Position Paper del VII Tavolo Nazionale Contratti di Fiume sono contenute tutte le proposte per mettere in sicurezza i territori fluviali italiani.

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