[21/06/2011] News

Rapporto Eurispes-Coldiretti su agromafie: giro d’affari da 12,5 miliardi di euro l’anno

L'agromafia ha un giro d'affari quantificabile in 12,5 miliardi di euro (220 miliardi è il volume di affari complessivo attribuito alle mafie) di cui 3,7 miliardi da reinvestimenti in attività lecite (30% del totale) e 8,8 miliardi di euro da attività illecite (70% del totale). Sono i dati più evidenti del 1° Rapporto Eurispes-Coldiretti sui crimini agroalimentari in Italia in cui è evidenziato l'enorme volume d'affari che la criminalità organizzata mette all'attivo alle spalle dei cittadini che ogni giorno si siedono a tavola.

L'analisi dei risultati conseguiti dalle forze dell'ordine evidenzia come l'intero comparto agroalimentare sia caratterizzato da fenomeni criminali legati al contrabbando, alla contraffazione e alla sofisticazione di prodotti alimentari e agricoli e dei relativi marchi garantiti, ma anche dal controillo del "caporalato", che comporta lo sfruttamento dei braccianti agricoli irregolari, con conseguente evasione fiscale e contributiva. Quindi le mafie mettono mano in tutta la filiera agroalimentare distorcendo il mercato del lavoro e mettendo a repentaglio la salute dei cittadini attraverso l'alterazione dei prodotti. In agricoltura, i principali reati che vengono attribuiti alle associazioni mafiose riguardano furti di attrezzature e mezzi agricoli, abigeato, macellazioni clandestine, danneggiamento delle colture, usura, racket estorsivo, abusivismo edilizio, saccheggio del patrimonio boschivo, caporalato, truffe ai danno dell'Unione europea.

Le agromafie sono diffuse soprattutto nei territori meridionali dove trovano terreno fertile viste le difficoltà economiche delle imprese agricole messe già in ginocchio dalla crisi che attraversa il settore. Secondo Coldiretti, le associazioni criminali, attraverso le suddette pratiche estorsive, finiscono per determinare l'aumento dei prezzi dei beni al consumo. Intervenendo nel meccanismo di formazione dei prezzi, la mafia si pone come soggetto autorevole di intermediazione tra i luoghi della produzione e il consumo, assumendo l'identità di un centro autonomo di potere. Secondo la Direzione investigativa antimafia (Dia) l'azienda "Mafia" attraverso il sistema di imprese affiliate o collegate è in grado di condizionare e di controllare l'intera filiera agroalimentare, «dalla produzione agricola all'arrivo della merce nei porti, dai mercati all'ingrosso alla grande distribuzione, dal confezionamento alla commercializzazione». Le Agromafie poi sono ben inserite anche nell'affare della contraffazione dei marchi e degli imballaggi di vendita dei prodotti agricoli. «La diffusività e l'entità del fenomeno del falso made in Italy- hanno dichiarato da Coldiretti- e il volume di affari connesso a condotte illegali o a pratiche commerciali improprie nel settore agroalimentare sono, ormai, di tale rilievo da poter a ragione parlare dello sviluppo di vere e proprie agromafie, la cui crescita ed espansione appaiono supportate dall'inadeguatezza del sistema dei controlli e della comunicazione dei dati e dalle informazioni, sia con riferimento alla fase dell'importazione dei prodotti agroalimentari, sia con riferimento alle successive operazioni di trasformazione, distribuzione e vendita». A livello mondiale, le stime indicano che il giro d'affari del cosiddetto "Italian sounding" superi i 60 miliardi di euro l'anno (164 milioni di euro al giorno), cifra 2,6 volte superiore rispetto all'attuale valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari (23,3 miliardi di euro nel 2009).

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