[06/05/2013] News

Fraking di gas e petrolio, trattato Ue-Canada per superare il bando in molti Paesi europei?

Corporate Europe observatory (Ceo), Council of Canadians e Transnational institute pubblicano  il dossier The right to say no: EU-Canada trade agreement threatens fracking bans, nel quale rivela che mentre l'Unione europea sta indagando sugli impatti ambientali del fracking per estrarre lo shale gas sta anche trattando con il Canada per firmare il controverso Comprehensive economic and trade agreement (Ceta) che, con una clausola, concederebbe agli investitori nordamericani il diritto di impugnare le decisioni dei singoli governi europei che vietano o regolano in maniera stringente lo stesso fracking.

Il dossier sottolinea che «Problemi ambientali e di salute pubblica legati alla fracking hanno creato sfiducia e resistenza popolare, al punto che la maggior parte dei Paesi interessati in Europa con risorse di shale gas stanno prendendo posizioni contro il fracking. Francia e Bulgaria lo hanno già vietato, mentre Romania, Irlanda, Repubblica Ceca, Danimarca e Nord Reno-Westfalia in Germania hanno proclamato una moratoria». Anche in Gran Bretagna, Olanda e Svizzera, i progetti sono state sospesi fino a quando non saranno state fatte ulteriori valutazioni dei rischi ambientali. In Norvegia e Svezia fracking è stato dichiarato economicamente non redditizio. I progetti in Austria e Svezia sono stati cancellati per lo stesso motivo, anche se senza misure legislative.

Ma Ceo e le altre due organizzazioni avvertono che «Le potenti corporation del gas stanno costantemente spingendo contro il regolamento. Nonostante la mobilitazione dei cittadini, i progetti di gas non convenzionale sono in corso in gran parte della Spagna e Polonia. Anche quando esistono una moratoria o  un divieto, come in Francia, l'industria sfrutta scappatoie legali per far passare le sue operazioni».

Il rapporto evidenzia che «Le lotte per il diritto democratico a decidere la normativa ambientale sono tanto più importanti in quanto ad oggi non esiste un consenso politico a livello di Ue per quanto riguarda il fracking». La problematica verrà però discussa dall'Ue a settembre e il Parlamento europeo ha proposto un emendamento che chiede una moratoria europea sul fracking che è stata sottoscritta da un terzo da parlamentari. Attualmente l'Ue non ha una regolamentazione chiara sul fracking e si basa soprattutto sulle decisioni degli Stati membri. Un vuoto che potrebbe essere riempito dall'accordo di libro scambio Ue-Canada e ci sono già molte società con uffici in Canada  che hanno cominciato ad esplorare le riserve di gas e petrolio di scisto in Europa, in particolare in Polonia. Secondo il rapporto «Anche se molte di queste aziende non sono strettamente canadesi, attraverso il Ceta, una filiale con sede in Canada permetterebbe loro di sfidare i divieti ed i regolamenti del fracking. Inoltre, le imprese potranno trasferire le loro nazionalità al fine di trarre profitto da un tale trattato».

Per esempio Total, una società francese con una filiale in Canada, ha investito in Danimarca, Polonia e Francia, nel 2010, il governo danese le ha rilasciato due permessi di ricerca nonostante una moratoria e la Total ha iniziato la perforazione esplorativa. Total ha una concessione in Polonia ed ha investito in Francia prima della moratoria, presentando poi un ricorso legale contro il ritiro della sua licenza. 

La multinazionale Usa Chevron ha filiali in Canada e dal 2012 possiede e gestisce quattro concessioni di gas di scisto in Polonia con la perforazione di pozzi esplorativi. Prima della moratoria rumena, Chevron aveva la gigantesca concessione di Barlad Shale, e in Lituania ha una partecipazione del 50% in progetto esplorativo di gas.

Nei 2013, la Shell ha firmato il più grande contratto di shale gas in Europa: un accordo da 10 miliardi di dollari con l'Ucraina dove perforerà 15 pozzi di prova. Nel 2011, la ExxonMobil e Naftogaz, la società energetica statale ucraina, hanno firmato un accordo e gli americani stanno cercando di sfruttare lo shale gas anche in Germania dove, in risposta a una moratoria nel Nord-Reno Westfalia, hanno realizzato un sito web per rispondere alle preoccupazioni dell'opinione pubblica (sembra con poco successo).

La Conoco Philips, in collaborazione con Lane Energy sta valutando le riserve sotto 1,1 milioni di ettari nel nord della Polonia. Le altre aziende nordamericane interessate alle riserve di gas shale in Europa sono Halliburton, Enegi, Talisman e Encana.

Il rapporto spiega che «Il Ceta comprende diversi capitoli che limiterebbero le norme di tutela ambientale, per la salute il  consumo. Questi includono i capitoli sulle cosiddette "Technical Barriers to Trade" e la "Regulatory Cooperation" che daranno al governo canadese più influenza sul come e quando i governi europei agiscono per proteggere il bene pubblico». Il Canada ha già denunciato all'Organizzazione mondiale del commercio le moratorie europee, sostenendo che «Si tratta di un ostacolo tecnico illegale al commercio», inoltre ha minacciato di contestare la proposta di direttiva europea sulla qualità dei carburanti che definisce il petrolio delle sabbie bituminose come più inquinante del petrolio convenzionale.

A quanto pare, l'Ue sta trattando la firma al Ceta con il Canada con un paio di pistole puntate alla tempia e concedendo alle multinazionali americane vantaggi che metterebbero in dubbio, in nome del profitto,  la sovranità stessa dell'Ue e dei suoi Paesi sulle risorse e sulla salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini.

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